È andata in scena ieri sera al Teatro Comunale di Bologna la prima di uno dei più bei musical prodotto negli ultimi vent’anni ovvero Titanic. Scritto da Maury Yeston su libretto di Peter Stone, Titanic è un testo pluri premiato che dopo aver debuttato a Broadway nel 1997 è risultato vincitore dei ben cinque Tony Awards ai quali era candidato, strappando anche quello come miglior musical. Una meravigliosa colonna sonora per raccontare il più celebre naufragio della storia, facendo così rivivere attraverso il dramma una grande opera corale in parte documentaria riferita “all’inaffondabile”transatlantico che nel 1912 in occasione del suo primo e unico viaggio, da Southampton a New York, si si inabissò dopo aver speronato un iceberg.
Il musical è stato presentato integralmente dalla Bernstein School of Musical Theatre, con la regia di Gianni Marras, la direzione musicale di Shawna Farrell le coreografie di Gillian Bruce, in un bell’allestimento in grado di accompagnare una valida prova teatrale resa dai bravi protagonisti ben calati nei ruoli. Un cast composto da un’ottantina di elementi sul palco a rendere omaggio a un’opera a metà strada fra il colossal e la gigantografia che in forma di musical racconta la tragedia. Numerose sono le parti corali quasi a sottolineare un destino comune a tutti i passeggeri. Un insieme di voci ben dirette, in grado di emozionare il pubblico, attraverso la propria abilità esprimendo forza ed energia insieme, accompagnati poi da un ottima orchestra, diretta dal M.ro Stefano Squarzina.
Una scenografia sostanzialmente “fissa” essendo questa incentrata sul viaggio del transatlantico ma che lo stesso ha saputo modificarsi celermente e con intelligenza scenica, a secondo dei momenti della vicenda riuscendo a trasmettere il senso dell’azione drammatica che si andava consumando sulla scena. Una storia che riflette più la Storia estromettendo in parte la finzione, ponendo i suoi personaggi in un’ottica di attento realismo, rispetto anche ad altri prodotti d’arte declinati sullo stesso tema, usando una sintesi obbligata senza omettere una narrazione chiarificatrice della vicenda, nonostante restino ancora parecchi interrogativi tuttora aperti sulla sciagura del Titanic “At once a poem/And the perfection/Of physical engineering”.
Sin dal momento dell’imbarco le tre classi dei passeggeri vengono rappresentate, ognuna con peculiarità estetiche e sociali distinguibili dal punto di vista cromatico: i passeggeri di prima classe, la créme, completamente vestiti in bianco avorio, la seconda classe più variegata ovvero il ceto medio portatore di grandi speranze, di illusioni sull’America vista come un Paese “dove è un peccato risparmiare i soldi” , il loro desiderio di rivalsa sociale, come nel caso di Edgar ma soprattutto di Alice Bean la moglie (i bravi Riccardo Sarti e Ileana Pipitone) addirittura felice di poter stare sul ponte della prima classe durante l’evacuazione dalla nave. La pacata contentezza del terzo ceto vestito di scuro o dei colori della terra quasi a rappresentarne l’umiltà anche attraverso le tinte più cupe, loro che “con un pasto” ricevuto a bordo potrebbero mangiare un’intera settimana, esprimono al meglio, la contentezza di trovarsi “sul più grande oggetto mobile“.
Un affresco imponente e vibrante dove sentimenti contrastanti, senso d’azione, avventura, ma anche una comicità rappresentata da un ex ufficiale che racconta sempre lo stesso aneddoto, senso di nostalgia, di tensione e mistero, lo stupore di fronte alla bellezza o al lusso delle sale specialmente quelle della prima classe, un’avventura che riunisce tutti poveri e ricchi in un unico tragico destino che per i più non avrà riguardo.
La lente degli autori si focalizza su di una coppia per classe, come ad esempio nel caso di Isidor e Ida Straus, emblema dell’amore e della dedizione totale. Avevamo già avuto modo di apprezzare Andrea Spina dalla stagione scorsa nel ruolo di Peron e anche in Titanic l’artista non ha deluso, insieme con Barbara Corradini nel ruolo di Ida, sua moglie. Bravissimi gli interpreti principali soprattutto durante il song “No Moon“, il momento più lirico e drammatico in cui tangibilmente sale la tensione del plot raccordando le voci dei solisti.
Bravissimi Brian Boccuni (Andrews) Sandro Di Lucia (Ismay) e Alessandro Arcodia (Smith) nel momento in cui il climax dell’opera sale raggiungendo una tensione drammatica ulteriore, poiché le responsabilità sono plurime e condivise, dal momento che loro rappresentano il progettista, l’irriducibile proprietario della compagnia navale il capitano, vecchio lupo di mare, esperto navigatore prossimo alla pensione. Una sequela di “if”/”se” irrisolti che coleranno a picco insieme con “the floating city”.
Nel finale si sono adottati degli stratagemmi che dal punto di vista scenico si condensano in un grande effetto, rendendo perfettamente l’ecatombe che si era appena consumata, senza però che un solo bicchier d’acqua fosse stato versato sul palco.
Una prova ancora di buon livello che ben conclude la IV rassegna di A Summer Musical Festival a cui si potrà assistere fino al 16 Luglio, che cosa aspettate a salpare anche voi?
CAST – Interpreti (vedi qui)
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