Prince e la prematura scomparsa in quel triste 21 aprile 2016

Prince e la prematura scomparsa in quel triste 21 aprile 2016

MONDO – Ebbene sì, sono già passati sette anni da quando Prince ci ha lasciati, portando con sé un vuoto enorme che l’industria musicale non sarà mai in grado di colmare

I suoi brani però non hanno mai cessato di farsi sentire nei locali, alle feste o semplicemente nelle nostre cuffiette.

Tutto ciò non ha fatto altro che confermare quanto Prince sia una delle icone a livello mondiale che non finirà mai nel dimenticatoio.

In ricordo di Prince: curiosità sulla famiglia

Anche se preferiremmo ricordarlo in circostanze migliori, l’anniversario della sua scomparsa ci permette scavare nella vita del cantante, alla ricerca di alcune interessanti curiosità, e scommettiamo, sorprenderanno anche voi.

Americano di origine, nato a Minneapolis (Minnesota) il 7 giugno del 1958, Prince è figlio d’arte.

Sia la madre che il padre erano grandi amanti della musica ed erano riusciti a renderla una professione, cimentandosi per lo più nel jazz.

Prince - Esibizione Purple Rain

Nonostante questo, però, non avevano mai raggiunto la fama tanto desiderata.

Dopo periodi difficili e tentativi di ripresa, i genitori del cantante si separarono.

La madre, poco dopo sposò una seconda volta.

Prince aveva origini umili e spesso la sua famiglia si ritrovava ad affrontare situazioni economiche difficili.

Grazie ai genitori, l’artista è cresciuto in un ambiente favorevole alla sua formazione musicale.

Pensate che il primo brano che incise, Funk Machine, risale al 1965, quando aveva solo sette anni.

Prince deve molto ai genitori, e, contrariamente alle apparenze, non dimenticò mai le sue origini anche dopo l’apice del successo.

Forse, anche noi dobbiamo a loro un enorme ringraziamento se Prince è diventato ciò per cui lo conosciamo oggi tutto il mondo.

Legate alla storia familiare dell’artista ci sono alcune curiose notizie anche sul suo nome

Molti danno per scontato che Prince sia uno pseudonimo, in realtà si tratta del vero nome con il quale il cantante è stato registrato all’anagrafe: Prince Rogers Nelson.

Prince era originariamente il nome d’arte con cui il padre voleva essere conosciuto a livello musicale.

Lui stesso lo propose, come buon auspicio per il figlio, che potesse raggiungere la fama desiderata dal padre, ma mai raggiunta a pieno.

Si vocifera anche di una seconda motivazione sulla scelta del suo nome all’insegna dell’unicità.

Questa volta, la protagonista è la madre di Prince.

Anche lei lo aveva scelto come buon auspicio, in quanto desiderosa che il figlio potesse fare della propria vita ciò che preferiva, per vivere e decidere di sé come un vero principe.

Dopo i primi anni dal raggiungimento della fama mondiale, Prince manifestò la volontà di discostarsi dal suo vero nome.

Ciò avvenne sia per motivi legali che per protesta la casa discografica.

Tanti furono gli pseudonimi che cambiò (alcuni quasi impronunciabili) per andare alla ricerca del perfetto nickname.

Tra questi ricordiamo: The Artist Formerly Known as Prince, oppure Tafkap, o più semplicemente The Artist.

Prince

Ci furono momenti in cui arrivò addirittura a multare il suo stesso entourage non appena avesse accennato a chiamarlo con il nome all’anagrafe.

Il Folletto di Minneapolis e The Symbol of Love

Destino ha voluto che lo pseudonimo con cui è ricordato ancora oggi ovunque sulla Terra gli sia stato affidato da fan, e giornalisti: il Folletto di Minneapolis.

Per chi non lo sapesse, il motivo è curioso e avvolto da un velo di leggera ironia.

La scelta del nomignolo è legata niente di meno che la statura dell’artista.

Prince era infatti alto 1 metro e 58 centimetri, in cui però si concentravano stile, sensibilità e arte pura.

L’ultimo nome d’arte avrebbe dovuto essere il prescelto, nonché il definitivo.

Questa volta Prince non si fornì delle classiche lettere dell’alfabeto per formare una parola di senso compiuto, ma andò oltre, utilizzando solo simbologie da interpretare.

