VENEZIA – Grande successo alla Mostra del Cinema di Venezia con 7 minuti di applausi per il film “Campo di Battaglia” di Gianni Amelio, con Alessandro Borghi, Gabriel Montesi e Federica Rosellini. E’ una delle 5 pellicole italiane in concorso per il Leone d’oro in uscita al cinema dal 5 settembre.
Gianni Amelio per il suo “Campo di Battaglia”, si è liberamente ispirato al romanzo “La sfida” di Carlo Patriarca,. Il suo è un film «sulla guerra e non di guerra», come tiene a precisare il regista, Leone d’Oro nel 1998 per “Così ridevano”, che ha volutamente evitato scene forti di bombe e combattimenti, puntando sulle emozioni per scuotere le coscienze.
Campo di Battaglia di Gianni Amelio
Ambientato nel 1918, alla fine della Prima guerra mondiale, racconta la vita dei soldati che ogni giorno arrivano dal fronte in un ospedale da campo. Gli invalidi più gravi si mandano a casa, gli altri invece rispediti in guerra. Molti di loro si sono procurati le lesioni da soli, sono disposti a qualsiasi espediente pur di non tornare a combattere. Lo sanno bene i due ufficiali medici che lavorano nello stesso ospedale militare.
Si conoscono dall’infanzia, sono stati compagni di corso all’università. Adesso, però, sono divisi da due opposte visioni: in Giulio (Alessandro Borghi) prevale l’umanità e la solidarietà e compie tentativi disperati, peggiorando volontariamente in segreto le condizioni dei feriti più gravi, per evitare che tornino al fronte verso una morte certa. Stefano invece (Gabriel Montesi) è pervaso da una inflessibile e ottusa intransigenza patriottica e insiste per rimandare dei veri e propri disabili in guerra.
I due sono divisi anche dall’amore per la stessa donna. Il film, soprattutto nella prima parte, è coinvolgente ed emozionate e pone domande e riposte difficili. La seconda parte invece si concentra sull’arrivo del flagello della febbre spagnola, con evidenti rimandi e similitudini con la recente pandemia e la ricerca spasmodica di una cura a un virus, da parte di Giulio che è prima di tutto un biologo.
Un’opera cruda, ma profondamente umana
Il risultato è un’opera forse non perfettamente in equilibrio, divisa tra il conflitto armato e l’avanzare della terribile malattia. Una pellicola cruda e asettica, ma anche profondamente umana. «La prima guerra mondiale è stata un massacro di innocenti” ha affermato Amelio ,”Forse è stata l’ultima guerra che si è combattuta corpo a corpo, soldato contro soldato. Erano ragazzi che venivano da qualunque parte d’Italia e non si capivano neanche fra di loro quando parlavano, perché parlavano dialetti diversi”.
Girato in Friuli Venezia Giulia, prodotto da Kavac Film con Rai Cinema e grazie al contributo di Friuli Venezia Giulia Film Commission, inevitabilmente “Campo di battaglia” rimanda all’attualità. «Non ci ho pensato, quando lavoro a un film lo devo sentire nelle viscere, non parto mai da qualcosa a tavolino. Oggi le immagini di guerra ci vengono propinate tutti i giorni dalla tv — commenta il regista — e sembrano quasi irreali perché siamo tutti saturi. Siamo tempestati da immagini di morti e non ci sono solo a Gaza o in Ucraina. Il nostro eterno desiderio di sopraffazione mi tormenta da sempre”. Alla fine, guardando il film sono più le domande che le risposte, è questo che vuole Amelio:”Non si tratta di dire sono contro la guerra, è una ovvietà, lo siamo tutti, qui si va su una sottilissima linea di scelte etiche, di relatività sul giusto e sbagliato”.
foto Martina Dal Piano per MyWhere©
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