La prossima edizione del Festival delle Storie, sarà ancora protagonista in Val Comino, nella provincia di Frosinone, dal 25 Agosto al 4 Settembre con una grande quantità di attività e di ospiti scelti fra i grandi nomi della cultura. Qui vi raccontiamo le ultime manifestazioni culturali che l’hanno preceduta.
Ad Alvito (FR) un doppio interessante appuntamento all’insegna delle storie e della storia quello che, nell’ambito del ricco programma estivo, il 9 e il 13 Agosto ha trasformato alcune aree del centro cittadino in piccoli salotti culturali fra musica, lecturae Dantis, film concerti e ballate vernacolari.
L’amministrazione comunale del Sindaco Duilio Martini ha affidato la cura delle due serate alla Filodrammatica Gabriele D’Annunzio, di cui ho l’onore di far parte in qualità di attore e in taluni casi di presentatore. Fondamentali per entrambe le giornate anche l’impegno associazioni culturali cittadine.
Il 9 Agosto ho avuto il piacere di annunciare la serata musicale No Genova Tour che, come suggerito dal nome della tournèe di cui fa parte il concerto svoltosi in Piazza della Vittoria a partire dalle ore 21.00, ha portato in tutta Italia la ricca espressione artistica di due importanti esponenti della scuola genovese: la stessa alla quale appartengono Paoli, De André, Lauzi, Endrigo, Tenco e molti altri.
I due artisti sono i cantautori Max Manfredi e Federico Sirianni, che hanno scelto di escludere dal tour proprio il capoluogo ligure, come a voler sottintendere una riconciliazione ancora di là da venire tra la “Signora del mare” e la voce dei suoi figli più illustri.
Il primo è stato laconicamente definito dallo stesso Fabrizio De André (con cui ha duettato ne La fiera della Maddalena nel suo secondo disco, Max, 1994) come “il più bravo”, ma è presentato anche come un “artista obliquo, giocoliere ed alchimista del dire cantando“. Roberto Vecchioni ne parla come di “un capostipite (…), uno che ha bazzicato col romanzo, con la poesia, col dialettale, con la canzone e senza; un capace, uno che non posso nemmeno limitare con il termine di cantautore.” È stato vincitore di due Targhe Tenco, una per il suo primo album, Le parole del gatto (1990) e una per il suo lavoro, Luna persa (2008).
Il No Genova Tour, che ha debuttato lo scorso 16 Gennaio, è anche occasione di promozione dell’ultimo disco di Manfredi, Dremong, dal nome del temibile orso tibetano. Un album tra folk, rock e prog in cui le chitarre incontrano nuove sonorità e strumenti orientali per raccontare storie di mare, di viaggi, città e metropoli, storie d’amore e di disincanto, evocazioni di scene meridiane o crepuscolari, come si è potuto ascoltare dal vibrante esotismo di Finisterre.
Ad arricchire la ricca scaletta il pluripremiato Sirianni, la cui carriera vanta, oltre ai centinaia di concerti, la vittoria del Premio Recanati della Critica nel 2004, del Premio Bindi nel 2006 e del Premio Lunezia Doc nel 2010. Dei 4 dischi ufficiali all’attivo, “Nella prossima vita” è stato definito da molta critica “il disco italiano più bello del 2013”. La sua attività di cantautore scorre parallela con quella di compositore di musiche per teatro (ha infatti numerose collaborazioni con il Teatro della Tosse di Genova) e di autore/interprete di spettacoli di teatro-canzone, (come “Delitti esemplari in concerto”, per la regia di Sergio Maifredi, e “Malavitaeterna” di e con Gianpiero Alloisio). Da più di un lustro è protagonista insieme al poeta torinese Guido Catalano e al chitarrista Matteo Negrin dello spettacolo di poesia e musica d’autore “Il Grande Fresco”, continuativamente in scena nei club e teatri di tutta Italia.
Decisamente più articolato è stato invece il programma della giornata del 13 Agosto, il cui titolo-contenitore “Notte dei cantastorie” alludeva in realtà a tre diversi eventi ospitati in altrettante location del centro storico a partire dalle 18.00, in un mix di intrattenimento tematicamente più ancorato alla storia locale rispetto alla precedente serata.
