RIO DE JANEIRO – La vittoria della piccola Bebè, incontrata a maggio alla mostra di Minya Mikic al Palaexpo, ha regalato a tutti quell’energia positiva indispensabile per vivere con gioia.
Mi è sempre piaciuto lo sport al femminile e ancora di più praticarlo. Mi sono sempre piaciute le donne tenaci che non si arrendono mai e oggi parliamo di una di loro, di una di quelle atlete che non perdono tempo a pensare a cosa pensano gli altri di te ma corrono, nuotano e combattono senza trucchi. Oggi parliamo di Beatrice Bebè Vio e del suo grande successo. Non sto parlando “solo” dell’oro olimpico, ma per Bebè Vio, il suo più grande successo è la vita.
Nata a Venezia è seconda di 3 fratelli; è nella scherma fin dall’età di cinque anni e mezzo, e a fine 2008 è colpita, a soli 11 anni, da una meningite fulminante che le causa un’estesa infezione, con annessa necrosi, ad avambracci e gambe di cui si rese necessaria l’amputazione. Dimessa dopo tre mesi di degenza ospedaliera, Beatrice riprende immediatamente la scuola. A un anno dall’insorgenza della malattia riprende l’attività sportiva, grazie a una particolare protesi progettata per sostenere il fioretto.”Ho sempre saputo che avrei potuto ricominciare a fare scherma. Quando l’ho chiesto ai medici mi hanno, diciamo, sputato in un occhio. Quando l’ho chiesto a quelli delle protesi, si sono messi a ridere. Però io fin da subito ho capito che sarei riuscita a ritornare”.
Ci sono momenti in cui la vita ti pone di fronte a degli ostacoli che sembrano insuperabili e ci presenta delle sfide che sembrano giganti. Parole come “destino”, “paura”, “non posso” diventano facilmente l’alibi per abbandonarsi alla sconfitta.
E invece, alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro, nello stesso giorno del trionfo di un altro piccolo grande uomo, Alex Zanardi (terza medaglia d’oro paralimpica a 49 anni), Vio ha battuto la cinese Jingjing Zhou, nella finale del fioretto Categoria B, conquistando l’agognata medaglia d’oro. Un’impresa, nel vero senso della parola, non solo perché arrivata alla fine di un cammino memorabile fatto di vittorie schiaccianti, ma anche perché Beatrice ha solo 19 anni. “Alla vigilia non mi sentivo prontissima, mi sono dovuta dare una svegliata – dice raggiante nel post match – ma queste cose riescono più facilmente se hai un team alle spalle, una squadra come la mia, splendida. E una famiglia, la mia grande forza. Ogni volta che finiva l’assalto li guardavo e vedevo che erano tutti contenti. Alla fine piangevo, urlavo, abbracciavo tutti. Magnifico, inimmaginabile. Ora però ho un altro sogno: la mia associazione aiuta i ragazzi in carrozzina a dedicarsi alla scherma, e qui a Rio c’è già uno di loro, Emanuele Lambertini. Il sogno è portarne a Tokyo almeno tre”.
Magnifica Bebè. Di dichiarazioni in questi giorni, Bebè Vio ne ha fatte e ne farà tante altre, ma questa che vi stiamo riportando è quella che mi ha colpita di più. Si perché la forza di questo straordinario personaggio risiede proprio nella sua spontanea attitudine verso gli altri. Una “bambina” vivace, sportiva, socievole, con tante passioni (disegna, dipinge, prende ottimi voti a scuola) e una fame incredibile, una fame di vita.
L’ho incontrata pochi mesi fa, ero stata invitata dal Comitato Roma 2024 alla mostra GAPscape di Minya Mikic, l’artista che con la sua tecnica innovativa aveva ritratto tanti personaggi della cultura, dello spettacolo e dello sport, tra cui Bebè Vio. E l’ho notata subito arrivare, e mettersi in posa per i fotografi con il suo sorriso smagliante, dall’energia positiva coinvolgente. Parlava e sorrideva a tutti questa ragazzina minuta. Non la conoscevo prima di allora ma mi sono avvicinata a lei quando si è intrattenuta davanti al suo ritratto con l’artista Minya. Ho scattato anche io una foto delle due donne insieme perché emergeva evidente la solidarietà e l’empatia che le accomunava, rese ancor più forte dalla forza creativa dell’artista e da quella della sportiva (campionessa mondiale al tempo). Dopo la mostra mi documentai sul personaggio sportivo, meno noto, (almeno a me), rispetto ai nuotatori Federica Pellegrini e Filippo Magnini ritratti anch’essi. Sono contenta di averla notata al tempo, ed ancor più di vedere che l’energia positiva che mi aveva colpito non era solo apparente, ma ancor più forte della sua stessa forza fisica, governata da un’irrefrenabile voglia di vivere.
Come si fa a cambiare la sopravvivenza in vita? Riempendola, rendendola volutamente intensa. Un inno che fa bene a tutti quanti. Perché la vita è sempre e solo una grande occasione.
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Bebè è un grande esempio di come si possa onorare la vita mettendoci l’impegno, la determinazione, la dignità, capaci di farti superare ostacoli apparentemente insuperabili. Direi che merita la nostra ammirazione per ciò che ha conquistato e al tempo stesso un ringraziamento per la lezione etica che ci ha inconsapevolmente evocato.
Il grande Lamberto riesce sempre a sintetizzare quello che noi vorremmo esprimere, senza la capacità della sintesi o dell’analisi. Comunque ha centrato il punto: Bebè è un grande lezione etica.
Ho visto l’incontro che ha permesso a Bebè di vincere la medaglia. Una grandissima emozione. Grazie Bebè!
Si dev’essere stato bellissimo poter seguire l’incontro! Comunque Bebe ha regalato altre emozioni guidando la squadra ieri nella cerimonia di chiusura, bellissima!
Si tratta di una vera vincitrice! Una persona che dice sì alla vita, i loro sogni, che crede nelle sue capacità di proseguire le sue vie con gioia. Quando la maggior parte delle persone preferiscono guardare tutto ciò che non ha e trascorrere la loro vita ad lamentarsi, troviamo una bravissima ragazza, in grado di superare tutti gli ostacoli e dimostrare che la vita e molto più grande, più bella che possiamo capire! Bellissima Bebe’!!
E’ vero Barbara e…come si dice da voi: Viva la Vida!
Tutto il suo animo è concentrato in quegli occhi vivacissimi e intensi, che esprimono da soli tutta la la bellezza e l’incredibile personalità di questa ragazza.
Quando ci lamentiamo o siamo giù per qualcosa, faremmo bene a stamparci nella mente quello sguardo…