Il Calendario Pirelli 2016 celebra le donne di successo

Il Calendario Pirelli 2016 celebra le donne di successo

Accidenti che sorpresa ci relega il Calendario Pirelli !

La 44a edizione del Calendario Pirelli, The Cal, come viene chiamato in tutto nostro decadente mondo occidentale, quest’anno non sarà un’esplosione di bellissimi corpi e volti femminili, ritratti da fotografi raffinati e colti che ci permetterà di ammirare senza troppi sensi di colpa, dato lo stile “Soft Porn” e la raffinatezza estetica, le nuove dee della bellezza della cultura pop. Infatti, quest’anno il Calendario Pirelli 2016 è dedicato alle donne di successo, che hanno ottenuto però quel successo non con la loro irresistibile bellezza ma semplicemente con il loro talento nei campi più disparati. Basta elencare i loro nomi per capire il taglio completamente diverso: 13 le donne protagoniste, peraltro donne dai 19 agli 82 anni (un altro tabu rimosso), ognuna, a suo modo, speciale e influente nella società di ieri o di oggi: dalla cantante Patti Smith a Yoko Ono, dalla tennista Serena Williams a Yao Chen, prima ambasciatrice cinese dell’UNHCR, e poi Kathleen Kennedy presidente della Lucasfilm (il nuovo Star Wars in uscita nelle sale si deve in buona parte a lei), Agnes Gund, collezionista d’arte e presidente del MoMa, Natalia Vodianova, top model russa ma qui inserita perché fondatrice dell’organizzazione filantropica Naked Heart Russia, l’attrice comica e cicciottella Amy Schumer, la giovanissima blogger Tavi Gevinson, l’artista iraniana Shirin Neshat, l’opinionista Fran Lebowitz e la presidente di Ariel Investment Mellody Hobson.

Qual è l’operazione del Calendario Pirelli che Annie Liebovitz, fotografa di primaria importanza nel panorama internazionale, giunta al successo giovanissima negli anni ’70 per aver ritratto sulla rivista “Rolling Stones” le maggiori star del rock, Stones compresi, per poi passare alle testate Vanity Fair e Vogue per le quali ha immortalato le personalità più influenti del jet set e del mondo dei media ha messo in scena con i suoi scatti?

La Leibovitz ha messo al centro il successo e il potere delle donne nel mondo. Pochi i nudi, tutti volontariamente imperfetti. Donne in quanto tali. Donne con una storia da raccontare.

Pertanto, niente fantastiche “Bond Girl” quest’anno, niente Cindy Craford ritratta da Herb Ritts nel 1994, niente Naomi Campell ritratta da Avedon nel 1995, neanche gli indimenticabili bianchi e neri di Lagerfeld del 2011, niente Kate Moss nella versione coloratissima dell’italiano Mario Sorrenti e nemmeno Eva Herzigova fotografata da Bruce Weber.

Quest’anno la nostra attenzione sarà catturata da Serena Williams con la sua forza e il suo carisma, dalla prorompenza di Amy Schumer, dall’ estrosa e complessa personalità di Yoko Ono e dalla profondità inquietante dello sguardo di Patti Smith.

Nel presentarvi questo nuovo modo di fare il calendario Pirelli, ci vengono in mente 2 altre proposte in controtendenza con i calendari più diffusi (di cui noi di MyWhere abbiamo già trattato!). Stiamo parlando del calendario INAREA e del  calendario Ied- Buffetti 2016.

Foto gentilmente concesse dalla Fondazione Pirelli.

Calendario Pirelli 2016

L'Editore

3 Responses to "Il Calendario Pirelli 2016 celebra le donne di successo"

  1. Lamberto Cantoni
    Lamberto   18 Dicembre 2015 at 14:21

    Concordo con l’autrice e aggiungo la mia adesione alla strategia d’immagine scelta dai responsabili del cal per questa edizione.
    Un calendario di grandi donne e non solo di sex symbol mi è parsa un scelta opportuna.

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  2. Antonio Bramclet
    Antonio Bramclet   18 Dicembre 2015 at 14:24

    Okey, okay viva le donne intelligenti e di successo. Ma speriamo sia solo un intermezzo. Per me the Cal sarà sempre la fiera delle più sexy del reame.

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    • Fabiola Cinque
      Fabiola Cinque   29 Dicembre 2015 at 10:28

      Credo che anche l’editore, anche se l’ha scritto velatamente, desideri che the Cal Pirelli torni quello della magica sensualità nota a tutti. Per quanto mi riguarda, preferirei sia belle che intelligenti, e certo Yoko Ono non rappresenta un icona per me…

      Rispondi

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