121 anni Lazio. I giocatori più amati e le maglie più belle della storia biancoceleste

121 anni Lazio. I giocatori più amati e le maglie più belle della storia biancoceleste

121 ANNI LAZIO – Il 9 gennaio del 1900, nasceva la squadra più antica della Capitale. Per festeggiare l’anniversario della squadra biancoceleste, ripercorriamo la sua incredibile e drammatica storia. In coda, un quesito: chi sono i giocatori più amati di sempre della storia della Lazio? 

“Chi non se la sente può andare via”. E’ tutta li in quella frase, il senso della storia della S.S. Lazio; fu Eugenio Fascetti, vulcanico allenatore di Viareggio, a rivolgerla alla squadra biancoceleste quando nel 1986, nel ritiro estivo di Gubbio, piombò prima la notizia della retrocessione in C, poi quella della penalizzazione di 9 punti, decisa dai giudici sportivi della CAF, riuniti e presi d’assalto dai tifosi in un famoso hotel di Monte Mario, dopo l’esplosione dello scandalo scommesse.

E’ li, in quelle parole passate alla storia del calcio capitolino e che rappresentarono, per i giocatori che le ascoltarono, una minaccia o una sfida chissà, che si riassume l’impresa ultracentenaria della Lazio, di cui ricorre oggi il 121′ anniversario.

Per comprendere questa mentalità bisogna rifarsi alla storia ultracentenaria della società laziale, storia che va divisa in 2 momenti distinti: la prima e la seconda metà del novecento.

La nobiltà laziale nasce senz’altro nella prima metà del 900. Questa squadra infatti è la più antica della capitale. Nata il 9 gennaio 1900 in Piazza della Libertà nel quartiere Prati, da un gruppo di nove ragazzi romani con a capo il sottoufficiale dei Bersaglieri Luigi Bigiarelli, la Lazio sceglie i colori bianco-celesti in onore della bandiera greca, patria delle Olimpiadi.

Siamo agli inizi del calcio moderno in Italia e, come quaranta anni prima in Inghilterra, il calcio era ancora uno sport d’èlite. Le radici borghesi e militari della Lazio rimarranno una delle caratteristiche del tifoso laziale e i quartieri dove è maggiormente presente la tifoseria, confermano questa impronta originale. Prati (il quartiere delle caserme e della media borghesia), Parioli, Balduina, Flaminio e in generale gli agiati quartieri di Roma Nord sono “laziali di fede”.

L’altra squadra capitolina, la AS Roma. Nasce quasi 30 anni dopo (1927), quando il calcio è ormai diventato uno sport popolare e anche per questo si radica nei quartieri più umili della città come Testaccio, San Lorenzo, Garbatella, e San Giovanni.

120 ANNI LAZIO: COSA SIGNIFICA ESSERE LAZIALI?

121 anni lazio: il cielo biancoceleste all’Olimpico

 

Oggi la Lazio è la sesta squadra d’Italia per numero di tifosi quantificabili in circa 1,2 milioni (4,8%), dietro a Juventus, Inter, Milan, Napoli e Roma.

Le sorti della squadra nella prima metà del 900 sono lineari e positive. Raggiunge in 4 occasioni la finale di campionato nazionale e, spinta negli anni 30 dal grande Silvio Piola, sfiora più volte lo scudetto. Tutto cambia nel dopo guerra e i tifosi laziali si sentono diversi da tutti gli altri per quello che avviene nella seconda metà del 900: le vicissitudini più inattese subite dalla società e dagli uomini, presidenti come Cragnotti, allenatori come Maestrelli e giocatori come Re Cecconi, che ne hanno fatto la storia recente. Vivono come uno “scozzese in terra inglese”. Se chiedete a un tifoso laziale chi è lui vi risponderà che laziale si diventa e non si nasce.

Essere laziali è un po’ come preferire la Pepsi alla Coca Cola. Perché tutta la loro storia ha avuto del drammatico sia nelle vittorie che nelle sconfitte. Dopo aver vinto il primo scudetto (73-74), ai tifosi laziali fu impedito di sostenere la propria squadra in Coppa Campioni nel 1974-75 per la squalifica per un anno dalle competizioni UEFA a causa di incidenti tra tifosi durante la partita dei sedicesimi di finale di Coppa UEFA; i suoi giocatori più rappresentativi, Giordano e Manfredonia, furono travolti dallo scandalo scommesse; l’allenatore più amato, Maestrelli, morì prematuramente per un tumore; Chinaglia, altro giocatore prediletto, lasciò la Lazio per gli Stati Uniti; Re Cecconi fu colpito a morte in una gioielleria dopo essersi finto per gioco un rapinatore.

Anche il secondo scudetto è vinto con un finale drammatico. Viene conquistato in differita, nel senso che nel 2000, i tifosi hanno dovuto attendere in trepidazione, fermi e chiusi nello Stadio Olimpico, le notizie provenienti dal Curi di Perugia dove la Juve, sotto il diluvio, prima di due punti in classifica, perde l’ultima partita 1-0.

