VENEZIA – Il Festival del Cinema di Venezia ha emesso i suoi verdetti e per i cinque film italiani in concorso è tempo di bilanci. Tra questi c’è “Queer” di Luca Guadagnino, uno degli autori italiani più acclamati e apprezzati dal pubblico internazionale.
Queer a Venezia 81 ha ricevuto un grande apprezzamento dal pubblico. La pellicola, presentata in anteprima, pur non convincendo fino in fondo la giuria, ha ricevuto 10 minuti di applausi e i complimenti speciali di Pedro Almodovar, che ha voluto assistere alla prima del film, fresco vincitore del Leone d’oro per il suo “The Room Next Door”.
Certo “Queer” è un film decisamente anticonvenzionale estraniante, che ha scosso il pubblico e spinto alcuni critici a definirlo un viaggio indecifrabile. «Ho voluto indagare chi siamo noi quando stiamo da soli, a prescindere da chi amiamo», ha rivelato il regista al Lido.“Quando lessi il libro di William Burroughs avevo 17 anni e volevo cambiare il mondo con il cinema. Così ho deciso di portare questa storia sul grande schermo: il mondo immaginato dall’autore del romanzo doveva prendere vita nel mio mondo visivo. Il film parla d’amore, ma anche di quell’idea di sé che interroghiamo quando siamo soli: chi siamo? chi stiamo cercando?”.
Queer a Venezia 81
Sceneggiato da Justin Kuritzkes, il film è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo cult di William S. Burroughs, autore celebrato e tormentato scrittore della Beat Generation. Racconta dell’amore tra un americano,espatriato in New Mexico negli Anni Cinquanta, che si innamora di un giovane studente. Protagonisti Daniel Craig, Drew Starkey e ancora tra gli altri Lesley Manville, Jason Schwartzman, Henrique Zaga. Inevitabile il clamore suscitato dalla scelta spiazzante di Guadagnino di affidare il ruolo principale, in un film con scene di sesso omosessuale esplicito, all’ex 007 Daniel Craig, che si dimostra ampiamente convincente e coinvolgente.
“Avevo da molto tempo intenzione di lavorare con Luca Guadagnino e questo è il tipo di film che voglio vedere e fare, soprattutto per la sua natura impegnativa”, ha detto Daniel Craig. “Nel processo di ricerca ho guardato molte interviste di William Burroughs, che sembrava così profondo e misurato. Se cercavo un ruolo con tutte le cose che volevo fare, questa le ha soddisfatte tutte.” Guadagnino è riuscito a realizzare il suo sogno di fare un film su un romanzo che ha profondamente segnato la sua adolescenza e con cui ha voluto “cercare l’umanità anche nelle zone più oscure”.
Una pellicola d’amore
Un film che però è “nato dalla gioia” e che, al di là di alcune scene forti, intende raccontare una grande storia d’amore romantica. Quella di un’attrazione, quasi fatale, tra un uomo adulto e un ragazzo, che scoprono di amarsi, man mano che la loro conoscenza va avanti, quella di uno scrittore americano che passa le sue giornate quasi sempre nei locali gay della piccola comunità americana a bere e andare a letto con chi capita. Ma l’incontro con Eugene Allerton (Drew Starkey), giovane studente appena arrivato in città, lo fa innamorare.
La prima parte del film, grazie all’abilità stilistica di Guadagnino e a una potente colonna sonora (da Prince ai Nirvana e Verdena) risulta molto coinvolgente ed emozionante,nel seguire la lenta discesa nell’abisso del protagonista, tra solitudine, dipendenze da droghe e alcol. A suscitare maggiori perplessità è la seconda parte, profondamente psichedelica e onirica, che pur essendo misteriosa ha convinto meno la critica, riscuotendo applausi più tiepidi alla proiezione per la stampa. Alla fine, il responso della stampa nazionale e internazionale in attesa dell’uscita ufficiale nelle sale cinematorafiche, sembra essere quello di un capolavoro mancato. Un viaggio spiazzante ed affascinante, estremo e tormentato di un grande regista, un film non facile, a cui manca qualcosa, forse, del romanzo inquietante cui si ispira.
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