Vinyl: debutto TV per Scorsese e Jagger

Il pilot più lungo della storia (o quasi)

Vinyl: debutto TV per Scorsese e Jagger

Self standing episode per il debutto di Vinyl, opera prima sul piccolo schermo di Mick Jagger e Martin Scorsese, prima TV in lingua italiana stasera, lunedì 22 febbraio su Sky Atlantic.

“This is the sound of a revolution” era il claim di uno dei promo della serie.
“That’s rock & roll. It’s fast, it’s dirty, it’s smashes you over the head” urla contro i suoi collaboratori Richie Finestra (Bobby Cannavale), protagonista della serie e direttore di un’etichetta musicale sull’orlo della bancarotta.

 “Questo è il Rock & Roll. E’ martellante. E’ sporco. E ti arriva dritto alla testa”

Più che un pilot un’entrata a gamba tesa del cinema sul piccolo schermo – e con Scorsese alla produzione, alla sceneggiatura e alla regia non potevamo aspettarci diversamente. Due ore ininterrotte, senza soste (nemmeno pubblicitarie) che tolgono il fiato. Un gigantesco video clip musicale, un “viaggio” elettrizzante e allucinato – in tutti i sensi del termine – negli eccessi, nella droga, nell’euforia, nella frenesia e nella decadenza di un decennio che “ha segnato la vita di tutti quelli che lo hanno vissuto e anche di quelli che sono venuti dopo”.
Tributo/celebrazione di Scorsese alla New York dei mitici anni 70, nonché coronamento sul piccolo schermo di tutta la sua (poco nota ma corposissima) produzione incentrata sulla musica.

Una passione, quella di Scorsese per il Rock, di cui forse non tutti sono a conoscenza ma di cui si trovano tracce ovunque nella sua carriera: nell’adolescenza – quando indisponeva gli amici a causa della sua insana abitudine di ascoltare pezzi assordanti a qualunque ora del giorno e della notte (e se ce lo racconta un amico illustre come il cantante dei The Band, gruppo supporter di Bob Dylan nel 1966, il fatto non appare trascurabile).
Nelle prime prove cinematografiche (aiuto regista e direttore del montaggio per lo storico film sul concerto di Woodstock del 1970). Nei suoi film documentaristici sulle leggende del Rock ( “L’ultimo Valzer”, “Rolling Stones: Shine a Light”, “George Harrison: Living in a Material World”) . Per non parlare della sua incursione nel genere videoclip alla regia di Bad, title track dell’omonimo album di Michael Jackson dell’87.

A tutto questo si aggiunga un sodalizio artistico, quello con Jagger, che non nasce per caso ma affonda le sue radici lontano nel tempo, nell’amicizia e nella stima che i due artisti nutrono da sempre l’uno per l’altro e il biglietto da visita della serie è pressocchè completato.

Vinyl era insomma in cantiere da un tempo infinito. Ufficialmente dal 2013, di fatto “un’idea accarezzata da 20 anni”, secondo quanto dichiarato ultimamente dal regista. Ma veniamo all’episodio.

Richie Finestra, il protagonista di Vinyl, è un discografico italo-americano stretto tra la morsa spietata della concorrenza, il declino del rock & roll classico e l’avanzare di una musica commerciale, priva di anima e costruita a tavolino dalle grandi Major, in cui non crede.

Nostalgicamente bloccato nella sua sincera passione per i fasti del primo Rock & Roll – non a caso Bo Diddley, il suo idolo, gli “appare” ad una festa di compleanno ironicamente avvolto in atmosfere spettrali – , stritolato dal tracollo finanziario e messo all’angolo da band affermate come i Led Zeppelin, che sempre più consapevoli di se stesse sono poco disponibili a farsi sfruttare, Richie rischia di non cogliere i germi del nuovo spirito dei tempi che affiora in forme sotterranee, rumorose ma ancora embrionali, dai bassifondi della City.