Stiamo parlando del Simbolo dell’Amore per definizione secondo il cantante, il cui progetto era stato ideato e realizzato da Mitch Monson per la copertina dell’album THE SYMBOL.

Le teorie sulla lettura del Simbolo dell’Amore

Tante sono le teorie che lo circondano su un possibile significato realistico.

Una delle più gettonate riguardava la congiunzione dei simboli del pianeta Marte (il pianeta maschile per eccellenza), e Venere (quello femminile), che si univano per rispecchiare un corpo umano nella sua imperfezione.

 Il Simbolo dell'Amore

Unendo inoltre i due generi, Prince si fece fece incredibile precursore dei nostri tempi.

La forma che più di tutte spicca all’interno del Simbolo dell’Amore è una croce.

Nonostante fosse incredibilmente difficile conoscere la profondità delle intenzioni di Prince, questo potrebbe andare ad identificarsi nell’armonia tra vita di uomo e donna, così come può andare ad insidiarsi ipoteticamente anche tra sesso e religione.

Un’altra teoria gettonata tra i fans, ne riguardava la lettura corretta.

Secondo la maggior parte di loro, il nuovo appellativo doveva essere letto e pronunciato come Victor, per via di tutte le lettere che possono essere intraviste ed interpretate all’interno del simbolo).

Lo stesso cantante aveva però smentito poco dopo, durante un’intervista televisiva americana, in cui sosteneva di non chiamarsi né Prince, né tanto meno Victor.

La vita privata e la distanza dai social network

Sulla sua vita privata non si sa molto.

Ha avuto molte frequentazioni femminili.

Si legò in modo particolare particolare all’allora giovanissima ballerina Mayte, la quale rimase incinta del cantante, ma la coppia purtroppo perse il bambino a causa di una brutta malattia.

L’artista ha sempre cercato di mantenere i lati più intimi riservati e soprattutto, lontano dai social network.

Prince - Coachella Festival Look

Nei tempi precedenti alla sua morte, Prince aveva preso le distanze da qualsiasi tipo di apparecchio tecnologico.

Arrivò addirittura a denunciare apertamente i fan che filmavano le esibizioni ai suoi concerti per postarle su Facebook o Instagram.

Prince voleva che la sua musica arrivasse pura e senza media a fare da tramite tra le note dei suoi camaleontici brani e i milioni di fan.

L’ idea di musica che gli apparteneva era infatti rimasta molto legata a quella degli anni ’80.

Senza filtri, apparecchi, distanze o distrazioni ai concerti, ma solo voce, carne e ossa.

Prince e le origini della sua carriera musicale

Il bambino prodigio divenne non arrestò mai la sua corsa ai grandi palchi.

Sapeva suonare divinamente batteria, pianoforte, chitarra classica, chitarra elettrica e in tempi record divenne un artista di fama mondiale, i cui pezzi scalavano le classifiche uno dopo l’altro.

Pensate addirittura che il suo album di debutto, For You, è stato pubblicato quando Prince aveva solo 20 anni.

Viste le premesse, penserete che fin qui non ci sia nulla di particolarmente speciale.

Ciò che vi colpirà è la notizia che segue: il giovane musicista aveva suonato e registrato da solo tutti e 27 gli strumenti presenti nell’album, nonché le voci dei cori.

E a proposito di brani, strumenti e concerti…

Sono centinaia le comparse iconiche (non possiamo aggettivo migliore per definirle) che sono rimaste impresse negli archivi musicali e nei ricordi dei seguaci (veri, non online).

Tra questi, Prince ha calcato i palchi di due degli eventi musicali più importanti dell’America da decine e decine di anni.

Quelli che vi stiamo citando sono ovviamente il Coachella Festival, che dal 1999 si tiene all’Empire Polo Club in California, e il SuperBowl Half Time Show.

Soprattutto l’ ultimo evento lo ha visto mangiarsi il palco nel 4 febbraio del 2007, elegantemente avvolto da un completo turchese sgargiante, in contrasto con una camicia arancione (suo colore preferito), sulla quale spiccava la chitarra viola.

Prince durante l'Esibizione al Coachella Festival nel 2008

Sulla giacca era impresso il tanto discusso Simbolo dell’Amore, mentre la chitarra riportava la forma di quest’ultimo, tanto da venire rinominata Purple Love Symbol Guitar.