Ad aprire la seconda giornata, introdotta da Maria Rosaria Di Fazio, Presidente della Filodrammatica D’Annunzio, è stata la quarantennale esperienza teatrale di Amedeo Di Sora, direttore artistico della Compagnia Teatro dell’Appeso, che dal 2004 ha organizzato a Frosinone il primo festival di teatro poesia, chiamato Il teatro e le voci. L’ambiziosa performance, svoltasi nella location dell’ex-lavatoio, è stata una suggestiva lectura Dantis sul primo canto dell’Inferno della Commedia, in cui la declamazione si accompagnava a momenti di spiegazione delle terzine. Un’operazione meritoria e coraggiosa in cui l’attore ha dato prova di padronanza tecnica e ottima cultura, senza porsi tuttavia sufficientemente a riparo da una certa ingessatura cattedratica poco consona alle piazze di paese.
Dopo un apericena in Corso Gallio offerto dagli esercizi commerciali del centro a partire dalle 19.30 circa, è stata la volta delle “dolenti note” di Alessandro Parente, musicista, compositore, erede di un vasto patrimonio tradizionale e maestro dell’organetto, che alle 21.00 ha presentato nella cornice della piazzetta Letteratis il suo spettacolo Quello che la storia non racconta.
Un film-concerto in onore dei caduti sulla Linea Gustav e fatto di testimonianze documentaristiche, sonorità popolari eseguite dall’ensemble di organetti Il giardino della pietra fiorita (nato da un progetto dello stesso Parente), poesia, danza e canti partigiani del ghetto ebraico di Varsavia. Al centro della narrazione i tristi eventi che sul finire della Seconda Guerra Mondiale riguardarono gli abitanti di Coreno Ausonio e di altri piccoli paesi posti lungo la linea difensiva tedesca.
Frammenti diversi di storie sconosciute compongono un mosaico che diviene crudo reportage di tutte le guerre e delle loro atrocità. L’organetto di Parente riecheggia così quello di Vincenzo del Seni (Zi’ Vincenzo), il più famoso suonatore di Coreno, testimone e cantore di una delle più cruente stragi causate dai bombardamenti e dai combattimenti dei due eserciti contrapposti. Proprio Zi’ Vicienzo è uno dei protagonisti dello spettacolo e immaginato al centro dell’aia di pietra grigia della sua casa, divenuta rifugio per chi, nel corso dei bombardamenti, aveva tentato di scampare alla morte.
Ad avviare alla conclusione della ricca serata, nel sagrato della Chiesa di Santa Teresa, è stato infine Fulvio Cocuzzo, che dalle 23.00 circa ha disteso l’atmosfera con le storie degli stornelli vernacolari intitolati Terra di Lavoro, dall’antico toponino Leboriae che identificava la Provincia del regno borbonico in cui rientrava il Lazio meridionale prima della riorganizzazione fascista del territorio italiano. Cocuzzo, già Professore di Italiano al Liceo Classico di Sora, è anche cantautore, cantastorie, poeta, rimatore, burattinaio, commediografo, attore e, nel tempo che gli rimane, falegname e ciclista.
Terra di Lavoro oltre che uno spettacolo è un album. Attraverso un vasto repertorio di canzoni, poesie, monologhi, aneddoti, racconti e pezzi teatrali, scritti per lo più dallo stesso Cocuzzo ma anche mutuati dalla tradizione popolare o dalla ricerca storica, lo spettatore viene condotto nel vissuto degli ultimi due secoli della realtà locale: dalle dominazioni subite ai fenomeni del brigantaggio e dell’emigrazione, dai personaggi tipici agli aspetti caratterizzanti della quotidianità della vita di paese in gran parte presenti ancora oggi.
Tutto questo attraverso il dialetto, lingua della sua terra: la Valle di Comino. Senza quel dialetto le storie, le canzoni e le commedie di Cocuzzo risulterebbero mute, sorde e incolori. Questo il segreto di uno degli ultimi scalpellini della parola che, naturale erede degli scalpellini della pietra di San Donato, scava e plasma parole, racconti e tutto ciò che andrebbe preservato della nostra memoria collettiva.
L’arte della narrazione sarà ancora protagonista in Provincia di Frosinone con la prossima edizione del Festival delle Storie, ambiziosa iniziativa di cui sarà teatro l’intera Val Comino dal 25 Agosto al 4 Settembre con una grande quantità di attività e di ospiti scelti fra i grandi nomi della cultura.
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