“La Maratona di New York” è una splendida pièce scritta da Edoardo Erba nel 1992. Due amici si preparano per andare a fare la celebre corsa e, nei 60 minuti di durata della spettacolo chiacchierano, ricordano, discutono. Fino a un colpo di scena finale. Lo spettacolo, come ci hanno raccontato i due protagonisti, andrebbe rivisto più volte perché è pieno d’indizi e suggerimenti che accompagnano sia i due personaggi che il pubblico lungo un percorso pieno di domande e di riflessioni che si risolvono magnificamente nel finale. Uno spettacolo intimo, divertente, dal finale liberatorio e commovente che ha riscosso un grande successo in tutto il mondo, qui magistralmente interpretato e diretto da Cristian Giammarini, nella parte di Mario, e da Giorgio Lupano in quella di Steve.
Ho incontrato i due interpreti al teatro Duse, dove da lì a un’ora sarebbe cominciato lo spettacolo e l’intervista si è declinata subito in una chiacchierata leggera e divertente tra me e i due attori, grandi amici anche nella vita.
Come mai avete scelto questo testo di Edoardo Erba del ’92?
Cristian: Io lo vidi nel ’93 messo in scena proprio da Erba con Zingaretti e Bruno Armando e ne rimasi colpito. E nel 2009 quando a San Benedetto del Tronto mi proposero di fare uno spettacolo scelsi subito questo e pensai a Giorgio come mio partner essendo un collega e un amico.
Cristian e Giorgio, siete qui a fare l’intervista in tuta ma non certo perché manca ancora un’ora all’inizio dello spettacolo ma perché questo è il vostro costume di scena visto che correte per tutto il tempo.
Angelo: Sì,possiamo dire che il nostro è uno spettacolo in costume!
“La maratona di New York” è stata tradotta e rappresentata in molte lingue. Non succede spesso per il teatro contemporaneo italiano, è più facile che i testi di successo vengano importati dall’estero. Secondo voi cos’è che è piaciuto negli altri paesi?
Giorgio: E’ una storia molto semplice ed è quella di due amici che hanno un sogno, quello di andare alla maratona di New York e quindi si ritrovano di notte per allenarsi in una strada di campagna. Quello che il pubblico vede è proprio uno di questi allenamenti cioè un’ora di corsa. Mario e Steve parlano di tutto, con un dialogo quotidiano e molto fluido. In questa corsa notturna sembra tutto ordinario invece piano piano mentre il testo va avanti e quest’ora si dipana, il pubblico si accorge che c’è qualcosa che non va, ci sono degli indizi sparsi qua e là dall’autore che stanno a indicare che forse non è tutto come sembra. Negli ultimi due minuti c’è un colpo di scena, un ribaltamento di questa vicenda apparentemente normale e tutto viene visto in un’ottica diversa. Il colpo di scena lascia il pubblico basito e commosso ed è un grosso punto di forza dello spettacolo unito al fatto che non è usuale vedere a teatro due attori che corrono e parlano sempre. E’ un’attrattiva sia per chi lo vede sia per chi lo fa, infatti questo testo viene messo in scena anche perché gli attori si vogliono mettere alla prova e poi dal punto di vista produttivo è molto agile perché si mettono gli attori su un palco vuoto. Nel nostro caso c’è anche uno schermo alle nostre spalle ma potrebbe non esserci. All’estero, come hai detto tu, ha avuto molta fortuna ma anche in Italia sono 21 anni che viene rappresentato e negli ultimi 5 anni abbiamo avuto la fortuna e l’onere, visto che è faticosissimo, di portarlo in scena noi.
Immagino che vi siate dovuti allenare per fare questo spettacolo. In che modo l’allenamento fisico vi ha aiutato nell’indagine psicologica dei personaggi?
Cristian: L’azione della la corsa è fondamentale in questo spettacolo proprio perché diventa talmente determinante e potente che condiziona la recitazione degli attori nella misura in cui ne condiziona lo stato fisiologico. Il cuore batte forte, c’è sudore, c’è stanchezza fisica, c’è l’emotività generata dallo sforzo dell’attore che porta al finale e che deve travolgere ed emozionare. Non è una trovata ingegnosa di un bravo drammaturgo, la corsa diventa il presupposto per cui alla fine si possa toccare un alto livello di emotività scoperta. E’ faticosissimo ma paradossalmente è più facile recitare così perché sei portato a raggiungere quella temperatura emotiva lì proprio generata dall’azione della corsa.
Secondo voi sarebbe possibile trarre un film da questa pièce teatrale?
Giorgio: Sì, sarebbe un lungo piano sequenza come a teatro. Noi cominciamo a correre e non ci fermiamo mai.
Cristian: Al cinema potrebbe entrare in gioco il flash back perché i personaggi raccontano avvenimenti successi precedentemente.
Angelo: Però si perderebbe la continuità della corsa. Posso cambiare la risposta? No non si può trarre un film da questo spettacolo!
Angelo è un attore abbastanza noto perché ha lavorato in molte fiction e serie televisive ed è considerato un “bello” del piccolo schermo. Cristian sei contento che il tuo collega possa portare a teatro più gente grazie alla sua avvenenza?
Cristian: Certo! Lupano ha fascino da vendere! E poi sono soddisfatto perché queste signore e signorine portano regali a entrambi e io ricevo di riflesso omaggi alimentari molto graditi.
Giorgio: Cristian si mangerebbe anche questa sedia! Dopo l’aumento di popolarità dovuto a certe fiction abbiamo visto che molta gente era colpita dallo spettacolo e molte persone sono tornate poi a vedere a teatro gli spettacoli di Cristian. Noi pensiamo che il pubblico televisivo sia quello più addormentato ma abbiamo visto che non è sempre così. Abbiamo conosciuto spettatori che son tornati più volte a vedere questo spettacolo, stasera abbiamo persone che vengono per la settimana volta perché si sono affezionati ai nostri personaggi. Voi poi a Bologna avete una bella tradizione teatrale con una selezione accurata degli spettacoli e siamo molto felici di aver portato anche qui al Duse “Maratona di New York”.
Allora non mi resta che augurarvi buono spettacolo e buona corsa!
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