Geniali e senza regole: i 10 calciatori più pazzi di sempre

MONDO – Geniali e senza regole. Non la predisposizione, non i risultati e nemmeno il successo bastano da soli per descrivere i calciatori dell’eccesso. È necessario aggiungere qualcos’altro. Eccessi nella vita privata, reazioni esagerate e cinematografiche nei confronti dei tifosi o degli avversari. Ecco i calciatori più pazzi di sempre. 

Ecco a voi i folli del calcio, i calciatori più pazzi di sempre, quelli che se fossero stati meno dediti agli eccessi, avrebbero potuto scrivere la storia ancor più di quanto abbiano fatto. O forse no? Sì, perché è proprio in quella componente di follia che si cela anche la loro unicità e genialità.

In questo articolo, abbiamo raccolto i fuoriclasse e le bandiere che hanno lasciato un segno fin troppo trasgressivo nella storia del calcio, accompagnando però il tutto con memorabili e ineguagliabili giocate.

10) Ronaldinho

L’essenza e l’allegria del calcio, lo spettacolo e la tecnica dovrebbero avere un nome ben preciso. Ronaldinho. Il Gaucho è stato senza dubbio uno dei calciatori più entusiasmanti della storia. Un talento incredibile e un controllo di palla quasi sovrannaturale. Tante luci, Campione del Mondo con il Brasile e d’Europa con il Barca, Pallone d’Oro 2005, ma anche qualche ombra. Nonostante il suo talento smisurato, Ronaldinho è stato al top per 3 o 4 anni, dai 24 ai 28. Prima troppo vanitoso, poi troppo sazio. I talloni d’Achille? La passione per la cucina (arrivò a pesare 93 kg all’Atletico Mineiro), l’alcol e alcune “particolari” feste brasiliane.

9) Paolo Di Canio

Un Bad Boy atipico. I suoi eccessi non riguardavano donne e festini, ma si limitavano quasi sempre sul campo da gioco. Eccessi che però ne limitarono fortemente la definitiva ascesa, partendo dal saluto fascista sotto la curva e proseguendo con la spinta all’arbitro quando militava nello Sheffield (gli costò 11 giornate). Un ribelle sempre e comunque, anche quando si ribellò all’immagine di “Cattivo Ragazzo” che si era costruito in Inghilterra con un gesto di puro Fair Play. Portiere a terra infortunato. L’arbitro non ferma il gioco, ma Di Canio invece di insaccare o tentare di fare gol, raccoglie il pallone e va a sincerarsi delle condizioni dell’avversario. Col suo dribbling immarcabile e la sua tecnica cristallina, avrebbe sicuramente potuto fare molto, molto di più.

8) Adriano

8 minuti per diventare Imperatore. E’ questo il tempo che impiegò Adriano per farsi conoscere al mondo, in una calda serata d’agosto al Santiago Bernabeu nel lontano 2001. Il centravanti brasiliano, appena 19enne bombardò letteralmente la porta difesa da Iker Casillas segnando 2 gol straordinari. Seguirono 2 anni di incredibile impatto sul calcio mondiale, con gol incredibili e giocate maestose. Alcuni lo definivano addirittura “l’evoluzione di Ronaldo”. Mai paragone fu più sbagliato. Con la popolarità arrivarono festini, chili di troppo, prostitute e travestiti, l’alcol, danze sfrenate e amicizie pericolose. Diversi i tentativi di rilancio, ma pochi, pochissimi i risultati. L’ex Imperatore oggi vive nella Favela Vila Cruzeiro, tra le più povere e pericolose di tutta la città ed è costretto a pagare una gang locale per ricevere protezione.

7) Omar Sivori

Provocatorio, irriverente, geniale, irascibile, fuoriclasse. Potremmo riassumere così la grandezza di Omar Sivori, un mostro sacro dalla classe cristallina. Fu il capostipite dei Bad Boy, tutto genio e sregolatezza. Soprannominato “il testone”, fu protagonista di innumerevoli risse sia con la Juventus che col Napoli, atteggiamento che lo rese il principale indiziato della classe arbitrale. Solo un uomo era in grado di placare la sua aggressività: il “gigante buono” Charles, suo compagno di reparto, che non esitava a dargli qualche schiaffone in campo per placarlo. Il suo talento lo rese immenso, il carattere ne limitò la grandezza (fu mandato via dalla Juve proprio per questo), ma, nonostante tutto, la genialità spesso cancella gli aspetti negativi.

