Netflix: rivoluzione o delusione?

L’arrivo di Netflix in Italia era atteso da molti come la venuta del nuovo Messia. Si gridava alla rivoluzione. La tv del futuro. Così a fine Ottobre mi decisi a provarlo anche io, iscrivendomi alla piattaforma ed usufruendo del mese di prova gratuito.
Partendo da una base di 7€ per l’abbonamento minore e di un massimo di 11€ per l’abbonamento UltraHD, Netflix ti da accesso ad una serie di film e serie tv, alcune prodotte e create esclusivamente per questa piattaforma.
L’iniziale entusiasmo misto ad eccitazione per essermi anche io aggiornato e modernizzato è stato tempestivamente soppiantato da una cocente delusione. L’offerta di film è scarsissima, con una serie molto limitata di pellicole. Tanto per fare due nomi a caso, provate per esempio a scrivere “Quentin Tarantino” o “Mario Monicelli” nel campo di ricerca e vedete cosa vi esce. Mancano tutti i più grandi capolavori del cinema ed i film presenti sono in gran parte espedienti  commerciali rivolti ad un pubblico dai gusti banali. D’altronde basta osservare che gli utenti hanno valutato quasi 5 stelle “Il giorno in più” con Fabio Volo e nemmeno 2 stelle “Lost in Traslation” con un ottimo Bill Murray (pellicola che vinse pure l’Oscar come Migliore Sceneggiatura). De gustibus. Se amate le serie tv (io non sono fra quelli) avete una buona scelta, ma anche qui ci sono grosse lacune.
L’unico vero motivo per passare su questa piattaforma come dicevo prima, sono le produzioni esclusive che vengono realizzate per essa. Stop. Molti dicono che Netflix è appena nato e che può migliorare, ma se prendiamo in considerazione Infinity, piattaforma simile ma targata Mediaset Premium, la situazione non è molto differente. Pure Sky adesso con Sky Online si è messa in gioco.
Se il futuro è lo streaming a pagamento devo dire che è un futuro incerto ed ancora da perfezionare. La cosa principale secondo me è operare un cambio di rotta e cercare di includere dei titoli che educhino i gusti del pubblico, facendo in modo che si venga a creare una vera e propria (ma soprattutto valida) cineteca e “serie-teca” virtuale. All’estero si stanno sicuramente affermando questo tipo di piattaforme, ma anche se il prezzo da pagare è relativamente basso, per ora il gioco non vale la candela.
Edoardo Andreotti
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