Evviva il Gatto: celebriamo la Festa del Gatto

Evviva il Gatto: celebriamo la Festa del Gatto

MONDO – Oggi 17 febbraio è la festa del gatto. Attraverso un aneddoto ho scelto di celebrare l’esistenza di questo splendido animale nella mia rubrica MONDO GATTO.

Festa del Gatto. Di recente sono usciti alcuni volumi dedicati al gatto sia da un punto di vista di analisi psicologica sia da un punto di vista scientifico. Nei giorni scorsi persino il direttore di Libero, Vittorio Feltri ha scritto due pagine intere sui suoi gatti mettendo in prima pagina la foto del suo gatto preferito. Sui social girano molti filmati dedicati ai comportamenti di alcuni gatti sia in relazione alle persone ma soprattutto agli altri animali come i cani. Diciamo che il gatto in questo momento dopo aver attraversato in alcuni secoli passati dei momenti non felici sta godendo di “buona stampa”, come si dice nel gergo giornalistico.
In occasione della Festa del Gatto, mi interessa valorizzare il gatto nel suo comportamento quotidiano che può apparire scontato a molti ma è assolutamente fondamentale per vivere meglio. Vi citerò un episodio che è accaduto in questi giorni.
Mi trovavo a cena da alcuni amici. Era presente un pittore, non giovanissimo, quindi con una certa esperienza artistica. L’artista ha manifestato un certo disagio sottolineando il fatto che in questo periodo della sua vita si “sentiva” depresso. Non ha detto che era depresso, ha detto “mi sento depresso”. Dato che ho un ottimo rapporto con questa persona e gli sono anche affezionato ho cercato di tirarlo un po’ su di morale. Gli ho spiegato che nella vita di un artista o di uno scrittore si attraversano periodi dove viene meno la verve creativa. Sia nelle biografie sugli scrittori sia in quelle sugli artisti e anche in tutti i film che vengono dedicati a questi momenti di crisi l’artista deve in qualche modo sospendere coscientemente la propria attività senza entrare in uno stato di sofferenza o in una apparente crisi depressiva.
MONDO GATTO foto MyWhere
Quindi gli ho consigliato di fermarsi un attimo, che non vuol dire non lavorare o non pensare soprattutto non fare niente ma di fermarsi un attimo. L’artista potrebbe benissimo andare nel suo studio, mettersi a sedere su una poltrona e guardare con calma tutte le opere che in quel momento sono presenti in lavorazione. Gli ho detto: “Tu devi fare come fa il gatto”. Ma come fa il gatto? Il gatto sceglie durante l’arco della giornata alcuni luoghi dove posiziona il suo corpo. I luoghi sono legati ad alcuni orari della giornata quindi se uno decide di studiare il rapporto tra posizione e tempo scoprirà che dalle 8 alle 10 del mattino per esempio il gatto tende a posizionarsi in un determinato punto della casa e così per tutta la giornata cambiando atteggiamento e anche luogo. Ma indipendentemente da luogo e orari, il gatto tende per alcune ore durante la giornata, ovunque si trovi, a stare immobile senza muoversi e soprattutto, secondo me, a pensare. Se voi vi avvicinate al gatto vi sembra che il gatto guardi o veda qualcosa ma non è così: il gatto sta immobile perché pensa.
Il problema è chiaramente capire cosa pensa. Viene quindi spontanea la domanda: Gatto a cosa stai pensando? A cui chiaramente non segue risposta ma è qui il mistero del comportamento del gatto perché un soggetto che riesce a stare fermo per alcune ore, immobile, senza dare segnali di qualsiasi atteggiamento scomposto e muovendo al massimo un po’ l’occhio o le sopracciglia e forse anche le orecchie, non certo la testa, vuol dire che il gatto sta pensando e pensando il gatto lavora col suo cervello. Certo che rimane da parte di una persona che interagisce col gatto la curiosità e il mistero di poter dare una risposta all’interrogativo base: Ma gatto, cosa stai pensando? Ma la forza del gatto non è tanto nel non dare una risposta a una domanda che può sembrare anche provocatoria ma nella tenuta del gatto per ore e ore immobile in assoluto e totale silenzio. Mi viene sempre in mente quel famoso film di Andrzej Wajda che diresse “L’uomo di marmo” e… penso sempre al “gatto di marmo” quando il gatto è in questa posizione totalmente assorto in se stesso.
Allora al mio amico artista ho consigliato di mettersi a sedere davanti alle sue opere nel suo studio e di non fare assolutamente niente di restare immobile e di pensare liberamente a tutto quello che gli passa per la testa tenendo conto come esempio proprio il comportamento del gatto immobile quando pensa. Questo esercizio che può sembrare superficiale è invece di grande impatto psicologico e può servire chiaramente a mettere il soggetto in una dimensione totale di anti stress e contemporaneamente a creare una condizione psicologica che non ha niente a che vedere con un’apparente o presunta depressione. Il fatto di fermarsi improvvisamente e di astenersi dal compiere azioni di qualsiasi natura ma di restare in un apparente immobilismo può servire moltissimo a superare certe situazioni e ad avviare un percorso che porti di nuovo a una verve creativa.
Vi ho fatto questo esempio sull’artista ma questo “modo” del gatto immobile che pensa, come sostengo, è fondamentale per altri momenti della giornata dove una persona magari si trova un po’ a disagio per dei conflitti di cui può essere vittima e oggetto. Quindi dedico questa considerazione alla festa del gatto. Voi direte: Ma come mai? Dopo anni di convivenza, che continua con i miei due gatti, Obama e Otello, dopo lunghi studi quotidiani sono giunto a questa deontologica riflessione.
Al prossimo gatto.
Federico Grilli

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