6) Mario Balotelli

Il dibattito è aperto. Riuscirà prima o poi, Mario, a far esplodere tutto il suo smisurato potenziale? Un talento, su questo pochi dubbi, che ha attraversato momenti di esaltazione intervallati ad altri di totale difficoltà. SuperMario ha una personalità complessa, di quelle che o le ami o le odi. La frase che spesso accompagna le sue descrizioni è “se solo si comportasse da professionista…”, perché che lo si voglia o no, è impossibile non riconoscere le sue qualità tecniche. Ma è altrettanto impossibile non rimarcare le innumerevoli bravate di cui si è reso protagonista.
Dalla maglia dell’Inter buttata a terra, alla rissa con Mancini in allenamento, dalle foto con in mano fucili e pistole al colpo di tacco sbagliato a porta vuota, dal consumo industriale di sigarette alle freccette lanciate dal balcone ai ragazzi della Scuola Calcio del City. Insomma le celeberrime “balotellate”. Non ce l’hanno fatta con lui  allenatori come in ordine, Mourinho, Mancini, Allegri, Seedorf, Inzaghi, Prandelli e Mihajlovic. Ma il miracolo è sempre possibile.

5) Antonio Cassano

Fantasia, dribbling, assist, tiro e velocità. Antonio Cassano le aveva tutte, ma proprio tutte per diventare il numero 10 del terzo millennio italiano. Ma così non è stato. E il motivo risiede in una parola, coniata apposta per lui: le Cassanate. Un talento ingestibile, fin da giovane. Emblematico il suo ingresso in campo in Ferrari all’allenamento successivo alla sua prima rete con la Roma. Da lì in poi, Cassanate a non finire, tra imitazioni di allenatori e compagni, magliette tirate in faccia all’arbitro con ingiurie annesse e il clamoroso litigio con il presidente della Sampdoria Garrone.
“Se quel Bari-Inter (la partita del suo primo gol in serie A a 18 anni n.d.r.) non ci fosse stato sarei diventato un rapinatore, o uno scippatore, comunque un delinquente. Molte persone che conosco sono state arruolate dai clan. Quella partita e il mio talento mi hanno portato via dalla prospettiva di una vita di merda. Ero povero, ma tengo a precisare che nella mia vita non ho mai lavorato anche perché non so fare nulla. A oggi mi sono fatto 17 anni da disgraziato e 9 da miliardario me ne mancano ancora 8, prima di pareggiare. Cosa farò quando smetterò? Diventerò grassissimo”.

4) Eric Cantona

Monsieur Erik, The King, The Legend. O semplicemente Eric Cantona. Qui più che di sregolatezza potremmo parlare di follia allo stato puro. Cantona è stato uno dei calciatori più famosi degli anni 90′, ma oltre che per la sua immensa classe, è ricordato per le sue follie in campo e fuori. Nel 1989, Erik militava nelle fila del Marsiglia. Durante un’amichevole contro la Torpedo Mosca, gettò a terra la sua maglia dopo una sostituzione e venne sospeso dal club per un mese. Subito dopo il suo rientro, venne sospeso anche dalle competizioni internazionali per aver insultato l’allenatore della Nazionale francese durante uno show televisivo.
Ma il gesto più famoso è indubbiamente il calcio in stile Kung Fu con cui stende un tifoso avversario, reo di averlo insultato. Il risultato? Maxi squalifica e diverse ore di servizi sociali. Il suo carisma però ne uscirà rafforzato. Nel 2001 i sostenitori del Manchester United, la squadra che ne valorizzò di più il talento, lo elessero “Calciatore del secolo” del Club.

3) Paul Gascoigne

“Gascoigne è l’unica star di livello mondiale prodotta dall’Inghilterra dal 1966 ad oggi”. Se lo dice Alex Ferguson – che di campioni ne ha allenati un bel po’ – forse c’è da fidarsi. Gascoigne è un Bad Boy all’ennesima potenza. In confronto a lui i vari Balotelli, Cassano e Cantona sono dei dilettanti.
Centrocampista offensivo capace di sfoderare dribbling in qualsiasi zona del campo, “Gazza” era in grado di operare sia da regista che da seconda punta. Le sue doti tecniche gli consentivano grande precisione negli assist e nei lanci lunghi ed erano accompagnate da un fisico possente che gli permetteva di resistere ai difensori avversari.
Ma la sua follia ne limitò parecchio le prestazioni. Troppi gli episodi che lo hanno penalizzato, quasi tutti da imputare alla sua condotta non proprio irreprensibile, dentro ma soprattutto fuori dal campo. Il meglio di sé (sotto tutti i punti di vista) lo dà alla Lazio a inizio anni 90′. Risse, notti brave, bravate a compagni, allenatori, avversari e arbitri. Vi ricordate quando rubò il cartellino giallo all’arbitro che lo ammonì?
Subito dopo il ritiro dal calcio giocato, la situazione degenerò. Alcool, malattie, centri di recupero, tentativi di suicidio.

