Lavorare per Floating Piers: l’esperienza con Christo

Lavorare per Floating Piers: l’esperienza con Christo

Vi racconto com’è stato lavorare per Floating Piers, e vivere dal vivo, l’ultima opera di Christo sul lago d’Iseo.

Un’esperienza unica e irripetibile. La Floating Piers, l’ultima opera di Christo sul lago d’Iseo è una vera e propria scultura che crea arte giocando col paesaggio. Scopriamone di più.

Bella o deturpante, opera d’arte o “sagra di paese”. Le parole, ormai, si sono sprecate nel raccontare l’impatto che la passerella galleggiante di Christo ha avuto sui suoi visitatori/fruitori. Curiosi che si sono diretti, nonostante il gran caldo e le lunghe attese, verso l’avventurosa passeggiata sulle acque del lago d’Iseo grazie a The Floating Piers.

Riesco a cogliere il motivo dell’entusiasmo che ha spinto così tante persone a voler partecipare all’opera: proprio per questo, partecipare. Da quello che ho dedotto tramite l’approfondimento della poetica di Christo e Jeanne-Claude, intuisco che non è la passerella la vera attrazione (che rientra comunque nell’ambito delle installazioni, ma guardarla solo sotto questa luce renderebbe, a questo punto, davvero discutibile la bellezza e ne sarebbe messa interamente in discussione l’ esistenza). La vera attrazione, l’intento artistico è nell’esperienza, nella presenza, nella partecipazione, appunto, da parte di un pubblico che non assiste, ma che agisce.

Penso ad un esempio: un museo senza visitatori resterebbe un museo, avrebbe comunque i suoi quadri e le sue opere e rispetterebbe la sua funzione; una casa si può chiamare “Casa” se nessuno ci vive? Per la stessa logica la passerella di Christo non sarebbe espressione artistica se non avesse alcun passeggiatore.

Non è cosa di tutti i giorni prendere parte alla realizzazione di un progetto che nasce dal genio di Christo, un progetto che era nel suo cassetto dal 1970, quando, assieme alla moglie Jeanne-Claude, ebbero l’idea di creare un pontile galleggiante sul delta di Rio della Plata, poi, nel 1995, nella baia di Tokyo. Per entrambi i progetti gli fu negata l’autorizzazione, cosicché, nel 2015, dopo 40 anni dall’ultimo progetto in Italia, e senza Jeanne-Claude, Christo sceglie il suggestivo panorama del lago d’Iseo per dare alla luce The Floating Piers.

Ora che l’installazione ha concluso il suo corso, ora che possiamo tirare le somme, ho ascoltato il racconto di chi ne ha preso parte da molto vicino e per tutta la durata dell’apertura al pubblico, Mila Crippa, studentessa di Conservazione e Restauro dei Beni Culturali, che ha lavorato presso la struttura in veste di Monitor. Alternando i suoi turni tra diurni e notturni, si è occupata, principalmente, di far rispettare i regolamenti e i divieti, ma anche di fornire informazioni ai visitatori sia a livello pratico sia riguardanti l’aspetto artistico.

Floating PiersMila mi ha aperto gli occhi su svariati aspetti dell’opera in quanto tale e sulle sensazioni della sua esperienza, attraverso la bellezza di qualche aneddoto: “una mattina che c’era poca gente, un ragazzo, che sembrava scettico di fronte al ‘significato’ della passerella, voleva una mia personale interpretazione. Gli ho fatto, allora, l’esempio delle pieghe del tessuto che non sono casuali ma volute, studiate, per richiamare il movimento dell’acqua. Così come il colore. Il giallo del tessuto è stato accuratamente selezionato.

Se guardi tutti i progetti di Christo e Jeanne-Claude il colore ha un ruolo significativo che a volte è in contrasto col paesaggio, o, in altri casi, in simbiosi, come quello degli ombrelloni gialli in America, il colore cerca di fondersi con il paesaggio brullo e secco della California (The Umbrellas 1984-1991).

