Ron Howard: quando il regista batte l’attore

Ron Howard: quando il regista batte l’attore

ACCADDE OGGI – Il 1° Marzo Richie Cunningham compie gli anni. L’attore bambino ha intrapreso un lungo cammino, è cresciuto, ha dimostrato di avere tutte le carte in regola per allontanarsi da Happy Days.

Attore, regista, sceneggiatore, produttore cinematografico, marito della sua Cheryl conosciuta al liceo, padre di tre figlie, ancora amico fraterno di Henry Winkler, Fonzie. Quella faccia da bravo ragazzo non mente, una vita senza scossoni o eccessi e tanto lavoro per migliorarsi. Diventare famosi a livello planetario in una serie come Happy Days non è una situazione facile da gestire. Alcuni dei protagonisti non hanno avuto la stessa fortuna e bravura di Ron Howard.

Basti ricordare la piccola Sottiletta, Erin Marie Moran Fleischmann, la sorella di Richie. Purtroppo, dopo la fine della serie è uscita lentamente dal mondo dello spettacolo, dalla ribalta alla quale era abituata. Ha perso fama e soldi, è entrata nel mondo dell’alcool ed in breve tempo le è stata pignorata la casa. Alcuni dei colleghi della fortunata serie, fra cui appunto Howard e Winkler hanno provato ad aiutarla a rialzarsi. È stato tutto inutile: nel 2017 è deceduta per abuso di farmaci.

Ron Howard. Parliamo di un suo film come attore e di tre lungometraggi da regista. Quattro modi diversi che ritengo ci possono far conoscere meglio l’artista americano.

IL PISTOLERO: RON HOWARD ATTORE

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Ron Howard. Foto da Instagram @filmandserietv

Per chi, come attore, lo ricorda solo all’interno del garage di Fonzie vogliamo consigliare di giudicarlo in questo western. Il Pistolero è un film del 1976 diretto da Don Siegel: è stato l’ultimo interpretato da Jhon Wayne nel quale faceva coppia con James Stewart. Ron Howard è giovanissimo e recita accanto a due mostri sacri del cinema americano. Wayne era già malato e faticava a salire e scendere da cavallo, Steward mantiene la sua eleganza in mezzo a fieno e bestiame.

Ron Howard ha un volto ed un fisico adatti a quelli di un bravo ragazzo, il figlio che ogni mamma vuole. In questa pellicola è Gillom, il figlio di una signora che affitta una camera al vecchio pistolero Books tornato a Carson City per vendetta. Fra l’anziano fuorilegge ed il giovane senza padre nasce un rispetto ed un affetto profondo. Negli occhi di Gillom si legge tanta ammirazione e voglia di emulazione: sarà lui, infatti, a completare la vendetta di Books.

Ron Howard anni dopo dichiarò che è stato il ruolo più facile da interpretare. Lui era un attore alle prime armi e lavorare vicino al re del western per lui era un onore. La vita vera era anagraficamente e ideologicamente attinente a quella della vicenda. Chi ha l’occasione di trovare questo film in circolazione potrà notare gli occhi di Howard. L’adorazione verso il vecchio pistolero è reale, tangibile.

COOCON, L’ENERGIA DELL’UNIVERSO

Ron Howard
Ron Howard, foto da instagram @
jacked_up_podcast

Film diretto da Ron Howard nel 1985, tratto dal romanzo di David Saperstein. La pellicola ha vinto due premi Oscar: a Don Ameche come migliore attore non protagonista e a David Berry per gli effetti speciali. Ha avuto molto successo nelle sale ed è stato proiettato anche tantissime volte nelle televisioni italiane. La storia racconta un mondo extraterrestre cortese e gentile che non ha alcuna intenzione di distruggere il nostro pianeta.

Una piscina coperta all’interno di una lussuosa abitazione ospita al suo interno strani bozzoli giganti. Vicino alla villa si trova una pensione per anziani: sei di loro sono molto energici e s’introducono in quella casa per fare il bagno quando i proprietari sono fuori città. Quegli strani involucri donano giovinezza, forza, energia a quei vecchietti che in poco tempo riacquistano le forze che avevano da giovani. La piscina miracolosa è il centro di questa vicenda fra il mondo terrestre e quello ignoto.

