Clickbait, quando la verità è solo un punto di vista

Clickbait, quando la verità è solo un punto di vista

MONDO – Clickbait e il suo destino. Poteva essere la mini-serie Netflix più mini di sempre.

Di cosa parla Clickbait? Un uomo, Nick BrewerAdrian Grenier, fisioterapista scolastico e padre di famiglia, con il volto sanguinante appare in un video in diretta streaming reggendo un cartello di auto denuncia con scritto “a 5 milioni di visualizzazioni morirò”. Il video diventa virale in poco tempo, e raggiungere le visualizzazioni richieste. Il destino di Nick è quindi scritto a chiare lettere. Ma quello è soltanto l’inizio.

CLICKBAIT SERIE TV

 

Otto puntate da guardare tutte d’un fiato

Come abbiamo già visto in altre serie famose come Lost, ogni episodio delle otto puntate che compongono la serie racconta la storia ed i progressi nella ricerca della verità da punti di vista differenti. In Clickbait, l’indagine ufficiale è condotta dal detective di polizia Roshan (Phoenix Raei), mentre le ricerche non ufficiali della famiglia per ritrovare Nick sono seguite della sorella, Pia Brewer (Zoe Kazan), e la moglie Sophie (Betty Gabriel), aiutata dai figli Kai ed Ethan. Il punto di svolta nella vicenda accade quando si scoprono diversi profili online su chat di incontri che il protagonista ha usato per intrattenere relazioni con alcune donne, sempre per telefono o messaggi, mai di persona. Questo sembra motivare la sparizione di Nick, e dirotta la trama verso un altro obiettivo, la ricerca della vera identità del protagonista.

Clickbait. La famiglia ed il web

L’indagine corre costantemente su due binari paralleli, ma anche due punti divista opposti. Pia, Sophie con i suoi figli e la madre lo difendono ad ogni costo, ripercorrendo gli indizi scoperti con l’aiuto del detective Roshan. L‘universo di internet invece giudica colpevole Nick di tutte le accuse, supportando l’inchiesta investigativa del giornalista Ben Park, disposto a tutto pur di avere un’esclusiva da prima serata.

 

Nick Brewer con la moglie Sophie

 

LA MASCHERA DI INTERNET

Quando compiamo un’azione online, ci sentiamo protetti dallo schermo del pc, che impedisce il riconoscimento della nostra vera identità. Diamo quindi libero sfogo ai nostri pensieri ed opinioni
su qualsiasi cosa. Allo stesso modo, il video di Nick ha sì raggiunto le 5 milioni di visualizzazioni, ma senza un vero e proprio colpevole. Una volta scoperto il video in rete, nasceva nel pubblico quella curiosità incontrollabile che lo portava ad aprirlo e guardarlo; poco importava se l’utente era il il quattromilionesimo o cinquemilionesimo spettatore, il contenuto è così irresistibile da diventare un vero e proprio clickbait. Allo stesso modo, senza conoscere personalmente Nick, il popolo di internet dopo solo qualche secondo si sentiva pronto a giudicare colpevole il protagonista. Possiamo leggere quindi una denunciato sul modo in cui la gente giudica semplicemente fermandosi alla superficie, basandosi su voci di corridoio, titoli di giornale oppure opinioni spesso errate condivise da qualcuno sul web.

LA RESPONSABILITA’ DEI MEDIA

L’altra denuncia che possiamo trovare nella serie Clickbait è rivolta ai media. Il giornalista Ben Park (Abraham Lin) che incontriamo nei primi episodi, per scrivere lo scoop perfetto da prima serata dietro la vicenda del rapimento del professore, infrange diverse regole deontologiche della sua professione, e compie azioni scorrette con il solo scopo di ottenere informazioni in esclusiva per confermare le sue accuse. Casa Brewer è inoltre assediata notte e giorno da un esercito di giornalisti, e nel corso delle puntate osserviamo da vicino l’invadenza della sfera privata della famiglia; la stessa presenza dei mass media fuori casa viene letta dagli spettatori come un atto di colpevolezza già scritto, senza il bisogno di una sentenza ufficiale.

 

 

DOVE GUARDARE CLOCKBAIT

La serie Clickbait si può trovare online sulla piattaforma a pagamento Netflix, è ancora presente a catalogo multimediale. E’ una serie thriller-drama filmata in Australia ma ambientata ad Oakland, California.

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