Floating Piers

Anche quando sembra che il colore non c’entri niente, come potrebbe apparire nel caso di The Floating Piers, quando sei lì, vedi come si modifica repentinamente il colore alla luce. Anche questo si collega a quel vivere l’opera nei cambiamenti del paesaggio di cui parla Christo: “se il tessuto della passerella si bagnava diventava arancione scuro, con un po’ di sole subito gialla, oppure, alla luce della luna, ti assicuro, sembrava dorata … infatti molto bella, molto suggestiva. Io che l’ho vissuta di notte … è stata veramente bella.”

Incuriosita, le ho chiesto di continuare il racconto approfondendo la sua personale esperienza:essere in mezzo al lago, immersa nel paesaggio, nella natura, con una prospettiva che non avrei mai potuto avere, cioè vivere quel tratto di lago con i miei ritmi, che non sono i ritmi del battello che mi porta dall’altra parte, ma è la mia camminata, è sentire la passerella che si muove, lo scricchiolio dei blocchi sotto il tessuto. Una delle volte in cui ho pensato ‘qui sto davvero vivendo e percependo cosa è Floating Piers’ è stato quando una notte ero sola sul pontile, ho tolto le scarpe, camminavo nel centro, i suoni della natura e dello scricchiolio, il fresco sotto i piedi (perché comunque il tessuto resta un po’ umido), camminare lì … da sola … nel buio … mi ha dato la sensazione di godermi la camminata, che era proprio quello che diceva Christo! Godersi la camminata, senza fretta, con pazienza. Anche se di notte non vedi il paesaggio, sei quasi meno distratto, in un certo senso, perché ne sei più partecipe, senti di più, pensi, rifletti, ed è proprio lì che mi sono sentita fortunatissima e privilegiata.”

Le ho chiesto, allora, quanti, secondo lei, abbiano percepito realmente quello che avrebbe desiderato Christo e che lei ha avuto la fortuna di provare. Domanda che mi è sorta spontanea dato che, con l’enorme flusso di visitatori e con i continui cambiamenti sugli orari di apertura, mi è difficile immaginare un momento di raccoglimento così intenso e privato. Mila ha convenuto con me che, effettivamente, il coinvolgimento si sia un po’ perso a causa dell’eccessivo affollamento sui pontili e della limitante chiusura notturna. Sarebbe stato bello se tutti avessero avuto l’opportunità di apprezzare quel colore dorato della passerella alla luce della luna.

Si parla, infatti, di un milione e duecentomila visite, numeri che strizzano l’occhio all’afflusso dell’Expo. L’installazione ha avuto vita breve, solo sedici giorni, credo questo abbia scatenato una vera e propria corsa ad appropriarsi del diritto esserci. In merito alla breve durata dell’opera ho chiesto a Mila se fosse a conoscenza di qualche precisa motivazione:

Credo che sia legato ad un voluto aspetto transitorio. Così come la natura cambia, è effimera, si trasforma, anche l’opera ha avuto la sua breve esistenza. All’inizio della mostra fotografica, Christo e Jeanne-Claude as seen by Wolfgang Volz, c’è una frase introduttiva: la  transitorietà sfida l’immortalità dell’arte.

Floating PiersSono stata felice di aver accolto e condiviso la sua testimonianza dato che, io per prima, sono stata vittima della cattiva organizzazione da parte del Comune e dei trasporti, dunque non mi è stato possibile vivere The Floating Piers, ma l’ho vista lì … ad un passo, illuminata dalla romantica e avvolgente luce del tramonto. Ho dovuto ricredermi sulla bellezza dell’installazione in sé. Faceva, indiscutibilmente, pendant con il paesaggio e il tramonto, comunicando in armonia con acqua e luce.

CHRISTO  AND  JEANNE-CLAUDE

AS SEEN BY WOLFGANG VOLZ

a cura di Renato Gentile

11 giugno – 10 luglio 2016

Le Palafitte, Sulzano (BS) – Via Cesare Battisti, 7 – ingresso gratuito

 

The Floating Piers Sito Ufficiale

The Floating Piers

Sara Coluccino

4 Responses to "Lavorare per Floating Piers: l’esperienza con Christo"

  1. Gianluca   11 Luglio 2016 at 21:45

    Brava Sara, credo tu abbia colto in pieno ciò che è mancato a quest’opera….la possibilità di “sentirla”, di far parte di essa e non esserci solo per dire: ” io c’ero!”

