Il più bello dei mari è quello che non navigammo. Il più bello dei nostri figli non è ancora cresciuto. I più belli dei nostri giorni non li abbiamo ancora vissuti. E quello che vorrei dirti di più bello non te l'ho ancora detto.
Nedim Gürsel è l’autore del romanzo L’Angelo Rosso uscito poche settimane fa presso la Casa Editrice Ponte alle Grazie. Autore turco considerato fra i maggiori, Gürsel resiede da anni a Parigi dove si è laureato in letteratura francese, conseguendo poi, nel 1979, il dottorato di ricerca con una tesi di letteratura comparativa francese e turca, sull’opera di Louis Aragon e quella del poeta compatriota Nâzim Hikmet. Attualmente Nedim Gürsel è direttore di ricerca presso il CNRS (Centre national de la recherche scientifique ndr) e professore all’École des langues orientales.
Gürsel ha già all’attivo un notevole numero di scritti e nella sua carriera ha collezionato parecchi premi e riconoscimenti letterari. Ne L’Angelo Rosso l’autore affronta diversi argomenti che seppur distanti per cronologia o per ambientazione riesce a porre in relazione con scioltezza. Intrecciando presente e passato, arte e vita con studiata precisione ottiene un’opera la cui simmetria rigorosa ricorda quella geometrica di un tappeto kilim. Seguendo un meccanismo a matrioska, l’autore riesce a dare vita a un intreccio di vicende e avvenimenti storici, o inventati, biografici o di pura fantasia, assemblando e ponendo in relazione le varie parti con evidente coerenza, ma esplicitandolo sin dal primo capitolo: “se nel racconto c’è un fucile appeso alla parete, quel fucile deve assolutamente sparare un colpo alla fine del libro”.
Il Novecento col suo triste primato di atrocità commesse e i milioni di vite perse lungo il suo svolgimento è il grande protagonista del romanzo, il terreno d’indagine sul quale l’autore invita il lettore e lo accompagna in un itinerario fatto di situazioni apparentemente distanti e dove i personaggi malgrado le apparenze, sono molto più simili di quanto possano sembrare; un pretesto narrativo quindi, per rievocare un passato velato da una tangibile malinconia, in un libero confronto con gli avvenimenti.
Berlino è il punto partenza per un viaggio a ritroso nel tempo e con il suo muro che come “la Muraglia Cinese e come tutte le altre muraglie che hanno fatto la storia, non fu eretto per proteggere, ma per rinchiudere una società, per inchiodare la gente a quei luoghi” . Quel muro, baluardo e simbolo di due diversi modi di pensare, di concezioni opposte e di vivere, scandisce con la sua caduta anche il requiem al comunismo stesso.
La capitale tedesca diventa così la piattaforma sulla quale stilare un elenco di fallimenti ad esso connesso ed è con non poca sagacia che Gürsel chiama in campo Nâzim Hikmet che invece aveva amato appassionatamente il comunismo. Personalità tra le più insigni del Novecento, grande poeta turco della modernità di cui l’autore ha una conoscenza approfondita, Hikmet è noto anche come il “comunista romantico” perché al pari della sua passione politica vi era anche quella per le donne, alle quali dedicò gran parte dei suoi versi. Il poeta morì il 3 giugno di cinquantatre anni fa precisamente, a Mosca, dove si era trasferito a seguito dell’esilio.
La bussola narrativa si muove però seguendo un triangolo geografico che oscilla fra Berlino, Istanbul e Mosca. Il biografo di Nâzim Hikmet (forse l’alter ego stesso dell’autore) giunge nella capitale tedesca per ricevere un dossier con documenti riguardanti il poeta oggetto dello studio di tutta una vita, là in “una Berlino così deserta, sepolta dalla neve” che sembra quasi una enorme pagina bianca sulla quale iniziare a tratteggiare un racconto denso di rimandi e di flashback e di profonda nostalgia. Il dossier era stato redatto da Ali Albayrak, una spia a servizio della Stasi, detto anche angelo, diavolo o comunista, e contiene episodi che spaziano dalla vita privata all’impegno politico di Hikmet.
Il corpo centrale del romanzo è di fatto il facsimile del dossier che “L’Angelo Rosso” ossia la spia Ali Albayrak consegna al biografo. Sebbene L’Angelo Rosso non sia un romanzo biografico, l’autore attraverso questo stratagemma contribuisce con realismo e attendibilità a creare un prodotto d’arte, nulla è casuale nella pianificazione dell’opera: la scelta di un biografo, di un poeta realmente esistito e un dossier creato ad hoc contribuiscono a dare vita all’insieme.
Un romanzo L’Angelo Rosso che si legge tutto di un fiato che avvolge il lettore nelle sue fitte trame, dense di avvenimenti che unisce insieme rimandi alle fiabe dei Grimm e al Manifesto di Marx ed Engels, che racconta di Berlino, di Federico il Grande, del Bosforo, di cantanti, di prostitute di Von Kleist, di Istanbul, di Cabaret, di Marlene Dietrich e della storia, scritto con stile affabulatorio, profondità e leggerezza insieme, con lo sguardo rivolto al poeta Nâzim Hikmet da parte di un grande scrittore: Nedim Gürsel.
INFO
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