Non lo aiutano: una schiera di collaboratori più impegnati a esplorare l’universo femminile e tirare di coca che a mettere ordine nella sua attività professionale. Un matrimonio in crisi. E una vocazione particolare per escursioni surreali nella follia delle notti newyorkesi che ricordano tanto Fuori Orario.

L’ambientazione è il 1973 e non è un caso. Il 1973 – puntualizza Terence Winter, co-produttore e sceneggiatore della serie – fu “l’anno dei New York Dolls; l’anno in cui DJ Kool Herc organizzò il suo primo raduno hip-hop nel Bronx; e anche l’anno in cui apparve la prima disco”. In sintesi: “l’anno in cui generi tanto diversi quanto il punk, la disco e l’hip hop videro la luce, (…) tutti all’interno del ristretto perimetro di 5 miglia nel centro di New York”. (cit.: Vinyl Cuts – Issue 00: Premiere)

Un anno elettrizzante, denso e frenetico che Scorsese ci propone a suo modo: sovrapponendo tracce audio leggendarie (Personality Crisis dei NYD la fa da padrona e non è un caso) e altre scritte per l’occasione (dall’indie-rock che viene dal freddo dei Kaleo al nuovo country-rock targato USA di Sturgil Simpson utilizzati per i trailer).
Intrecciando materiali storici ed eventi fittizi (il crollo finale del Mercier Arts Center è effettivamente avvenuto anche se non certo a causa del potere detonante della musica dei New York Dolls, che pure al suo interno hanno suonato).
E infarcendo la narrazione di allusioni e continui rimandi a grandi interpreti e band dell’epoca di cui è praticamente impossibile stilare lista esaustiva. Ricorrono tra gli altri, tanto per citarne alcuni: i Suicide, gli Slades, i New York Dolls, Iggy pop e gli Stooges, a evocare l’alba del punk con proto-punk e glam-rock, “apparizioni” a tutto schermo in formato video clip di grandi classici resuscitati come il primo Rock & Roll di Bo Diddley e il Rhythm & Blues di Ruth Brown, escursioni di contorno nel primo pop degli Abba, tributi al soul e al funk con Mr Pitiful di Otis Redding e richiami a storiche hits dell’epoca come “I like it like that” di Kris Kenner e “Cha Cha Twist” di Brice Coefield, qui rispolverato per l’occasione in una cover di Ty Taylor.

Non mancano nemmeno, in questo caleidoscopico biopic collettivo che ha per protagonisa il Rock, riferimenti al cinema che cita il cinema e parti in cui Scorsese cita Scorsese.

Valga per tutte il surreale dialogo tra Buck Rogers (il radiofonico impazzito interpretato da Andrew Dice Clay) e Richie Finestra che è una palese riscrittura della celebre “funny how scene” di Goodfellas (Quei Bravi Ragazzi, 1990), sottolineata tra l’altro da una gag che rimanda alla biografia del regista e ai suoi perenni problemi con l’asma.

Irreprensibile l’interpretazione del cast, in particolare di Bobby Cannavale che nei panni di Richie Finestra da il meglio di se (e dei suoi due Emmy). Superlativo Ian Hart nei panni di Peter Grant, storico manager dei Led Zeppelin.
Unica pecca, duole dirlo, l’interpretazione di James Jagger (figlio di Mick), che nel ruolo di Kip Stevens, leader del gruppo punk Nasty Bits, ci regala una prestazione decisamente incolore.

Toni ironici e gag surreali, una fotografia livida satura di tonalità giallo bluastre (esterni notte e interni) e psichedelici viraggi al verde e al rosso (concerti), un tempo circolare e la costruzione della storia in forma di flashbacks montati ad arte su una stessa sequenza di apertura (e chiusura), completano il quadro e sortiscono l’effetto, a fine visione, che due ore siano trascorse in un lampo – come il viaggio del protagonista nello sballo della cocaina (o nel vortice dei suoi aggrovigliati pensieri).

