Donna & Design, un connubio perfetto senza discussioni

Donna & Design, un connubio perfetto senza discussioni

ITALIA – Siamo andate a vedere una mostra a Torino dal titolo “D come Design. La mano, la mente, il cuore”

Donna & Design. O meglio D come Design. Un titolo provocazione? O un titolo affermazione? Siamo nel nuovo millennio e abbiamo ancora questi concetti da ribadire?
Ci chiediamo se noi donne siamo presenti nelle poltrone del potere così come in quelle della politica. Ed ultimamente qualche sbiadita conferma l’abbiamo ottenuta con non poche “cadute di stile” dalle dichiarazioni delle donne che siedono alla Camera con cognomi noti e altisonanti che evocano la storia del nostro Paese, che ci piaccia o no. Donne elegantissime che spesso vediamo sedute nelle prime file delle passerelle milanesi a rappresentare non solo il business del nostro Made in Italy, ma il jet set, nonché vetrine umane della maestria miracolosa dei nostri chirurghi estetici che oramai si affermano tra i più famosi, e sicuramente tra i più impegnati, personaggi della medicina nazionale.

Così siamo andate a vedere una mostra a Torino dal titolo “D come Design. La mano, la mente, il cuore”.

Così nel Museo di Scienze Naturali sono stati ospitati progetti, prodotti e disegni selezionati dalle curatrici Anty Pansera e Luisa Bocchietto che affermano: “E’ un progetto che trova in in questo luogo il momento giusto per un riconoscimento al lavoro delle tante artigiane/artiste/designer e delle imprenditrici che hanno contribuito alla creazione di un linguaggio italiano nell’oggetto d’uso. Un modo per valorizzare ulteriormente il Made in Italy da un punto di osservazione squisitamente femminile. Di qui l’headline “La mano. La mente. Il Cuore” alla ricerca di ciò che ha dato vita a uno stile e un linguaggio riconoscibili e autonomi”.

Ecco quindi la rassegna di oltre 120 designer raccontate attraverso oggetti e immagini, per dare vita ad un percorso tutto al femminile all’interno della storia del design italiano, tra le quali spiccano i nomi di Gae Aulenti, Giovanna Talocci, Paola Navone, Patricia Urquiola, Atonia Astori, Daniela Puppa, Terri Pecora, Carlotta De Bevilacqua, Luisa Bocchietto, ecc. E a proposito di Made in Italy ecco che comprendiamo perché questa mostra è stata ospitata dal Gruppo Miroglio Vestebene, azienda viva dagli anni ’50 grazie alle sue donne. Ricordiamo la Fondazione Opera Elena Miroglio (oggi Fondazione Elena e Gabriella Miroglio). Qui incontriamo Mauro Davico, Direttore Immagine e Comunicazione del Gruppo, e gli chiediamo del perché di questa partecipazione di Caractère a “D come Design”. “Caractère, attraverso questo progetto, conferma la sua vocazione a sostegno di tutte quelle donne di “carattere” che attraverso il proprio lavoro ed il proprio talento, hanno saputo lasciare un segno in più settori, a partire dal design e dalla moda…”.

Già, il carattere della donna Caractère… e subito ci viene in mente la prima testimonial di circa quindici anni fa, l’allora top model Carla Bruni, vestita di niente, che anticipava la tendenza del Body Painting in tutto il suo splendore…

Eccola ancora nella sequenza fotografica della campagna pubblicitaria Caractère dove la vedavamo con il broncio sexy e ammaliatrice, poi pensierosa e austera, come una nobildonna dell’alta borghesia piemontese dal sangue già per metà tinto di blu con un vago accento francese che ci lasciavano presagire un futuro da “Premier Dame”.

D come Design_2 Donna & Design.
Donna & Design.

Così ci chiediamo se possiamo riconoscere in Carla Bruni la donna di “carattere” di un tempo rispetto a come la vediamo oggi. Come prima donna, o first lady come l’abbiamo vista per qualche anno, immaginiamo ora Carla Bruni più o meno come la nostra Veronica Lario, chiusa nella sua torre d’avorio in religioso silenzio con il suo unico ruolo di ex “Premier Dame”… Ma tornando alla bellezza delle cose terrene, riprendiamo il percorso della mostra ammirando donne che il loro segno lo lasciano giorno per giorno, progettando il quotidiano da più di un secolo, ammirando la creatività dalle progettiste italiane (sconosciute per lo più) nei diversi campi d’intervento, dal “furniture, industrial, product, light design”. L’espressione del progetto guadagnato nel tempo è stato dimostrato dall’incremento del numero delle donne che operano nel design, dalle pioniere dei primi anni del secolo alle progettiste di oggi che troviamo impegnate nei vari settori che spaziano sia per i diversi materiali affrontati, sia nei diversi ambienti interni, privati e pubblici come la casa: cucina, bagno, soggiorno; ufficio; scuola; ospedali; o spazi per la comunità: arredo urbano, mezzi di trasporto…. E’ così che possiamo affermare che le opere delle artigiane/artiste/designer hanno contribuito alla creazione di un linguaggio italiano nell’oggetto d’uso e all’affermazione di quel made in Italy, che ha sempre contribuito alla creatività ed all’economia, con il loro più specifico essere e fare in un territorio a noi noto soprattutto come maschile.

E se questo “linguaggio italiano” ci piace, lasciamo alta la nostra reputazione di classe, sia da Premier Dame che da donna comune, senza accenti francesi, spagnoli o anglosassoni, ma autorevolmente di casa nostra, per elevare e difendere sempre più il nostro Made in Italy doc.

LaCinque