BOLOGNA – Nella splendida cornice di Palazzo Albergati, per la prima volta una mostra a Bologna di Marc Chagall. Qui 160 opere in un percorso immaginario, attraverso anche video e ologrammi, per ripercorrere la vita, l’opera e il sentimento dell’artista russo. Ecco, tra Sogno e Magia, il racconto di una visione romantica della vita.
Dal 20 settembre, a Palazzo Albergati di Bologna, una mostra dedicata al grande artista russo, Chagall. Sogno e Magia: 160 opere che raccontano, e che ripercorrono la traiettoria artistica del pittore, dal 1925 fino alla morte, attraverso il filo conduttore della sensibilità poetica e magica, e la sua originalissima lingua poetica. Di questo artista che ha vissuto quasi cento anni, (Marc Chagall 1887-1985) viene qui rappresentata la straordinaria opportunità per ammirare le opere di Marc Chagall intrise della sua cultura ebraica così come della cultura russa e quella occidentale. Protagonisti poi sono il suo amore per la letteratura, il suo profondo credo religioso, il puro concetto di Amore e quello di tradizione, il sentimento per la sua sempre amatissima moglie Bella, che si snocciola tra le più di centosessanta opere costituite da dipinti, disegni, acquerelli e incisioni.
Un nucleo di opere rare e straordinarie, provenienti da collezioni private e quindi di difficile accesso per il grande pubblico.
Ho attraversato le sale con stupore e meraviglia, passeggiando in un universo di sogni dai colori vivaci, soffermandomi ogni volta sorpresa dai disegni dei suoi ricordi d’infanzia, le fiabe e la poesia. In questa mostra è raccontato il mondo popolato da personaggi, reali o immaginari, che si affollano nella fantasia dell’artista. Sfumature intense danno vita a una sequenza di paesaggi intrisi di gioia e malinconia al tempo stesso, in un esortazione talvolta religiosa e intimista, in un immaginario onirico in cui è difficile discernere il confine tra realtà e sogno.
Un percorso originale che, andando oltre la presentazione cronologica, propone una lettura nuova delle opere, consentendo al visitatore di addentrarsi nei temi principali della produzione dell’artista. La mostra, che resterà aperta fino al 1 marzo 2020, si divide in cinque sezioni in cui sono riassunti tutti i temi cari a Chagall. La mostra racconta l’universo completamente nuovo e unico creato da Chagall: un mondo poetico, fantastico o sognato, in cui tutto è possibile e in cui mescola i ricordi della sua giovinezza e il suo innato senso del colore con la geometria e la decomposizione delle forme delle avanguardie. Tra elementi del cubismo, del fauvismo e dell’orfismo, non riconducibile a nessun dei movimenti d’avanguardia, crea il suo stile personale difficile da classificare.
L’originalissima lingua poetica di Chagall nasce infatti dall’unione delle tre culture cui appartiene: la cultura ebraica (dalla cui tradizione visiva dei manoscritti ornati egli trae gli elementi espressivi, non prospettici a volte mistici della sua opera); la cultura russa (cui attinge sia attraverso le immagini popolari dei luboki che attraverso quelle religiose delle icone); la cultura occidentale (in cui assimila grandi pittori della tradizione, da Rembrandt agli artisti delle avanguardie che frequenta con assiduità).
PERCORSO DI MOSTRA
1 – La tradizione russa legata alla sua infanzia, dalla quale non si allontanò mai.
2 – Il senso del sacro e la profonda religiosità che si riflettono nelle creazioni ispirate alla Bibbia. Chagall torna ai temi biblici, attinge alla sua profonda spiritualità e ricorda l’Esodo.
3 – Il rapporto con i letterati e i poeti. Marc Chagall “il poeta con le ali di un pittore” come Henry Miller lo aveva definito. Amava la letteratura, sua altra grande passione. Nel corso della sua vita, illustra numerosi testi e matura una stretta amicizia con scrittori e poeti, come Jean Girardoux, André Salmon, Max Jacob, Guillaume Apollinaire, Louis Aragon e André Malraux tra gli altri. Le opere riproducono un universo onirico in cui è difficile discernere il confine tra la realtà e il sogno, lo stesso mondo che Chagall raffigura nei suoi libri di incisioni. Ma Chagall non si limitò a illustrare le opere altrui e si cimentò con la scrittura traducendo in parole il complesso universo dei suoi dipinti. Pubblicherà due libri, il primo dei quali Ma vie [La mia vita], scritto in russo e tradotto dalla moglie Bella, sarà presentato a Parigi nel 1931. L’artista vi racconta gli anni dell’infanzia, dell’adolescenza e quelli della formazione, accompagnando il testo con semplici disegni. Nel 1975, a Ginevra, uscirà il suo secondo libro, Poèmes, una raccolta delle liriche composte dal pittore tra il 1909 e il 1965. L’editore è Gérald Cramer, l’amico che già nel 1968 aveva dato alle stampe una serie d’incisioni dell’artista intitolata anch’essa Poèmes: 24 xilografie raffiguranti un mondo onirico, pervaso dai ricordi e dalle ossessioni di Chagall, il poeta pittore.
4 – L’interesse per la natura e gli animali che lo affascinava sin dall’infanzia per la sua atmosfera bohémienne e la sua sete di libertà.