Standing ovation per Martin Scorsese che riesce nel difficile compito di consegnarci un episodio compiuto in se stesso (il famoso biopic che da 20 anni si proponeva di girare), aprendo e chiudendo la narrazione alla sua maniera, addensandola di mille riferimenti, citazioni e girandole di piani di lettura, ma anche lasciandola aperta ad ogni possibile evoluzione futura.

Ci incuriosisce a questo punto lo sviluppo della serie, che dovrà preoccuparsi anzitutto di esserne all’altezza.

Per quello che ci riguarda, al momento sappiamo per certo che il crollo dell’edificio in cui il protagonista rimane sepolto nel finale non è a tutti gli effetti una catastrofe ma un’esplosiva rinascita, non a caso sottolineata da una sequenza che ce lo propone, dolorante ma estasiato, mentre riemerge dalle macerie.

E non è un caso se l’estasi musicale del protagonista, in questo esplosivo finale, si intreccia e si confonde con quella dello sballo provocato dagli stupefacenti, così come non è un caso se a rappresentarle entrambe stanno immagini dense di allusioni tutt’altro che subliminali a sfondo sessuale: catarsi filmica, in chiave ironica, del classico “Sex and Drugs and Rock & Roll” che Scorsese sa perfettamente tutti noi ci aspettavamo.
E che ci restituisce a modo suo, con le note di “Rock & Roll Music” a sfumare sui titoli di coda, che dopo l’esperienza deflagrante di Personality Crisis dei New York Dolls ha il sapore sottile ed evanescente di una sigaretta dopo una notte di sesso sfrenato.

Non è il semplice concerto di una band, quello che Richie Finestra (Bobby Cannavale) trova nei New York Dolls del Mercier Arts Center, quanto il tanto agognato genere musicale capace di infondere nuova linfa alla sua agonizzante attività (e al rock in genere).

Non sarà il Rock and Roll classico – che sfuma in sottofondo con “Rock & Roll Music”, ironico commiato di Scorsese al tempo che fu – ma è l’alba di un genere altrettanto esplosivo, dirompente e capace di raccoglierne l’eredità per il quale – Punk, Proto-Punk o Glam-Rock che dir si voglia – vale sempre la stessa citazione: “It’s fast, it’s dirty, it’s smashes you over the head”.

Metafora di un decennio che ha saputo fare della provocazione e della rabbia la propria cifra creativa, prendendo trasgressivamente le distanze dai cliché del passato per rivendicare il diritto a scrivere il proprio futuro.

Show time:

Sky Atlantic (canale 110 Sky TV)

In onda tutti i lunedi fino al 18 aprile 2016
– h 21:10 (episodio in prima TV in lingua italiana)
– h 22:10 (episodio successivo in lingua originale sottotitolata)

Vinyl

Richie Finestra (Bobby Cannavale)

Richie Finestra (Bobby Cannavale)

Concerto New York Dolls

Concerto New York Dolls

Concerto New York Dolls

Concerto New York Dolls

Buck Rogers (Andrew Dice Clay) e Richie Finestra (Bobby Canavale)

Buck Rogers (Andrew Dice Clay) e Richie Finestra (Bobby Canavale)

Bo Diddley

Bo Diddley

Mercier Arts Center

Mercier Arts Center

Vinyl Maniac?
Per tutti i fanatici di Vinyl HBO ha predisposto un mini-sito dedicato alla serie con approfondimenti, anticipazioni e interviste – aggiornato settimanalmente: Vinyl Cuts, Weekly Guide (SOLO LINGUA INGLESE)

Solo per gli USA:
Il Pilot di Vinyl (Vinyl – Episode 1) è visibile in streming free su Vinyl Cuts, canale dedicato di HBO

Dettagli programmazione per l’Italia: Guida TV Sky Atlantic

Daniela Cisi

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