Ferruccio Lamborghini ci diceva addio 30 fa

Ferruccio Lamborghini ci diceva addio 30 fa

ACCADE OGGI – Ferruccio Lamborghini, l’uomo diventato leggenda, si spense 30 anni fa a Perugia. Dal mondo dei trattori a quello della auto di lusso.

A pochi mesi dall’uscita sulla piattaforma Amazon Prime del film Lamborghini – l’uomo dietro la leggendasi ricordano i trent’anni dalla morte di Ferruccio Lamborghini. Un nome, anzi, un cognome divenuto brand e conosciuto in tutto il mondo, simbolo di qualità e ricchezza. Qual è la sua storia? Scopriamo insieme!

LE ORIGINI DI FERRUCCIO LAMBORGHINI

Siamo nel 1916. La guerra è da poco finita, ancora si contano i morti. Ma il 28 aprile, a Renazzo piccolo comune nel ferrarese, vede la luce un bambino, all’anagrafe Ferruccio Elio Arturo Lamborghini. Un nome destinato a entrare nella storia.

La famiglia non è di certo ricca, e il periodo post bellico non aiuta. I genitori sono piccoli agricoltori ma Ferruccio preferisce tutto quello che ha a che fare con la meccanica, tanto da allestire una sorta di officina nella stalla. Questa passione lo porta a frequentare l’Istituto di formazione professionale “Fratelli Taddia” a Cento, dove si diploma con buoni voti.

Dopo una breve esperienza come apprendista presso un fabbro della zona riesce a farsi assumere come garzone dall’Officina Righi di Bologna, che in quel momento ha in appalto la revisione dei mezzi dell’Esercito.

DURANTE LA GUERRA

La vita sembra sorridere al giovane Ferruccio. Fin quando la Seconda Guerra Mondiale si abbatte sull’Europa e sul mondo intero. Viene spedito a Rodi, in Grecia, in forza all’Autoreparto Misto di Manovra (l’Autocentro).

In questo periodo incrementa le doti meccaniche come tecnico riparatore, avendo fra l’altro la totale responsabilità dell’auto parco, fino a essere nominato capo del Reparto Officina.  Nonostante nel settembre del 1943 il personale dell’Autocentro è costretto alla fuga, ma Ferruccio, con il permesso dei tedeschi, resta e apre una piccola officina.

A Rodi trova anche l’amore. Lei si chiama Clelia Monti, di Ferrara e diventa sua moglie nel 1946. Un anno dopo nasce Tonino, l’unico figlio di Ferruccio Lamborghini, ma l’evento viene segnato dalla morte di Clelia per complicanze post-parto.

LAMBORGINI TRATTORI

Morta la moglie, si butta a testa basta sul lavoro. Il dopoguerra è un periodo difficilissimo e anche il settore agricolo è in difficoltà. Ma proprio qui, Ferruccio avrà una grande intuizione.

Decide di intraprendere la carriera da imprenditore nella produzione di trattori. Acquista pezzi di vecchi carri armati lasciati in Italia dagli Alleati, e li trasforma in macchine agricole. Il successo è immediato e  nel 1948 a Cento Ferruccio fonda la Lamborghini Trattori.

Nel corso degli anni cinquanta la Lamborghini Trattori diventa una delle più importanti aziende costruttrici di macchine agricole in Italia, e all’inizio degli anni Sessanta conta quasi 400 dipendenti e una produzione di circa 30 unità al giorno.

DAI BRUCIATORI ALLE AUTO SPORTIVE

Lo spirito imprenditoriale è insito in Ferruccio e  durante un viaggio negli Stati Uniti in cui visita alcune fabbriche che producono bruciatori, credendo potessero essere l’oggetto del futuro, in grado di soppiantare le caldaie a carbone per il riscaldamento.

Assume i tecnici migliori e costituisce a Pieve di Cento (BO) la Lamborghini Bruciatori Condizionatori, riuscendo ad imporsi sul mercato grazie alle alte qualità tecniche e a un prezzo molto competitivo.

Il suo nome inizia ad essere conosciuto in tutto il mondo. Diventato un benestante, Ferruccio riesce a coronare uno dei suoi più grandi sogni: acquistare una Ferrari, una 250 GT. Le sue aspettative vanno però deluse. Ferruccio non è soddisfatto delle prestazioni della sua nuova vettura.

La frizione non gli sembra abbastanza solida e in grado di reggere le sollecitazioni della macchina, così decide di parlarne direttamente con Enzo Ferrari che bolla Ferruccio come guidatore di trattori.

Il guanto di sfida è lanciato e Ferruccio alla fine del 1962 convoca i collaboratori e annuncia l’intenzione di iniziare a costruire automobili.

Nonostante i sui collaboratori non siano d’accordo, si affida al Cavalier Corrado Carpeggiani per reclutare i migliori tecnici sulla piazza. Qualche settimana più tardi si incontra con gli ingegneri Gian Paolo Dallara e Paolo Stanzani, ai quali affida il progetto Granturismo, e con Giotto Bizzarrini, che inizia a lavorare alla progettazione del motore.

Identificati gli uomini da cui partire, Ferruccio pensa al simbolo da usare. La scelta è sotto il naso. Il suo segno zodiacale, quel toro che incarna alla perfezione la forza, la potenza, un toro valoroso e temibile.

Nel maggio del 1963 costituisce la società Automobili Ferruccio Lamborghini, e presenta la sua prima auto, la 350 GTV prima a Torino e poi al Salone dell’Auto di Ginevra. Il successo è totale, e ben presto tutti riconoscono la 350 GTV come un capolavoro a 12 cilindri.

LA CRISI COLPISCE TUTTI

L’entusiasmo è alle stelle e le auto progettate sono sempre più stupefacenti, facendo diventare l’azienda in una delle prime case italiane produttrici di Granturismo.

Ma alla fine degli anni Sessanta la Lamborghini Trattori viene colpita dalla crisi che coinvolge l’economia italiana. L’episodio chiave fu la mancata vendita di 5.000 trattori per il Governo boliviano che annulla la commessa a causa di un colpo di stato. Nel 1971 vende gli stabili aziendali alla FIAT.

Senza gli alti costi di gestione della Trattori e la ritrovata liquidità proveniente dalla crescita delle vendite di caldaie, condizionatori e bruciatori, Ferruccio sembra rinato. Tuttavia nel 1972 cede il 51% del pacchetto azionario della Lamborghini, e l’anno successivo vende la Trattori alla Same, alla quale aveva già affidato l’azienda un anno prima.

Ferruccio si ritira sul Lago Trasimeno alla Fiorita, fino alla morte il 20 febbraio 1993, dopo aver lasciato un segno indelebile nella storia del nostro paese.

Francesco Frosini
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