Invitata nell’atelier di Federico Sangalli ad assistere ad un defilé di couture ho vissuto l’esperienza di un dejavu contemporaneo.
Sono nella Sala Bianca di Palazzo Pitti a Firenze, è il 12 febbraio del 1951.
….No, mi sveglio, sono a Milano a Corso Monforte ed è mercoledì 2 marzo.
Non siamo ospiti di Giovanni Battista Giorgini, ma siamo nell’atelier di Federico Sangalli.
Entriamo nel salone dove tra grandi specchi e consolle dagli stucchi dorati, si allineano sedie disposte in un percorso accogliente. Su ognuna di essa c’è una matita ed un block notes che riporta,(scritto rigorosamente a mano) il nome e cognome dell’ospite alla quale è riservato il posto.
Le finestre del bell’appartamento nell’ antico palazzo affacciano in San Babila. È un pomeriggio con il cielo quasi sereno e la luce illumina la sala arredata dai toni caldi con le diverse gradazioni che variano dal panna al beige, dall’ocra all’oro.
Su ogni seduta c’è anche una sciarpa colorata, omaggio dello stilista alle sue ospiti.
Siamo qui dalle 16 per la sfilata che inizia con una mezz’oretta di ritardo, (per dare tempo a tutte le clienti che si sono accreditate di arrivare). Ci sono tante belle signore della “Milano bene”, ed alcune anche accompagnate dai loro uomini.
Sono venuta perché Federico me l’aveva descritta totalmente diversa dalle passerelle di alta moda o di Alta Roma, così come da quelle di Parigi.
Gli ho chiesto quindi: Ma in realtà, in cosa differisce?
E’ un defilé per le clienti, una sfilata di vendita, così come è sempre stato. Molto serena e calma, senza stress, senza alcuna velocità. Infatti dura circa mezz’ora, o massimo tre quarti d’ora. Io la amo moltissimo, forse più che la passerella, perché ha ritmi più umani e secondo me ha anche maggior rispetto per le clienti ed anche per il nostro lavoro.
Perché la scelta di questa data?
E’ sempre stata alle 4 di pomeriggio del primo mercoledì di marzo e del primo mercoledì di ottobre.
Raccontiamo come si svolge a chi non ha potuto assistere alla sfilata? Se dovessi pensare ad una passerella di couture la sfilata sarebbe ovviamente molto differente, anche nella scelta delle uscite. Questa è il vecchio defilé di couture con le maniquenne che sfilano sorridenti con il numero del modello che indossano in mano.
Come hai visto le clienti trovano sulla sedia un carnet ed una matita per segnarsi i capi che eventualmente interessano e poi venire, se lo desiderano, in atelier ad ordinare.
Quando li fanno gli ordini? Quasi sempre a fine sfilata già si fermano, provano e ordinano. Il bello di questo evento, è che le clienti possono vedere i capi da vicino, con calma e persino toccarne i tessuti. Le più smaliziate chiedono persino alle maniquenne di che tessuto si tratta e non è raro che le maniquenne lo sappiano.
Qual’è l’ordine in cui sfilano i capi? Ho mantenuto intatta (per quanto possibile) anche la narrazione del defilé di una volta: si inizia tendenzialmente con il presentare la mattina, poi il giorno, per poi passare al cocktail e per finire con gli abiti da sera.
Federico ho visto la sala piena. Tutte belle signore, diverse per età e per immagine. Chi sono le tue clienti?
Tieni presente che ad oggi vesto donne dai 17 ai 96 anni con gusti e tendenze molto differenti (per la maggior parte dall’estero, anche se in sfilata naturalmente vengono prevalentemente le italiane). E’ una sfilata atipica per i tempi di oggi, e dal punto di vista creativo è estremamente complessa da creare perché mi rivolgo ad uno spettro davvero ampio di gusti e di età, ma questo la rende per me ancora più interessante, anche se più difficile.
In realtà essendo sempre molto incuriosita dalle varie forme di presentazione della moda, in quanto la peculiarità di MyWhere è raccontare delle storie, ho capito che sarebbe stata un’esperienza diversa ed affascinante. E dato che noi non pubblichiamo reportage e comunicati stampa senz’anima, la scelta di far convivere la tradizione di famiglia nella contemporaneità, rispettandola e perpetrandola nel nostro tempo, ritengo sia un tema molto affascinante.
Infatti studiando e lavorando da tanto tempo nell’alta moda (non solo per AltaRoma), riconosco ed apprezzo le situazioni dove la tradizione e la maestria artigianale vengono preservate.E l’esperienza ha rispettato le aspettative, e soprattutto dialogare con Federico Sangalli è stato costruttivo così come guardare la sua collezione. Quindi ho approfittato per seguirlo nel back stage e fare due chiacchiere.
Federico come mai questa collezione (Primavera/Estate 2016) l’hai chiamata Percorsi? Perché è fatta di atmosfere, contrasti materici, percorsi tra pieni e vuoti. Linee orizontali che svelano senza velare le fantasie sottostanti. Il tulle qui crea percorsi geometrici sulle giacche, sugli abiti e sui pantaloni.
Sì è vero! Queste fasce trasparenti orizzontali e questo sovrapporsi di piani l’ho trovato splendido! Specie nei tailleur. E poi complimenti per gli abbinamenti dei colori. Ed il match con le scarpe di Mario Valentino era perfetto!
Grazie, infatti è proprio questo che volevamo rappresentare: il percorso sartoriale pensando ad una primavera leggera e solare, che con i sui colori, ed il suo taglio, enfatizza la personalità di una donna affascinante e allegra.
Bene, vi lascio alle immagini così potrete giudicare voi. O meglio ancora andare in atelier per poter ammirare dal vivo questa collezione Haute Couture firmata Federico Sangalli
E se volete conoscere più a fondo questo stilista, vi invito a leggere anche il nostro precedente articolo:
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