Couture e maison a Roma?

Couture e maison a Roma nella settimana dell’alta moda Altaroma: due italiani e due stranieri. Una kermesse che predilige nuove proposte senza arricchirle con i nomi della couture internazionale più celebre.

Due gli stilisti italiani a sfilare alla kermesse capitolina: Renato Balestra (all’ex dogana dello scalo di San Lorenzo) e Sabrina Persechino in un hotel fuori dal centro ma dal giardino accogliente dove finalmente abbiamo avuto modo di riprenderci un po dalla calura di questo luglio infuocato.

Il maestro, già da un paio di collezioni, ci dà prova della sua arte e della sua esperienza condita da un tocco di contemporaneità e fluttuante bellezza.
Sappiamo che il suo cavallo di battaglia, il suo blu, può risultare ripetitivo e stancare i nostri occhi, ma le declinazioni delle tonalità, che si materializzano in una varietà di tessuti e forme, rendendoli opachi o lucenti ad intervalli che non hanno nulla di scontato, rende la poesia dell’alta moda ancora un bellissimo sogno.
Evocazione di una Roma culla di grande arte sartoriale, ma da quando il Maestro Sarli se n’è andato, senza una degna sostituzione (ma che fine ha fatto la nuova amministrazione che aveva rilevato il marchio alla sua morte? ), e dopo l’ultimo abbandono della signora della moda Raffaella Curiel ( appena venduto a RedStone, uno dei gruppi cinesi più ambiti dalle maison italiane), dimenticate le classiche bellezze della couture di Camillo Bona, Lorenzo Riva e gli altri che calpestavano le passerelle romane, è rimasto unico testimone di un antico fasto.

Solo la maison Gattinoni si è riaffacciata nel calendario, riaprendo le porte di una mostra che aveva fatto già il suo corso (d’acqua….) per rinfrescarci con un bicchier (d’acqua appunto….) in una calda serata dove, come intervallo tra una mostra ed una performance, siamo ripassati ad ammirare abiti ispirati al grande elemento H2O.

Insomma dicevamo che la sfilata Balestra è stata semplicemente splendida, decisamente la più bella, (ma non ci voleva molto dal momento che sfilavano solo esordienti) e decisamente l’unica in linea con la couture.
Qui la tradizione, l’esperienza, la ricchezza e l’eleganza hanno dominato con il fluttuare delle bellissime modelle che sorvolavano tra nuvole e onde del mare, fino ad un cielo intenso coperto di stelle lucenti. Qui il blu notte, a contrasto con le galassie di altre atmosfere, rifletteva tutta la luce degli antichi splendori.

 Renato Balestra:

Renato Balestra

Poi siamo passati alla passerella allestita tra alberi e siepi, dinanzi ad un portale imponente di un hotel che risiede in un edificio storico d’ispirazione rinascimentale da poco restaurato grazie all’architetto artefice anche della collezione che sfila qui per Altaroma: Sabrina Persechino.
Anche questa sfilata è stata un dejavu di quando tra villa borghese, fori imperiali e il Campidoglio, o anche lussuosissimi alberghi del centro storico) cassistevamo alle magnificenti organizzazioni di quella ALTA moda che ha dato il nome a questa manifestazione (AltaRoma).

Va bene facciamo sfilare gli studenti, le giovani promesse, i vincitori dei concorsi and so on… ma… anche nel calcio (e badate bene sono una sportiva che ha indossato per oltre 15anni la maglia azzurra….) il vivaio serve ma vi ricordo che l’unica partita dove abbiamo fatto giocare le promesse per far riposare i veterani l’abbiamo persa….
Quindi è giusto far crescere una nuova generazione di designer ma se perdiamo i punti di riferimento con la storia, la tradizione e le antiche arti, non conquisteremo mai più i riflettori della couture internazionale.
Ne credo che possa giovare alla couture riempire un calendario con noiosissime e statiche esposizioni. Quelle sì che servono, come le scuole di cui la capitale è ricca, ma preservare ed esporre le antiche testimonianze in teche e gallerie varie certo non smuove né il mercato né tantomeno la passione verso la moda italiana!

Qui appunto trovo ridondante ricordare che a Parigi, unica città al mondo dove sfila l’alta moda oltre a Roma , i giovani designer firmano le collezioni dei più antichi brand della couture, accanto ai mostri sacri dalla longevità quasi sovrannaturale…(vedi Karl Lagerfeld per Chanel). E sempre a Parigi è lunghissima la lista dei designer italiani da Giambattista Valli alla (ex) coppia per Valentino, da Marras a Francesco Scognamiglio, da Fausto Puglisi a Riccardo Tisci ecc che non vengono a sfilare a Roma.

Insomma ci fa piacere che almeno una giovane stilista (classe 1975) come Sabrina Persechino provi a ripercorrere i fasti della moda capitolina. La sua è una collezione che si contrappone in tutto e per tutto a quella di Balestra, partendo dal colore che qui si materializza nel nero, che concede solo qualche gradazione del grigio fino alla totalità del bianco, alle forme minimal dell’architettura strutturalista per un look sofisticato e quasi androgino in opposizione alla fluttuante e romantica nuvola blu del primo.

L’organizzazione dell’evento è ben studiato e razionalista come l’architetto che l’ha ideato ed il colore nero, oltre ad essere il nome del ristorante (Il Nero) dell’hotel appena restaurato, il Church Palace Hotel, fa da protagonista. Qui le luci e le telecamere sono orchestrate in una regia perfetta, così come i posti assegnati nelle “ghost”  della Kartell che ci accolgono intorno alla passerella. Un architetto serve anche a questo, nella scelta di una gradevole e suggestiva location, per dare un ordine a quel sistema sfilata che vede uffici stampa improvvisati che ti fanno sedere su panche traballanti in uno spazio triste e deturpato come solo un ex scalo ferroviario sa essere.

Sabrina Persechino: 

Sabrina Persechino

Fabiola Cinque

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