Michael Cimino, un tributo a un grande regista

Michael Cimino, un tributo a un grande regista

Michael Cimino è morto. Si è spento un grande regista autore di storiche pellicole, non tante per la verità. Autore atipico, esaltato ma anche ferocemente criticato non solo sul piano professionale ma anche personale. Michael Cimino era sì calato nel mondo del cinema, ovviamente, ma allo stesso tempo ne era in disparte, poco aveva a che vedere lui con  un sistema che al pari di una grande industria, pone l’accento più sul prodotto appetibile, di facile consumo e dai larghi margini.
Di origini italiane Michael Cimino era nato il 3 Febbraio di 77 anni fa a New York. Formazione sui generis la sua, ma di sicuro formativa: un diploma alla Westbury High School, di Long Island, una laurea in Arti Grafiche alla Michigan State University di East Lansing, conseguendo poi un dottorato in discipline artistiche presso la prestigiosa Yale University. Al pari del cursus accademico, ci sarà un’altra esperienza amaramente “formativa” ovvero quei sei mesi trascorsi in Vietnam durante la guerra e che in un certo modo lasceranno un’impronta sul regista italo-americano.
Non un regista per vocazione, spesso si legge di come Michael Cimino alla direzione fosse “arrivato tardi”, senza però considerare che un regista che alla direzione arrivi “presto” difficilmente potrebbe creare opere intense, complesse, attente al particolare o della durata come quelle da lui dirette. Michael Cimino però non era solo un regista bensì un  artista a 360° potesse piacere oppure no era stato anche uno scrittore, uno sceneggiatore, un musicista ma anche un produttore,  un pittore che non aveva mai smesso di dipingere i suoi quadri esponendo in gallerie sempre più note e prestigiose. La pittura infatti è la cifra stilistica per quei grandi affreschi viventi che soprattutto i suoi film più colossali come Il Cacciatore o I Cancelli del  Cielo si caretterizzano.
Il Cacciatore (The Deer Hunter nella versione originale ndr) incentrato sulla guerra del Vietnam e la devastazione che causò in chi vi prese parte è stata la sua seconda pellicola,  la prima Una calibro 20 per lo specialista (Thunderbolt and Lightfoot nella versione originale ndr) era  uscita nel 1974. Il Cacciatore   è stato anche il suo maggior successo di pubblico tanto da venire inserito nel 1996 nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Vincitore nel 1978 di ben cinque premi Oscar, fra i quali la più che lusinghiera doppietta per il miglior film, il suo e la miglior regia, ancora la sua.

“It’s not about the rightness or the wrongness of the war of this or that. It could be any conflict at any time, but it deals with the impact on the people who go to war and on the people who stay behind — the wife, the kids, friends, etc. It’s the impact of trauma, the trauma that war inflicts inevitably.” (M. Cimino)

Un  successo e un approvazione tale, quelli ottenuti grazie alla pluri premiata pellicola, utili a fargli avere carta bianca sull’opera successiva che invece non fu così fortunata. Negli USA fu  definita senza riserve dalla critica americana di allora un “unqualified disaster”,  sicuramente troppo controversa, scomoda e profetica insieme, sebbene racconti  un passato che nelle linee è tuttora attuale. I cancelli del Cielo (Heaven’s Gate, nella versione originale ndr) ad arbitrario giudizio di chi scrive è forse l’opera che più gli assomiglia ed è un capolavoro: troppo in anticipo sui tempi,  per i suoi connazionali, troppo in ritardo sui nostri poiché se la Storia non si ripete, si vede  invece come i massacri e i genocidi siano sempre un deja-vu. Sarà però a Venezia che trent’anni dopo Cimino si prenderà quella rivincita su quei critici demolitori. Dopo aver tagliato e rifatto un po’ il maquillage alla pellicola,  I cancelli del Cielo fu salutata come un tripudio.
I film che seguirono furono  di medio o non così significativo successo malgrado i cast stellari a interpretarli.
Il 1984 vede la collaborazione De Laurenti-Cimino con L’anno del dragone (The Year of the Dragon nella versione originale ndr) interpretato da Mickey Rourke qui nei panni di un poliziotto un po’ sceriffo ed ex veterano del Vietnam.
Il siciliano  (The Sicilian nella versione originale ndr) del 1987 , racconta la figura del bandito Salvatore Giuliano, interpretato da Christophe Lambert.
Nel 1990 Michael  Cimino ritorna con Ore disperate (Desperate Hours nella versione originale) un remake di un film del 1955 di William Wyler, a suo tempo interpretato dal grande Humphrey Bogart. Di nuovo la presenza di Mickey Rourke, in compagnia di Sir  Anthony Hopkins, a sua volta interprete di un reduce del Vietnam.
Verso il sole, (The Sunchaser nella versione originale ndr) del 1996, rappresenta invece il suo addio, un commiato del regista dal cinema.
Salvo contare l’apparizione di Traduzione non richiesta (No Translation Needed nella versione originale ndr)  nel 2007, in  Chacun son cinéma, film a episodi ideato e prodotto da Gilles Jacob per festeggiare i 60 anni del Festival di Cannes, quel ventennio dall’ultima pellicola ad ora è stato un esilio piuttosto lungo da smaltire per un creativo visionario come lui era, con tante idee e copioni nella “stanza”.

R.I.P. Maestro Cimino

Daniela Ferro

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