BOLOGNA – E’ stata inaugurata il 21 settembre, al pubblico, dopo la preview degli addetti ai lavori e la conferenza stampa, la prima grande mostra antologica su Antonio Ligabue, uno degli artisti più straordinari e commoventi del Novecento. A Palazzo Albergati, nel cuore della città, fino al 30 marzo 2025.
Paesaggi, fiere, scene di vita quotidiana e numerosi ed intensi autoritratti: oltre 100 opere, tra oli, disegni e sculture, protagoniste di un percorso espositivo unico, alla scoperta della travagliata vita di un artista visionario e sfortunato, che anche da autodidatta fu in grado, e lo è tutt’ora, di parlare a tutti con immediatezza e genuinità.
La conferenza stampa vede i contributi di Francesca Villanti, curatrice appassionata della mostra, Iole Siena Presidente di Arthemisia, produttrice e organizzatrice della mostra, e Francesco Negri, figlio di Sergio Negri, principale sostenitore dell’artista e fautore del riconoscimento dell’opera di Ligabue nel mondo. Presente anche Giorgio Diritti, regista del lungometraggio con protagonosta Elio Germano del 2020 “Volevo nascondermi” dedicato alla vita dell’artista.
Nato in Svizzera a Zurigo nel 1889 da madre di origini italiane e padre ignote, vede la sua infanzia segnata da gravi drammi e da frequenti problemi psichiatric che lo portarono ad un primo internamento in una struttura psichiatrica già a 16 anni. Dopo l’espulsione dalla Svizzera nel 1919 a seguito di aggressioni alla madre affidataria, Antonio Ligabue si stabilisce a Gualtieri, nella bassa reggiana.
Irriso dalla popolazione locale, che lo chiam “el Matt” per i frequenti attacchi d’ira ed incompreso dai suoi contemporanei che ne rifiutano i dipinti ed il valore artistico, si rifugia nel vagabondaggio e nella solitudine. Almeno fino all’incontro con Marino Mazzacurati, esponenti di spicco della Scuola Romana insieme a Mafai, che ne intuisce il valore artistico e che gli insegna ad usare i colori.
Con la purezza artistica tipica dello stupore di chi va scoprendo, come nell’infanzia, i segreti del mondo, Ligabue si dedica alla lotta per la sopravvivenza degli animali della foresta, gli amatissimi animali, protagonisti di decine di sue opere. Dalle fiere della savana, agli uccelli notturni, agli animali da cortile: tutti sono riprodotti con incredibile accuratezza, come è possibile osservare in una delle gemme della mostra: un album di venti disegni a matita su carta da disegno, inedito fino ad ora. E gli autoritratti: dove il tormento e l’amarezza che lo hanno segnato per l’ostilità dei suoi compatrioti si osservano vistosamente nella sua capigliatura, a volte scarmigliata a volte pettinata, segno di tormenti interiori colti nell’attimo.
La Mostra
L’esposizione documenta il percorso artistico di Ligabue, caratterizzato da uno stile unico che fonde realismo e fantasia. Le sue opere, caratterizzate da colori accesi e pennellate vigorose, rivelano un intenso universo pittorico, dove la natura e gli animali assumono qualità quasi mitiche.
Un racconto biografico ed artistico che si snoda attraverso i temi principali del suo universo pittorico: le fiere, in cui si immedesima riproducendo movenze e suoni per catturane l’essenza, gli animali domestici, la vita silenziosa dei campi, le carrozze, le troike, i postiglioni, e gli autoritratti, estremo tentativo di allontanare la sua condizione di emarginazione. Insomma uno sguardo a tutto tondo che copre sia la sua straordinaria capacità espressiva ma anche uno sguardo sulla sua psiche tormentata.
La mostra si snoda in tre sezioni, come proposto dal critico Sergio Negri, che evidenzia i tre grandi periodi dello sviluppo artistico del pittore.
- Primo Periodo (1927 – 1939) Le opere di questo periodo mostrano una certa ingenuità tecnica e coloristica: i colori sono tenui e diluiti, la tavolozza è limitata, con prevalenza di verdi, marroni, gialli e blu cobalto. I temi sono la vita agreste e animali feroci, rappresentati con poca aggressività, la composizione è semplice con un’immagine centrale predominante. Appartengono a questo periodo Le fiere, il Paesaggio agreste e La Corrida e Il Circo
- Secondo Periodo (1939 – 1952) In questa fase, l’artista padroneggia meglio colore e linea, con composizioni più complesse e dinamiche. L’artista scopre le diverse tonalità del giallo, la terra di Kassel, il Blu di Prussia e il rosso carminio. Di questo periodo sono ulteriori fiere in particolare volatili, gli autoritratti e le opere su carta, novità assoluta di questa mostra.
- Terzo Periodo (1952 – 1962) Il periodo più prolifico di Ligabue: il segno nero attorno alle figure diventa più marcato e continuo, definendo nettamente i soggetti. La tavolozza si arricchisce con il giallo limone, terre di Siena, giallo cadmio e bruno VanDyck e bianco di zinco. Di questo periodo sono ancora le fiere in “giungle impenetrabili”, ovvero un universo ibrido tra le savane africane e il paesaggio padano. Gli animali selvatici sono raffigurati con grande minuziosità e precisione e i piumaggi degli uccelli acquisiscono straordinaria vivacità. Di questo periodo anche La Committenza, ovvero ritratti su commisione, e l’unica digressione dell’artista verso la narrazione pittorica: Ligabue arrestato rievoca il trasferimento coatto dell’artista a Gualtieri dopo l’ultimo tentativo fallito di ritornare nella sempre rimpianta Svizzera.
Hashtag ufficiale: #LigabueAlbergati
Palazzo Albergati, Orario apertura
Tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00
(la biglietteria chiude un’ora prima)
Informazioni e prenotazioni
T +39 051 030141
©Marianne Bargiotti Photography per MyWhere
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