Riflessioni sul pugilato

Riflessioni sul pugilato

Mercoledì 9 Gennaio si è tenuta al Boavista di Bologna la presentazione del libro Riflessioni sul pugilato di Moreno Barbi e Giorgio Vespignani. Il primo, oltre ad essere Insegnante di Educazione Fisica, masso-fisioterapista, pubblicista, tecnico per la F.P.I, è un allenatore di boxe e organizzatore di manifestazioni dilettantistiche. Vespignani, invece, è Docente di Storia bizantina presso l’Università di Bologna, nonché appassionato lettore di storie di campioni e studioso di testi di scienze dell’allenamento. Insieme hanno voluto realizzare questo volume per raccogliere sia gli studi del professor Vespignani sulla nascita del pugilato e la biografia dei campioni che hanno reso grande questo sport, sia l’esperienza sul campo di un allenatore esperto come Moreno Barbi, indagando in particolar modo sulle sue regole comportamentali e sul rapporto tra maestro e allievo.

Moreno Barbi comincia la presentazione del suo libro raccontando che è grazie agli antichi greci e al loro culto per la cura del corpo e dell’anima attraverso l’attività fisica che il pugilato assume un aspetto sportivo e non è più una mera manifestazione di forza. Il combattimento diventa, quindi, un gesto razionale, non istintivo e scevro da ogni forma di aggressività. Nel diciottesimo secolo vengono poi codificate da James Figg le regole della boxe e, per la prima volta, oltre all’offesa si comincia ad insegnare anche la difesa. La vittoria non è superiorità sull’avversario ma verifica positiva del lavoro svolto. E allo stesso modo la sconfitta è un momento di riflessione su ciò che si può migliorare con l’allenamento.

È negli States, dagli anni ’20 in poi del secolo scorso, che si sviluppa il moderno pugilato professionistico. Attraverso questo sport i figli degli immigrati italiani, i neri e coloro che avevano un passato di delinquenza alle spalle. cercavano il riscatto sociale. Sono proprio gli italoamericani, i figli dei migranti dell’Italia del sud, i protagonisti dell’età d’oro del pugilato dagli anni venti fino agli anni novanta. La boxe era insegnata nei riformatori e grazie ad essa, questi ragazzi dal passato difficile vedevano uno spiraglio per cambiare il proprio destino. Rocky Marciano, ad esempio, era figlio di migranti italiani e dopo il baseball e il servizio militare arrivò al pugilato, Jack Jhonson era un nero figlio di schiavi e per questo vittima di pregiudizi razziali. Il grande Muhammad Alì grazie a questo sport riuscì a portare alla ribalta il tema del razzismo nei confronti dei neri negli Stati Uniti. Al giorno d’oggi, invece, il pugile professionista guadagna poco perciò è il dilettante colui che principalmente si allena in questo sport: giovani che fanno parte delle forze dell’ordine o amatori che lo praticano nelle palestre. Sono loro i nuovi atleti, coloro che amano profondamente la boxe e partecipano a competizioni e manifestazioni dilettantistiche.

riflessioni sul pugilato
Rocky Marciano e Muhammad Ali

L’ultimo capitolo del libro è dedicato alla figura del maestro che deve dare un imprinting fondamentale al suo allievo, una guida capace di esaltare il lui lo spirito sportivo e non l’aggressività. In questo modo il giovane pugile vede nel suo insegnante la proiezione di sé stesso da adulto.

Vespignani, Schiavon e Barbi

I due autori sostengono che la lettura e l’allenamento plasmano un allievo creativo. Il libro non ha quindi solo un intento storiografico sulla nascita della boxe e il suo evolversi nel corso degli anni attraverso la biografia dei campioni. Propone anche interessanti spunti per una riflessione sulle regole morali soggiacenti alla sua pratica, regole che non devono mai mancare in coloro che si avvicinano al mondo del pugilato dilettantistico.

Vespignani G; Barbi M.
Riflessioni sul pugilato e la biblioteca di Bruce Lee
Book Sprint Edizioni 2012

Sara Di Paola

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