Sembra incredibile ma sebbene sia un personaggio minore, è Giuliano Fiorini, il giocatore a cui forse i tifosi della Lazio sono più riconoscenti: nel 1987 realizza in Serie B la rete decisiva per la salvezza della Lazio a pochi minuti dalla fine dell’ultima partita, permettendo alla squadra di salvarsi addirittura dalla retrocessione in C.

Insomma, 121 anni di paradiso ma soprattutto di inferno. Nonostante tutto, e forse in conseguenza di tutte le difficoltà descritte, l’orgoglio laziale resta saldissimo, come una sorta di resistenza senza fine che non conosce la resa a nessuna avversità.

121 ANNI LAZIO: I 10 GIOCATORI PIU’ AMATI DELLA STORIA DELLA LAZIO

10) DIEGO PABLO SIMEONE

Nella Lazio c’erano giocatori come Veron, Almeyda e Sensini. Quella è stata la squadra più forte in cui abbia mai giocato. Iniziai il campionato da titolare, poi ci fu la sconfitta nel derby contro la Roma e da lì giocai solo in Coppa Italia, mentre in campionato solo cinque minuti. Quando entravo però davo tutto. I miei ex compagni mi dicevano “ma come fai ad essere contento di giocare solo cinque minuti?”. Gli risposi “se gioco bene anche solo cinque minuti, poi ne giocherò sei, sette e via dicendo”. Quando sei calciatore non devi preoccuparti troppo dell’allenatore. Un calciatore è un calciatore. L’allenatore ti può far giocare o sostituire, ma non può ignorare le tue qualità”.

9) TOMMASO ROCCHI

Il primo derby non lo dimenticherò mai, era il mio primo anno a Roma e la Lazio non vinceva contro i giallorossi da tanto tempo. Preparammo tutto per vincere, per cambiare lo stato delle cose. Ricordo quando segnai, andai sotto la Curva Nord, in pratica scese tutta giù verso il campo, dissi “adesso si spacca tutto ed entrano qui”. E’ un ricordo indelebile quel 6 gennaio. Cosa ricordo con più piacere del mio periodo alla Lazio? Quel fuoco dentro che accomunava tutta la squadra. Non eravamo i più forti, ma eravamo motivati, determinati, lottavamo su tutti i palloni. Bisogna sempre metterci quel qualcosa in più e noi l’abbiamo fatto. Ed è per questo che qualche soddisfazione ce la siamo tolta!”

8) JUAN SEBASTIAN VERON

I tifosi della Lazio mi scrivono e mi mostrano ancora oggi tanto affetto. Questo mi riempie d’orgoglio. Vuol dire che ho lasciato un pezzo di me a Roma. A casa ho appese foto e trofei di quel periodo alla Lazio. Quelli sono stati anni forti e che rappresentavano la vera essenza del laziale. Il periodo alla Lazio è stato il migliore della mia carriera e non non lo nego, a me piacerebbe tornare. I soldi non contano. Io dico che se la Lazio ha bisogno di una mano e c’è un progetto serio per portarla ai massimi livelli, torno di corsa».

7) Paolo Di Canio

 Essere laziale è qualcosa di speciale, diverso dalla massa. È stato l’istinto a spingermi verso i colori biancocelesti e la passione per l’aquila, un animale affascinante, regale, fiero”.

6) ALESSANDRO NESTA

Il mio legame con la Lazio resterà sempre. E’ stata la squadra del mio cuore, ero prima un tifoso e poi un giocatore. Peccato non sia finita bene ma ho poco da rimproverarmi. Il mio trasferimento al Milan fu molto strano. La mattina mi allenai a Formello, era l’ultimo giorno di mercato, poi scese in campo Cragnotti che mi disse che ero stato venduto al Milan. Non potevo rifiutare, tutti sapevano dei problemi del club, e quella stessa sera mi sono ritrovato nello stadio San Siro di fronte a 60.000 spettatori. E ‘stato traumatico perché non ho nemmeno avuto il tempo di capire cosa stava succedendo. Cragnotti pensava di vendermi già da qualche anno. Il club aveva dei debiti e i nostri stipendi non erano stati stato pagati per sei mesi. Sapevo che prima o poi me ne sarei dovuto andare, ero il giocatore più costoso e dalla mia cessione avrebbero potuto ricavare parecchio. Per questo non mi sento un traditore”.