Ron Howard è bravo nel gestire i tanti sentimenti che galleggiano all’interno di quella piscina. Amore, entusiasmo, egoismo, invidia, dissenso, malinconia. Ogni personaggio, come nelle commedie classiche, porta in scena una diversa attitudine, un modo unico di gestire la propria vita. Le inquadrature all’interno della piscina mostrano il contrasto fra l’universo silenzioso sottacqua e quello chiassoso di una terza età che ha ritrovato il vigore.

WILLOW: IL FANTASY VISTO DA RON HOWARD

willow ron howard
Willow, Rom Howard. Foto da Instagram @entrando_al_cine_

Alla regia Howard ha spaziato in vari generi, dalla commedia, al dramma, alla storia, sino al fantasy. In questo film del 1988 si è fatto aiutare nel progetto da George Lucas. Una storia a mio avviso ben riuscita ed impreziosita dalla colonna sonora scritta da James Horner ed eseguita dalla London Symphony Orchestra.

Profezie, pozioni, mercenari, predestinati, aria medievale: in questo film ci sono tutte le caratteristiche fantasy che lo spettatore si aspetta. I nani però hanno finalmente un ruolo determinante. Solitamente sono utilizzati mettendone in luce aspetti comici, codardia, furbizia, un elemento di colore che si perde dietro alle virtù di protagonisti biondi e forti. Howard invece affida ad un nano il ruolo principale, intorno a questo ometto di bassa statura gira tutta la storia. Finalmente viene mostrato il coraggio e la perseveranza di un piccolo uomo che dimostra d’avere tutte le carte in regola per essere un vero eroe.

Willow Ufgood è infatti un nano, interpretato da Warwick Davis, onesto e senza paura, un contadino che aspira a diventare stregone nel suo villaggio, ma per poca fiducia in sé stesso crede di non averne le capacità. Riceverà l’incarico di portare la neonata Elora Danan, trovata per caso nel villaggio dei nani, presso la sua gente, quegli umani di alta statura che vivono lontano da loro. Porterà a termine il suo compito dovendo fronteggiare mille peripezie.

RUSH

Rush Ron Howard
Rush, di Ron Howard. Foto da Instagram @artdistrictradio

È un film che ha diretto nel 2013 e che racconta uno sport che Howard ama molto: l’automobilismo. Narra la vera storia sportiva ed umana della rivalità fra due grandi piloti di Formula Uno quali Niki Lauda e James Hunt. Mi soffermo un po’ di più su questa pellicola perché ci sono due aspetti che dimostrano la bravura di Howard dietro la macchina da presa.

Il primo riguarda quello di aver saputo tenere in equilibrio la vita in pista con quella vissuta al di fuori dalle gare. I due protagonisti sono descritti con misura, dosando il loro talento al volante con quello che hanno vissuto al di fuori. Non è quindi un documentario sulla pressione delle gomme o sugli alettoni posteriori, ma non è nemmeno la beatificazione o la condanna di due vite affrontate in maniera diametralmente opposta. Howard non giudica lo stile libertino dell’inglese Hunt, ma non elogia neanche lo stacanovismo dell’austriaco Lauda. Lo spettatore alla fine tifa per entrambi perché forse si rispecchia in tutti e due, nei momenti di follia ed in quelli di razionalità.

Il secondo riguarda l’abilità nella quale ha girato le scene in pista. È stato bravissimo a farle sembrare reali, a non calcare la mano, a rispettare quegli anni, quelle velocità, uno sport che per risultare spettacolare necessita di essere filmato per quello che è. Per spiegare meglio cosa intendo dire vi invito a vedere un film che, a mio avviso, rappresenta l’esatto contrario di quello che si deve fare trattando il mondo delle corse.

Sto parlando di Driven, una pellicola del 2001 diretta da Renny Harling. Credo sia un’offesa al mondo della Formula Uno, un lungometraggio nel quale ancora una volta Stallone mostra i suoi bicipiti pieni di vene varicose. Un modo trash e ridondante di filmare uno sport nobile come quello dell’automobilismo. Sembra una zuppa di stuntman ed effetti speciali sopra le righe che poco hanno a che fare con la realtà. Le auto in questione sono meno credibili della sceneggiatura: e vi assicuro sia davvero un’impresa titanica.

I film di Ron Howard invece mantengono una delle caratteristiche più importanti per un regista: la misura. La sua carriera dietro la cinepresa ha battuto quella recitativa: questo dice che siamo davanti ad un ottimo artista. Ricordiamo i due premi Oscar per A Beautiful Mind come miglior film e miglior regista.

Francesco Danti

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