ROMA – Nella gioranta di domenica hanno sfilato al Guido Reni district i finalisti dell’edizione 2016 del concorso Who Is On Next Pitti Immagine Uomo in collaborazione con AltaRoma e L’Uomo Vogue. Fra questi Gianluca Ferranin e Andrea Masato, alias Edithmarcel, Miahatami di Narguess Hatami e Pardon’s di Daniele Giorgio.
La collezione autunno inverno 2017/2018 di Edithmarcel si chiama “Diptych” ed è ispirata alla pittura emotiva di Fracis Bacon, pittore irlandese del ‘900 che dipingeva pareti geometriche e astratte come sfondo a figure umane in un’impossibile compostezza con pose innaturali e corpi e volti distorti ed esasperati per rappresentare la vita come impulso creativo e memorabile.
In questo scenario si muovo idealmente i personaggi che Edithmarcel ha deciso di vestire giocando sull’idea di impossibile compostezza fatta da stratificazioni e ripetizioni con contorni appannati.
Il brand si propone di indagare forme volumi e lunghezze che possano vestire sia l’uomo che la donna e lo fa mischiando materiali di carattere opposto, panni morbidi in nero, verde bottiglia e zucca mescolati a tessuti più movimentati glitterati, gessati e a pois. Opposti ai tessuti lisci compaiono quelli a pelo, corto in colori scuri, lungo color panna. Ai jeans, ai gabardine di cotone e all’organza leggera si uniscono giacche e felpe corte in vita, camicie con maniche oversize e lunghi soprabiti. Si alternano completi morbidi a quelli quasi striminziti per delineare una diversa idea di compostezza e rigore.
Un’”oasi nel deserto”, questo il nome della collezione, quella creata da Miahatami, la stilista Narguess Hatami si ispira ai nomadi Ghashagha e Bakhtiari noti al mondo per la bellezza scenografica dei loro accampamenti, per le loro origini, strutture tribali e abbigliamento. Elemento chiave della collezione sono le maglie in punto pelliccia, i ricami a punto croce e le frange applicate ai tessuti, tutti elementi studiati per rendere omaggio a questi popoli.
I colori rosso, bordeaux, cammello, giallo e blu sono caldi e forti come queste tribù e, riprendendo dalle loro tende, si intrecciano e si mescolano sull’abbigliamento, le frange si muovono al vento come la sabbia del deserto. Per la prima volta nella collezione della designer compare il nero, usato per rappresentare le tende e le cappe dei Pastori Ghashghai.
I tessuti lavorati come se fossero dei tappeti preziosi esprimono l’eleganze caratteristica di Miahatami, non mancano le colorazioni a mosaico dovute alla sovrapposizione di due stampe per creare un effetto tridimensionale e armonioso.
Altro inedito di questa collezione sono le calzature sempre ispirate al mondo e alla cultura dei nomadi. In pelle, nappa e canvas con dettagli ricamati a filo, ci sono modelli sia raso terra che con tacco, ma tutti presentano una chiusura a nastro gros-grain in tinta o colorato jaquard.
Daniele Giorgio esplora invece il neoplasticismo aggiungendo elementi essenziali astratti e geometri al vocabolario di Parden’s. Combina linee forme e colori puri per esprimere la personalità decisa, anticonformista e sofisticata della donna che veste questo marchio senza rinunciare alla sua femminilità.
Nella collezione dal titolo “Color retro future”, le silhouette si slanciano, le linee si arrotondano, i tessuti moderni e morbidi delineano il corpo. Lo stilista utilizza colori primari e vivi, il giallo, il rosso, il blu, il verde, il fucsia e il viola, le stampe si rifanno all’astrattismo geometrico creando una collezione in movimento contemporanea e decisa.
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