5) SILVIO PIOLA

120 anni Lazio
121 anni Lazio: Silvio Piola

Aver avuto tra le nostre fila il più grande marcatore di tutti i tempi del calcio italiano è stato un onore. Alla Lazio dal 1934 al 1943, in biancoceleste ha siglato 143 reti in 227 presenze totali: caro Silvio sei stato un’eccellenza, senza eguali ne precedenti”. S.S.LAZIO

4) GIUSEPPE SIGNORI

Alla Lazio ero amato come un re. Non potrò che ringraziare in eterno i tifosi biancocelesti per tutto l’affetto che mi hanno donato nel corso degli anni. Ricordo quella manifestazione che fecero per non farmi andare al Parma. Furono scene che non avevo mai visto per nessuno. Penso che sia stata l’unica volta che una tifoseria scese in piazza in quel modo. Porto quel momento nel mio cuore. Il mio compagno più divertente? Facile, Paul Gascoigne. Con Gazza era impossibile annoiarsi. Pensate che una volta rubò di nascosto il fischietto d’allenamento a Zeman e lo mise al collo di un tacchino. Ecco questo era Gazza. Un pazzo scatenato!

3) VINCENZO D’AMICO

Avrei voluto chiudere con la maglia della Lazio, purtroppo però non è stato possibile. Ma non ho né rimpianti né rancore, perché per me la Lazio è stata tutto e sono legato da un cordone ombelicale a questo mondo folle chiamato Lazio. È difficile spiegare a parole che cosa è la Lazio e cosa significa essere laziali, perché certe cose bisogna viverle per capire. Come è difficile spiegare il segreto di quella Lazio del primo scudetto, di un gruppo diviso in clan che si scannava durante la settimana, di giocatori che nelle partitelle infrasettimanali si picchiavano a volte in modo quasi folle, ma la domenica guai se uno di noi veniva toccato duro o guardato male da un avversario. Partiva Chinaglia per difendere Martini, partiva Re Cecconi per difendere Wilson. E viceversa. La domenica eravamo una squadra. Durante la settimana ognuno per conto suo, spogliatoi divisi al punto in cui uno di un clan non poteva entrare nello spogliatoio ‘nemico’ neanche se gli si rompeva il phon o se era finita l’acqua calda, ma quando l’arbitro fischiava l’inizio della partita, si diventava una squadra”.

2) GIORGIO CHINAGLIA

121 anni Lazio: Giorgio Chinaglia

Di Lazio ci si ammala inguaribilmente”.

1) GIULIANO FIORINI

120 anni Lazio
121 anni Lazio: Giancarlo Fiorini

Quel gol arrivò alla fine, in una mischia. Fu una gara allucinante: sarebbe potuta finire 7-1 o 8-1, eppure facemmo gol solo in quel modo. Non potrò mai dimenticare il portiere del Vicenza, anche se dopo quella partita non ho più sentito parlare di lui. Ci parò tutto, ma poi ci fu il tiro di Giuliano. E poi, le lacrime. Mi ricordo un Olimpico pieno zeppo come al solito, e la spinta decisiva di quel pubblico ci permise di andare agli spareggi e di rimanere in Serie B. Una partita memorabile”. Eugenio Fascetti.

121 ANNI LAZIO: CLASSIFICA MARCATORI ALL TIME DELLA LAZIO: RIUSCIRA’ CIRO IMMOBILE A SUPERARE PIOLA? 

Il presente della Lazio può riassumersi in due nomi: Simone Inzaghi, allenatore ormai pronto per allenare in qualunque palcoscenico capace di valorizzare i biancocelesti come nessuno negli ultimi 20 anni e Ciro Immobile, bomber di razza che alla Lazio ha trovato la consacrazione e la Scarpa d’Oro. Gol dopo gol sta scalando anche le classifiche dei bomber laziali di sempre. La domanda è: riuscirà Ciro a diventare il marcatore più prolifico della storia della Lazio? Andiamo a dare un’occhiata alla classifica generale per farci un’idea.

  1. Silvio Piola 159 gol
  2. Ciro Immobile 150 gol
  3. Giuseppe Signori 127 gol
  4. Giorgio Chinaglia 122 gol
  5. Bruno Giordano 108 gol
  6. Tommaso Rocchi 105 gol
  7. Aldo Puccinelli 78 gol
  8. Fulvio Bernardini 73 gol
  9. Renzo Garlaschelli 64 gol
  10. Goran Pandev 64 gol

 

Paolo Riggio

4 Responses to "121 anni Lazio. I giocatori più amati e le maglie più belle della storia biancoceleste"

  1. michele memmi   9 Gennaio 2016 at 17:56

    La prima squadra della capitale!

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  2. Tommaso Pieri   10 Gennaio 2016 at 19:44

    È un sentimento che va a crescere giorno dopo giorno in chi non è nato laziale. Io riesco a riconoscere un romanista da un laziale già quando parla. Il laziale è diffidente all’inizio, ma quando capisce che persona sei ti dà tutto. Ho vissuto momenti bellissimi, ma anche momenti difficili e i laziali si vedono soprattutto in questo tipo di situazioni. È un popolo che sa cosa significa soffrire.

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  3. Anna Maria   11 Gennaio 2016 at 08:46

    Interessante !

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  4. Andrea   14 Gennaio 2016 at 10:05

    Mi piace! La storia del calcio per capire anche la nostra città

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