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  2. I 4 dell'Ave maria   11 Luglio 2016 at 22:38

    Sabato 25 giugno, armato di zaino ed entusiasmo, viaggio verso Milano dove mi attende una compagnia di amici per dirigerci, insieme, verso il lago d’ Iseo, alla volta del Floating Piers.
    Prima della partenza, come nostro solito, abbiamo pianificato la visita.
    Il sito ufficiale riporta che la struttura sarebbe stata aperta 7/7 giorni e h24, condizioni meteo permettendo. Il sole non manca, il cielo è terso, la nostra scelta è di percorrere la passerella alla luce del tramonto. In realtà, qualche articolo parla di una chiusura notturna a mezzanotte, quindi calcolando bene i tempi, abbiamo stimato di poter trascorrere circa 3 ore sulle acque del lago.

    Vediamo come arrivarci:
    Possiamo parcheggiare la macchina ad Iseo, e da lì scegliere tra il battello e la navetta. Verifichiamo sul sito dei trasporti e, per il battello, non da disponibilità, mentre, per quanto riguarda la navetta, il sito ci segnala le percorrenze attive h24 da Iseo a Sulzano e ritorno.

    Abbiamo sentito di lunghe code per le navette e in cuor nostro, giovani e aitanti, saremmo stati disposti a percorrere a piedi, nella peggiore delle ipotesi, i chilometri tra Iseo e Sulzano.

    Arrivati lì, ore 20:30, ecco la spiacevole sorpresa: servizio navetta concluso alle 19:30.
    Incredibile! Ma la passerella non chiudeva alle 00:00?!
    Chiediamo informazioni a del personale addetto molto disponibile (unica nota felice in questa nostra avventura) che ci consiglia di raggiungere Sulzano a piedi, eventualità, tra l’altro, già presa in considerazione. Felici e inorgogliti per la fiducia riposta in noi e nelle nostre capacità di camminatori, salutiamo calorosamente, quando notiamo uno di loro guardare l’orologio. Ci ferma improvvisamente, spegnendo l’entusiasmo: ci sarebbe voluta almeno un’ ora o poco più per raggiungere il paese. Chiudendo la passerella alle 22:00 ci sarebbero state buone possibilità che non ce l’avremmo fatta.

    Ma da dove questa notizia? Cit. “Ma la passerella non chiudeva alle 00:00?!”
    Nessuno di noi, tra le ricerche fatte, l’ha letta o sentita.
    Sarebbe stato indiscutibilmente opportuno differenziare l’orario di chiusura con quello dell’ultimo ingresso! E, magari, specificare la cosa a lettere cubitali sulla HOME del SITO UFFICIALE!

    Mia cara Sara come vedi non sei stata l’unica a subire la classica disorganizzazione Italiana , ma ad ogni modo grazie al tuo intervento per un istante c’è sembrato di mettere piede su quel pontile giallo ed invidiare bonariamente l’esperienza di Mila.

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    • Fabiola Cinque
      Fabiola Cinque   13 Luglio 2016 at 21:10

      Ho letto tutto di un fiato la tua testimonianza e sono rabbrividita. Immaginare che uno programmi spostamenti, viaggi, ospitalità con un bel bagaglio di aspettative sicuramente più pesante di quello fisico da trasportare, e giunti alla meta vede sfumare il suo desiderio grazie alla disinformazione e disorganizzazione che ci contraddistingue sempre deve essere molto deprimente.
      Mi dispiace pensare al fallimento del tuo progetto dove avrai investito risorse economiche e di tempo, soprattutto perché era un progetto di cultura per conoscere e vivere un’esperienza artistica. Auguro a te ed al tuo gruppo dell’ave Maria di trovare presto nuove energie da investire in un altro percorso artistico, con l’augurio che sia più fortunato…!

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      • Sara Coluccino
        Sara Coluccino   14 Luglio 2016 at 16:26

        E soprattutto, mi permetto di aggiungere, imparare dagli errori! E vale sia per noi fruitori, sia per l’Italia!!!

        Rispondi

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