Intervista ad Antonio Grimaldi, lo stilista delle principesse

Intervista ad Antonio Grimaldi, lo stilista delle principesse

MONDO – E’ italiano, ma il suo stile sta facendo impazzire le più belle donne del mondo e, soprattutto, sta conquistando una delle più eleganti città d’Europa: Parigi. L’abbiamo incontrato per farci raccontare come si fa ad entrare nel mondo fiabesco dell’haute couture internazionale.

La sua ultima collezione, per l’estate 2017, reinterpreta il pop utilizzando stampe e colori in chiave minimal ed essenziale. Micro-applicazioni multicolor ricamate a filo sui tessuti dove trionfano le fantasie  black and white, bordure in broccato e bluse con bande in trasparenza per un effetto voile si alternano al pizzo e ai top oversize. Il colore, in tutte le sue sfumature, è protagonista assoluto delle sue creazioni e, in Francia, la sua presenza è ormai garanzia di qualità. E’ Antonio Grimaldi, uno dei couturier più amati del nuovo millennio che, alle competenze sartoriali, unisce una notevole capacità di reinterpretazione della realtà alla luce dei cambiamenti e delle evoluzioni moderne. Noi di Mywhere, continuamente alla ricerca della bellezza e dell’originalità, lo abbiamo scovato e siamo riusciti a farci concedere un’esclusiva intervista durante la quale abbiamo scoperto una serie di interessanti curiosità.

E’ notizia recente quella che vede in crescita il numero di designer italiani presenti sulle passerelle della moda francese. Lei, in particolar modo, negli ultimi anni, sembra considerare Parigi un po’ come la sua casa. Che rapporto ha, realmente, con la Francia? In particolare, quali sono le differenze tra le richieste dei clienti italiani e quelle dei clienti francesi?

Mi considero un cittadino del mondo. Amo viaggiare e lasciarmi influenzare dalla bellezza di nuovi luoghi e culture. Considero da sempre per la sua allure Parigi il palcoscenico ideale dove presentare le mie creazioni di alta moda. La moda è magica e Parigi è la giusta scenografia per i miei abiti. E sono molto emozionato per la nuova avventura che mi aspetta a gennaio quando il mio brand sfilerà nel calendario ufficiale della Haute Couture parigina. Quanto alle clienti, trovo riduttivo distinguerle in italiane e francesi. Lavoro molto in Medio Oriente e ogni donna ha una sua storia da vestire.

Ai suoi abiti viene riconosciuta una capacità non comune: quella di destare emozioni. Alla sartorialità tipica dei couturier di un tempo, ne unisce una visionaria e interpretativa della bellezza femminile. Quali sono gli elementi o i dettagli che ispirano comunemente le sue creazioni?

Mi piace giocare con i ricami e le trasparenze, velando la sensualità che non deve mai essere ostentata ma sussurrata da organze, sete, broccati. Credo che l’artigianalità, reinterpretata nelle creazioni di alta sartoria in chiave contemporanea, sia certamente l’elemento principe delle mie creazioni di alta moda.

Interpretare la bellezza femminile, assecondarne le esigenze per uno stilista italiano, è considerato un talento naturale. Esiste qualche aspetto a cui Antonio Grimaldi, nonostante il successo, sente ancora di dover lavorare ?

Non si finisce mai di imparare. Cerco sempre nuove sfide e nuovi stimoli. Ad esempio mi piacerebbe realizzare una collezione di accessori da abbinare alle ai capi “ready to wear” che portano la mia firma.

Roma e poi Parigi. Quale di queste città ha più nel cuore e quale delle due, dovendo scegliere, crede che offra di più ad un designer in forte ascesa come lei?

Roma è la città in cui vivo e lavoro. Dove ho imparato cosa vuol dire creare ed essere uno stilista. Mi ha dato molto. Parigi è il mio futuro.

Quante boutique ha la maison Grimaldi e in quanti e quali paesi sono dislocate?

Siamo presenti con il ready to wear a Los Angeles, Milano, Mosca e Londra, Dubai e negli Emirati Arabi Uniti in store multibrand. L’Atelier capitolino è invece dedicato alla couture per le clienti dell’alta moda.

Il suo stile e la sua creatività è sempre più apprezzata in Medio Oriente, al punto da essere diventato uno degli stilisti più amati dalle famiglie reali. Che cosa apprezzano di più delle sue creazioni e che cosa le richiedono maggiormente?

Amano l’originalità, i colori, le forme, i tagli, le linee delle creazioni. E diversamente da quello che si potrebbe pensare non sono tanto i ricami ad andare di moda in Medio Oriente.

Le esigenze e le richieste della clientela medio-orientale sono, in genere, molto diverse rispetto a quelle europee.  Volendo immaginare un mash-up di stili e di linee, che cosa gioverebbe acquisire alla moda italiana che appartiene invece a quella orientale e viceversa?

Dovrebbe esserci una maggiore cultura dell’incontro. La moda è un potente strumento di comunicazione che può essere utilizzato per lanciare messaggi importanti. Se si parla di culture differenti non si può ridurre la moda a stili e forme.

Qual è, più in generale, la tipologia e la nazionalità dei clienti di Antonio Grimaldi?

Se parliamo delle anglofone  in particolare ragazze giovani che amano viaggiare, molte sono studentesse,altre hanno appena iniziato la loro carriera nel mondo del lavoro. Le orientali sono principesse che amano la moda.

 L’ultima collezione, quella spring/summer 2017, si chiama “Alternative Pop” ed è un gioco di forme e colori che dal mondo dell’arte trovano ispirazione, finendo con l’essere stravolte. Il segreto della sua moda è quello di guardare e attingere dal passato ma reinterpretando tutto in chiave futura. Dovendo dare un consiglio ai giovani designer che oggi muovono i primi passi nella moda, quale, secondo lei, è il segreto del vero successo?

Studio, tanto lavoro e tantissima umiltà.

 In anteprima, per mywhere, ci svela il  prossimo evento esclusivo e/o il suo prossimo progetto?

Al momento penso alla sfilata di Parigi però ho realizzato i costumi per la serie internazionale Tyrant con l’attrice israeliana Moran Atias che interpreta una principessa araba. Un progetto che mi sta a cuore perché considero la moda un ponte tra culture.

Un’ultima domanda. La fuga dei cervelli sembra aver colto anche la moda. I talenti italiani si affermano con maggior successo all’estero. E’ l’Italia che non sa valorizzare ciò che le nasce in grembo o è l’estero che affascina molto di più?

Non si tratta di cosa affascina di più o di meno.La moda è economia e se l’estero offre maggiori opportunità ben venga. Non sono un campanilista, se all’estero c’è una reale possibilità di crescita produttiva per un brand non è necessario rimanere a tutti i costi in Italia. Si resta made in Italy anche se si sfila all’estero.

Testo di Lia Giannini

Per le foto si ringrazia Marco Cipolla Press Office Antonio Grimaldi

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Redazione

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