Massa-Carrara – Ogni vino è un racconto di terre, di uomini e donne, di sacrificio ma anche di bellezza e Mulazzo, territorio storico di librai, che dedica da 35 anni la rassegna vitivinicola alle eccellenze locali, Bancarel’Vino.
Quattro giorni con decine di produzioni autoctone della Lunigiana Storica selezionate da una giuria di esperti tra Doc Colli di Luni, Doc Candia dei Colli Apuani, Igt Val di Magra, Igt Toscano e Igt Costa Toscana.
L’ospite d’onore di questa edizione è stata la Fattoria Montecchio di San Donato in Poggio, azienda produttrice di Chianti Classico Gallo Nero che ha portato nel borgo apuano i segreti del proprio progetto di vinificazione e affinamento in anfora di terracotta, metodo antichissimo e rivoluzionario in mezzo alle odierne botti e barrique, raccontato dal titolare Riccardo Nuti nell’Archivio Museo Malaspina durante la presentazione del proprio libro “Dalla Terracotta al Vino” mentre l’artista fiorentina Elisabetta Rogai ha dipinto su una tela inedita, una breccia di marmo bianco di Carrara, utilizzando EnoArte, la sua personale tecnica di usare il vino al posto del colore.
“Un momento d’arte che è un racconto, composito, con il vino come tema – osserva l’Artista Elisabetta Rogai – che si sviluppa attraverso un linguaggio ad elevato impatto emozionale, usando una inedita tela d’artista, invece del canvas o tela jeans.
Nel 2016 a Pietrasanta ho cominciato ad usare il marmo bianco di Carrara, mi venne in mente nel vedere degli enormi massi di marmo in un prato e pensai alle donne dei cavatori, a tutto un mondo sommerso fatto di attese, speranze, lacrime e sangue.
Elisabetta Rogai dipinge…….ascoltare il tempo e vivere la natura, l’Artista coglie l’attimo, lo vive, trasformandolo in un momento evocativo, ma anche innovazione, pensato, riflesso dai suoi pensieri, dalla sua curiosità, dal suo eclettismo…..nasce una nuova materia dove dipingere con il vino, il Marmo, bianco, che quasi sgomenta da com’è bianco, ma lei lo domina, con grazia e con sapienza, lo fa vivere, lo plasma di colore, gli da un anima.
Il marmo usato come inedita tela d’artista per dipingere con il vino, un abbinamento insolito ma anche logico, quello di unire, con l’arte, due prodotti del territorio che rappresentano in maniera efficace la nostra terra e tutti le caratteristiche della cultura come tradizioni, storia e la proiezione verso il futuro, stagione dopo stagione; niente, infatti, come il vino e il marmo parlano della nostra terra, che, coinvolgendo le emozioni in un bicchiere di vino, suggerisce la ricerca per individuarlo, conoscerlo, capire le evoluzioni delle aspettative e delle esigenze, i gesti armonizzati da un rapporto che acquisisce le sfumature più sofisticate per far nascere un capolavoro della natura.
EnoArte sul marmo, pensato e non banale, e su tutto il concetto stesso del progetto espresso nella tecnica EnoArte, usare il vino per dare corpo all’immagine sognante di una donna, la magia di rendere leggera la pesantezza del marmo, farlo sembrare un battito d’ali rubato al vento, il non colore del vino che emoziona, leggero e iconico, il presente che narra il passato, la fantasia che ruba suggestioni ad un mondo fatto di civiltà e di storia a cui guardare, confrontarsi, apprendere.
Come dice Elisabetta Rogai
Forse ha ragione Nietzsche, forse la storia è davvero un eterno ritorno dell’eguale. Da noi, un ettaro di terra, produce 1989 euro di valore aggiunto, ottocento euro in più della Francia, il doppio di Spagna e Francia, il triplo dell’Inghilterra.
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