No Gravity – Dall’Inferno al Paradiso.

Al Celebrazioni di Bologna una lettura dantesca con: I Viaggi dell'Anima.

No Gravity – Dall’Inferno al Paradiso.

Un’affluenza più che ottima ha salutato l’11 dicembre la “NO GRAVITY DANCE COMPANY”, nello spettacolo “Dall’Inferno al Paradiso”- I Viaggi dell’Anima.

Una crew di 6 ottimi atleti ballerini con una predisposizione verso l’acrobatic dance, in uno spettacolo meravigliosamente costruito per originalità, tema e grande bellezza.

Un’interpretazione coreutica e con essa un meraviglioso, sentito omaggio al Sommo Poeta le cui Cantiche sono state rivisitate dal linguaggio del corpo, enfatizzando l’assenza di gravità, con effetti dai risultati sorprendenti. Poiché l’avventura dantesca viene affrontata da corpi danzanti che inneggiano alla levità delle anime, con alcuni espedienti tutt’altro che banali, grazie ad un insieme di tecniche illusionistiche che venivano utilizzate sin dal 1500, usate poi con abbondanza nel teatro barocco per   riproporre una simulazione verosimile: una sfida, per lo spettatore, quasi impossibile! Partiamo dal principio: non abbiamo subito Dante, né Virgilio né Beatrice a condurci nel viaggio più remoto e improbabile, percorso sostanzialmente intrapreso da ogni spettatore che si confronta con la scena; la narrazione è tutta enfatizzata dalle anime stesse, in prima persona e   con un accompagnamento musicale in sintonia con la narrazione medesima, il cui commento ci dispiega un ampio ventaglio di suoni, stili e possibilità di generi. Dalla più straordinaria interpretazione di porta infernale confermataci delle voci narranti degli attori fuori campo, creata dai movimenti di questi corpi sospesi i cui artifici arabescati, strappano i primi calorosi applausi del pubblico incantato, via via che ripercorrono i passi più noti a mano a mano che ci si addentra nei gironi infernali, dove troviamo Paolo e Francesca, il Conte Ugolino, quindi una rappresentazione dei Sette Peccati Capitali, la cui lettura interessante si traduce in simbolo ottenuto dalle più svariate combinazioni: ecco quindi che un grande occhio assemblato dall’insieme dei ballerini in esaltante simmetria, altro non rappresenti se non l’invidia, il cui scatenarsi nasce proprio dalla vista. Il viaggio prosegue sempre diverso e sempre più ammaliante, assistiamo a uno scontro fra gli angeli che cadendo al suolo perdono lo loro “levità” spirituale non appena appoggiano il piede a terra. La danza che loro imbastiscono con l’ausilio di enormi ventagli bianchi a rappresentare le ali, ha un fascino che non lascia indifferenti.

Effetti meravigliosi si dispiegano in abbondanza, con un appeal quasi da grafica al computer, dove però nulla è virtuale, se non la recitazione in sé, poiché tutto è ottenuto dalla maestria reale dei No Gravity, con un procedere fluido accarezzando varie tappe del Poema, con un meraviglioso senso dell’unitarietà si procede verso il Purgatorio, una fanciulla sospesa all’interno di una bolla trasparente a rammentare l’anima data da Dio, cui spetta sovrana, la decisionalità sottintesa fra bene e male. Il tema dell’esilio commentato dal “Valse Triste” di Sibelius, fino a giungere poi nella scena ottava, rallegrata dall’incipit rossiniano della “Gazza Ladra”, dove assistiamo ad una particolare pantomima in cui le parole del Poeta risultano ancora purtroppo attuali al di là di ogni metafora: il Paese rappresentato da una ballerina classica, vestita di bianco ma un po’ dimessa , subisce il peggior affronto da parte di figure con grandi maschere dai lunghi becchi  mentre vengono citati i versi: “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiero in gran tempesta, non donna di provincie ma bordello!”

Un insieme di musiche medievali, dove le voci si fanno più acute e così salendo, non possono che introdurci al Paradiso, un incontro fra Dante e Beatrice, colei che media fra l’uomo e l’Altissimo, un interessante excursus dove i rimandi alla pittura contemporanea sono evidenti: Fontana, Kandinskij passando attraverso la magia dell’origami, dove miriadi di figure vengono ottenute dall’intrecciarsi dei danzatori a grandi teli bianchi, fino a rappresentare  la Candida Rosa.

Se è vero che Mr Pendleton e i suoi Momix hanno fatto scuola e che i No Gravity da ottimi allievi ne abbiano appreso molto bene la lezione – pur rimanendo loro stessi – è altrettanto vero che non siamo certamente, di fronte a dei semplici emuli, avendo loro creato un prodotto d’arte di altissimo livello e di grande personale unicità. Un’atmosfera rarefatta che incanta per la precisione, i giochi di luce gli “effetti speciali” dove di “speciale” esiste solo l’abilità di corpi ottimamente preparati, precisi, sincretici e tutti all’unisono, non ci sono né etoiles di punta né primi ballerini: o se ci sono, lo sono tutti alla stessa maniera, ognuno è protagonista della figura che si va formando, con caleidoscopica rapidità. Una compatta crew, la loro, il cui gioco di squadra è preponderante e ognuno è parte integrante e attiva, del disegno all’interno delle figure che solo la fantasia del coreografo Emiliano Pellisari, ha saputo imbastire a vantaggio totale, dello stupefatto spettatore.

Applauditissimi, ovvio!

 

Daniela Ferro