Così come le riflessioni sul comportamento umano che trovarono espressione nel mondo del circo, Clown e acrobati si riaffacciano sulle tele, che rimandano ai giorni del circo a Vitebsk, quando tra musica e giocolieri Chagall sognava una vita da artista bohémien. O gli spettacoli del parigino Cirque d’hiver in cui l’artista, accompagnato da Ambroise Vollard, si godeva quel magico mondo di animali, trapezisti, luci e lustrini. In quelle occasioni, seduto tra il pubblico, Chagall disegnava incessantemente, come dimostra la scena raffigurata nella gouache Il pittore e l’acrobata, presente in mostra. La musica, l’atmosfera bohémienne, i colori e la vivacità del circo affascinavano Chagall che in quello spettacolo vedeva una metafora della vita. Nella gouache del 1967 intitolata Le clown (Il pagliaccio) sono raffigurati diversi animali e personaggi, tra cui spicca appunto un pagliaccio, una figura che suscitava una tenerezza particolare in Chagall per il ruolo comico che interpretava a dispetto di quella che l’artista immaginava fosse una vita tragica. Nell’opera in questione il clown tiene in mano un mazzo di fiori: è innamorato. Per citare le parole dell’artista: “Per me il circo è uno spettacolo magico che passa e scompare come un mondo”.
5 – L’Amore, (con la A maiuscola), che domina le sue opere e dà senso all’arte e alla vita.
Coinvolgente ed emozionante l’opportunità di vivere un’esperienza artistica, originale ed immersiva, aprendo nuove prospettive sull’opera attraverso la simulazione multidimensionale dell’idea dell’artista durante la creazione. Attraverso questa infatti sono create immagini ad altissima definizione che ci permetteno la visualizzazione di soggetti e oggetti in 3D fluttuanti nello spazio circostante. La proiezione olografica esce dagli schemi della rappresentazione bidimensionale per coinvolgerci in visualizzazioni realistiche tridimensionali. E’ anche questa la vera novità della mostra bolognese: la proiezione olografica ideata da Display Expert che con Arthemisia ha applicato la tecnica olografica in ambito espositivo offrendo al visitatore un’esperienza decisamente immersiva.
Nel 1941, come molti letterati e pittori, Chagall, dovette fuggire negli Stati Uniti per la minaccia dell’invasione nazista e durante questo esilio perde l’amata Bella.
Dopo un periodo di profonda apatia, nel 1948 Chagall ritorna in Francia con la nuova compagna, Virginia McNeil.
Sedotto dai paesaggi di Vence, il pittore acquista la villa La Colline. Una nuova luce, quella del sud della Francia, restituisce vitalità e armonia all’artista. Chagall trova il suo nuovo paradiso. I mazzi di fiori, sempre accompagnati da una coppia di innamorati (Mazzo di fiori su sfondo rosso, Grande bouquet rosso), sono esplosioni di colori.
La pittura di Chagall celebra il ritorno dell’artista a Parigi nel 1922; per la seconda volta, dopo il periodo di formazione nella “città delle avanguardie” tra il 1911 e il 1914. I nuovi incontri con i vecchi amici sono commoventi ed emozionanti. Nei soggiorni a L’Isle Adam come nei viaggi in Bretagna e Normandia riconquista la luce e la natura. A Montchauvet riscopre i paesaggi e la luminosità della campagna francese. Un mondo puro e armonioso, popolato di fragranti mazzi di fiori colorati e venato di sogni. In questo periodo conosce il mercante d’are e editore Ambroise Vollard con il quale inizia una intensa collaborazione che si traduce nelle illustrazioni di diversi libri. Nel 1927 Vollard gli commissiona le illustrazioni di “Le anime morte” di Nikolaj Gogol. Compiaciuto del successo del progetto precedente, gli commissiona poi l’illustrazione delle Favole di La Fontaine, opera presente in questa mostra.
La Fontaine, vissuto nel Seicento, è ritenuto uno dei più importanti autori di questo genere e le sue Favole sono considerate un capolavoro della letteratura francese. Nelle acqueforti delle Favole di La Fontaine, Chagall si rifà alla tradizione russa, alle icone e ai lubki, le colorate stampe popolari accompagnate da una semplice didascalia, tradizionalmente usate per istruire e informare il popolino e gli analfabeti. Chagall era inoltre affascinato dal mondo animale. Cresciuto in un piccolo villaggio, gli animali facevano parte della sua infanzia e della sua vita. Vitelli, maiali, rane, volpi, galli, formiche creano un immaginario magico che lo avvicina impeccabilmente alla fantasia e all’ironia di La Fontaine. I due infatti avevano in comune il gusto per le tradizioni popolari, la riflessione sul comportamento umano ed una fervida immaginazione.
Quindi, se volete viaggiare con la vostra mente, immergervi in un mondo fantastico, non perdete l’occasione per visitare questa mostra. Non ci poteva essere titolo più idoneo, Sogno e Magia, per descrivere le opere del grande Chagall.
Info sulla mostra:
Chagall. Sogno e Magia
PALAZZO ALBERGATI – BOLOGNA
20 settembre 2019 – 1 marzo 2020
Patrocinio del Comune di Bologna
Prodotta e organizzata dal Gruppo Arthemisia.
Curata da Dolores Duràn Ucar
Photo copyright MyWhere©
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