2) Diego Armando Maradona

La più grande icona del calcio. Uomo irrequieto, sopra le righe, dentro e fuori dal campo. Vince il Mondiale con l’Argentina nel 1986 in Messico, dove segna il gol più bello della storia del calcio contro l’Inghilterra con una serpentina epocale ben impressa negli occhi di tutti gli appassionati. Classico numero 10, mancino, Maradona era rinomato per l’abilità nel dribbling, la visione di gioco, il passaggio e la poliedricità dei suoi tiri, il tutto eseguito sempre in anticipo, 1 secondo prima degli altri giocatori.
Un leader in campo, amato e idolatrato da calciatori e tifosi, ma è fuori dal rettangolo verde che Diego dà il peggio di sé. Figli illegittimi, amicizie con i camorristi a Napoli, eccessi alimentari (che lo hanno portato al tracollo), ai guai col fisco. E naturalmente la dipendenza dalla cocaina. “Sai che giocatore sarei stato se non avessi tirato cocaina? Che giocatore ci siamo persi! Ci sono un sacco di cose di cui oggi mi sento in colpa dentro di me. Mi possono dire che sto bene o che sto meglio di prima, però nessuno sta dentro di me. Io sono la mia colpa e non posso rimediare”.

1) George Best

Controverso, amatissimo e ancora oggi attuale. Best stato infatti la prima vera star a tutto tondo del mondo del calcio, una sorta di David Beckham o Cristiano Ronaldo dell’epoca, corteggiato da tabloid e sponsor. Insomma genio e sregolatezza, un fenomeno in campo, un playboy fuori.
In frasi come “Ho speso gran parte del mio denaro per donne, alcol e automobili. Il resto l’ho sperperato” o “Nel 1969 ho dato un taglio a donne e alcol. Sono stati i venti minuti peggiori della mia vita” è raccolta tutta la filosofia di vita di George Best.
Il filo conduttore della sua vita è rappresentato dalle donne. Tante, forse troppe. Una passione dietro l’altra. “Che cosa posso fare– diceva Best- se mi saltano addosso?”. Veniva soprannominato il “quinto Beatle” per il suo look simile a una rockstar e per l’attrazione verso gli eccessi. Ha avuto due mogli ma gli sono stati attribuiti decine e decine di flirt, tra i quali sette con donne che avevano conquistato il titolo di miss mondo.
Ma sarebbe ingiusto parlare solo di Best inteso come icona pop anni 70. George è stato uno dei calciatori più forti di tutti i tempi.
Dotato di un dribbling incredibile, il suo stile di gioco comprendeva velocità, equilibrio, abilità palla al piede e una grande facilità nel superare i difensori.
Il suo palmares, nonostante una carriera molto breve è incredibile: 1 Champions League (vinta grazie a un suo gol in finale contro il Benfica di Eusebio) 1 Coppa d’Inghilterra, due Charity Shield e, ciliegina sulla torta il già citato Pallone d’Oro 1968.

Paolo Riggio

2 Responses to "Geniali e senza regole: i 10 calciatori più pazzi di sempre"

  1. Antonio Bramclet
    Antonio   25 Ottobre 2016 at 08:04

    Bell’articolo. Però credo che manchi un nome: Garrincha, dribblomane come Best; fisico sgraziato; sfiga cosmica.

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  2. Paolo Riggio
    Paolo Riggio   25 Ottobre 2016 at 13:29

    Si sono d’accordo. Ho cercato di inserire maggiormente i personaggi piuù recenti ma sicuramente Garrincha meriterebbe un posto tra i talenti più sregolati di sempre!
    Oltre ad essere uno dei calciatori brasiliani più forti di ogni epoca, fu un personaggio a dir poco estroso e facile agli eccessi. Eccessi che lo portarono alla morte all’età di 49 anni in condizioni di miseria.

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