Lo stesso palco, negli anni precedenti era stato calcato niente di meno che da Britney Spears, gli Aerosmith, i Blues Brothers e Diana Ross, giusto per citarne alcuni.

Nella tracklist per l’occasione Prince incantò il pubblico con: Let’s Go Crazy, Baby I’m a Star, Proud Mary, All Along the Watchtower.

Concluse poi in bellezza con Purple Rain in una scenografia mozzafiato.

Il destino del giovane Folletto di Minneapolis era scritto: il palco sarebbe diventato presto la sua seconda casa.

Rimanendo ancora nelle curiosità in ambito musicale, Prince veniva spesso accostato a Michael Jackson, rispecchiandone il lato cattivo della musica pop, black e soul.

Non è un caso che Prince, tra i tanti soprannomi, fosse conosciuto anche come His Royal Badness, letteralmente tradotto Sua Maestà Cattiva.

Proprio questo nickname gli aveva creato qualche problema nella vita religiosa.

La conversione e la devozione per i Testimoni di Geova

Non molti sanno che Prince fosse un fedele molto devoto ai Testimoni di Geova, il cui pensiero era all’insegna della semplicità e della vita casta e pura.

Si può dire che il cantante avesse due vite ben contrapposte: quella sul palco e in studio, fatta di eccessi e divertimento, completamente separata da quella privata e religiosa.

Anche la cerimonia privata che si tenne in occasione del lutto venne celebrata all’interno di una chiesa dei Testimoni di Geova a Minneapolis.

Dal 2001, anno della conversione del cantante, esso stesso aveva intrapreso una seconda vita più casta e pulita, senza alcool, eccessi, parolacce e fumo. Arrivò addirittura ad impedire ai fan durante gli spettacoli a Paisley Park, (sua dimora artistica, divenuta museo commemorativo) di fare altrettanto.

La morte

Prima di concludere, questo anniversario ci vede costretti a suonare un tasto dolente.

La morte di Prince, avvenuta il 21 aprile del già lontano 2016 all’interno dell’ascensore della sua abitazione poco lontana dalla città natale, ha colto tutti di sorpresa. 

La  causa che non venne subito diffusa con certezza.

Solo dopo alcuni esami sul corpo del cantante si scoprì che si trattò di un’overdose da oppiacei.

A sua volta, il motivo dell’assunzione di questi ultimi era l’alleviamento dei dolori causati dall’AIDS che Prince aveva scoperto di avere circa sei mesi prima della morte.

Secondo la ricostruzione di medici e giornalisti, poco prima di una settimana dal decesso, Prince era già stato salvato con un trattamento d’urgenza per via di un’altra overdose.

Ma perché il cantante abusava di questi farmaci, tra cui il Fentanyl?

Sembra che Prince avesse scoperto di essere affetto da AIDS solo con la comparsa di alcuni sintomi molto pronunciati, tra cui forti dolori cronici e un imminente dimagrimento.

I cari a lui più vicini dissero di vederlo recarsi alla farmacia del quartiere anche cinque o sei volte a settimana per procurarsi dose massicce di oppiacei e calmanti.

Proprio il Fentanyl citato poco fa avrebbe causato più di 28 mila morti solo nel 2014.

In conclusione, qualche link interessante

Speriamo dunque, di concludere lasciandovi i migliori ricordi vissuti con la colonna sonora di questo artista senza confini in sottofondo. 

Per rispettare il volere del cantante, non condivideremo video o riprese delle sue esibizioni condivise sui canali social, ma vi consigliamo alcuni link, in caso non vogliate mai finire di leggere curiosità sulla vita di Prince.

Tra questi, non può certo mancare il sito dal quale ammirare la preziosa e iconica collezione di chitarre di Prince.

Ma anche la pagina web ufficiale, e il link ad un omaggio che la musica italiana ha voluto rendere al Folletto di Minneapolis.

La sua Purple Rain è stata di grande ispirazione a tantissimi artisti in tutto il mondo, tra cui Chiara Galiazzo e J-AX con la loro Pioggia Viola.

Per altri tributi al cantante, vi consigliamo infine questo articolo.

 

Chiara Fogliati

Leave a Reply

Your email address will not be published.