Lo chiamavano Jeeg Robot, supereroe di periferia

Presentato alla Festa del Cinema di Roma, il primo film di supereroi tutto italiano, applausi scroscianti alla proiezione stampa

Standing ovation per Lo chiamavano Jeeg Robot alla fine della proiezione per la stampa… e la convinzione di molti è che sarà difficile sfilargli il Premio del Pubblico della decima edizione della Festa del Cinema di Roma (unico premio della kermesse romana). Un progetto giovane e innovativo, molto originale nel piccolo-grande pianeta del cinema italiano che non aveva mai prodotto un film in cui il protagonista diventa un supereroe. L’originalità della storia di questo supereroe risiede nel contesto e nelle condizioni di partenza dei due personaggi principali.

Il Protagonista è Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria), un piccolo delinquente vuoto e inaridito dalla vita che vive nella periferia romana, a Tor Bella Monaca, e che tira a campare con piccoli furti sperando di non essere preso. La sua vita cambia quando fuggendo dalla polizia durante uno dei suoi soliti furtarelli, si tuffa nel Tevere per nascondersi e cade per errore in un barile di materiale radioattivo. Il giorno dopo si sveglia dotato di una forza e resistenza sovrumane. Nel palazzone di dove vive, al piano di sotto abita Alessia (Ilenia Pastorelli, protagonista di un’edizione del Grande Fratello che, vorrei dire, nonostante questo, se la cava bene), una ragazza vittima di violenze e abusi, con la mente completamente immersa nelle storie cartoni animati giapponesi da essere convinta di vivere nel manga Jeeg Robot d’acciaio. In breve, Alessia elegge Enzo a suo Hiroshi, ma, come in ogni film sui supereroi che si rispetti, le cose si complicano tremendamente: Enzo dovrà fare i conti con il crimine organizzato romano e soprattutto con la banda dello “Zingaro”, l’antagonista principale del film, interpretato da Luca Marinelli (ancora una grande prestazione dopo quella formidabile in Non essere cattivo di Caligari).

Un film coraggioso e molto originale, un regista giovane, innovativo e romanissimo come Gabriele Mainetti (classe 1976) che ha all’attivo, in pratica, solo due cortometraggi molto popolari su You Tube, Basette del 2008 (trasposizione nello stesso ambiente romano del fumetto di Asernio Lupin III) e Tiger Boy (che narra le gesta di un Tiger Boy di Corviale) del 2012.  Mainetti riesce creare un mix particolare che si allontana dai registri classici dei film di supereroi, basati in genere su storie fantasy o di fantascienza adatte ad un pubblico infantile e adolescenziale, per parlare invece d’amore, di marginalità e solitudine nella società dei nuovi media. Il film mette insieme malavita capitolina, camorra, manga giapponesi, senza dimenticare le influenze le citazioni hollywoodiane, il tutto “frullato” in 122 minuti.

Insomma un po’ Leon di Luc Besson e un po’ Kick-Ass di Matthew Vaughn. Bello, davvero bello! a dimostrazione che, nonostante i limitati mezzi economici ed effetti speciali rispetto ai Blockbuster americani, si possono realizzare film sui supereroi anche in Italia raccontando in un altro modo Roma.

Lo chiamavano Jeeg Robot supereroe di periferia

attends a photocall for 'Lo Chiamavano Jeeg Robot' during the 10th Rome Film Fest on October 17, 2015 in Rome, Italy.

attends a photocall for ‘Lo Chiamavano Jeeg Robot’ during the 10th Rome Film Fest on October 17, 2015 in Rome, Italy.

attends a photocall for 'Lo Chiamavano Jeeg Robot' during the 10th Rome Film Fest on October 17, 2015 in Rome, Italy.

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attends a photocall for ‘Lo Chiamavano Jeeg Robot’ during the 10th Rome Film Fest on October 17, 2015 in Rome, Italy.

attends a red carpet for 'Lo Chiamavano Jeeg Robot' during the 10th Rome Film Fest on October 17, 2015 in Rome, Italy.

attends a red carpet for ‘Lo Chiamavano Jeeg Robot’ during the 10th Rome Film Fest on October 17, 2015 in Rome, Italy.

attends a red carpet for 'Lo Chiamavano Jeeg Robot' during the 10th Rome Film Fest on October 17, 2015 in Rome, Italy.

attends a red carpet for ‘Lo Chiamavano Jeeg Robot’ during the 10th Rome Film Fest on October 17, 2015 in Rome, Italy.

Paolo Riggio

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