Alchemy

Alchemy

EuropAuditorium 30 Gennaio. Un teatro molto affollato presente in sala Cagli per assistere ad “Alchemy”, ultima fatica di Moses Pendleton, coreografo e fondatore dei leggendari Momix, forse la più famosa compagnia di danzatori al mondo.
La grande sfida viene vinta anche questa volta: presentare uno spettacolo diverso dai precedenti ma, soprattutto, ben dissimile da ogni altra tipologia coreutica che lo spettatore potrebbe fruire in questo momento e altrove. Probabilmente, in “Alchemy”, l’aspetto illusionistico e anche il tratto di virtuosismo “acrobatico” pur comunque presente, lo è però in modo minore – se confrontato con i precedenti spettacoli – per lasciare spazio, questa volta, alla poesia del movimento, enfatizzata poi da questo connubio di luce, colore, suono, attraverso la musica bellissima e la fluidità resa ed enfatizzata insieme anche dai costumi, a rendere unico questo spettacolo così multimediale. A fronte di tutto però, resta centrale e indiscutibile la bravura dei suoi danzatori.
momix_paginaL’argomento ci ripropone i quattro elementi primordiali: Acqua, Terra, Fuoco ed Aria, ma come renderli (poiché la corporeità dei ballerini stessi è comunque lo si voglia) materia?
La risposta ci viene fornita durante lo svolgimento dell’evento. Settantacinque minuti circa senza intervallo alcuno, dove lo spettatore viene catturato dal vortice della narrazione, subendone il fascino che lo porta a riscoprire la grandezza di tutto ciò che giornalmente ha e abbiamo sotto gli occhi. Con lo sguardo attento di chi non tanto guarda solo, ma anche vede, ad opera di Pendlelton, l’alchimista, credo, deve essere per forza lui, non tanto Paracelso, il cui enorme ritratto campeggia sullo schermo ad inizio spettacolo!
E’ lui che riesce a far scaturire tutta questa forza – attraverso i suoi bravissimi danzatori – dove i quattro elementi sono tesi a enfatizzare il bisogno e l’urgenza dell’equilibrio armonico per un’esistenza tesa a una sorta di benessere olistico.
Ecco quindi esplorare le mille possibilità di trasformazione di una goccia d’acqua, il movimento nell’oscurità sotterranea delle radici in moto per raggiungerla; la forza purificatrice del fuoco reso vitale da questi drappeggi e dall’intrecciarsi insieme delle figure. Corpi fluttuanti pur nella loro cinestesia che riescono a dare la perfetta sensazione dell’aria (preso forse a prestito lo shakespeariano Ariel di “The Tempest”?), con i loro movimenti e sospesi a mezz’aria, frutto delle attrezzature teatrali impiegate ma con la complicità delle luci, in grado di celare mentre in realtà non celano affatto, consapevoli però dell’indiscutibile loro forza persuasiva.
Alchemy_MaxPucciarello (1)Uno spettacolo-danza difficile a volte da interpretare o raccontare linearmente, nella sua affascinante criticità; in questo caso quindi un linguaggio che parallelamente a quello alchemico è doppiamente criptico per i non iniziati, ma comunque in grado di rapire ed esaltare lo spettatore, senza “se” e senza “ma” che è proprio ciò che conta. L’alchimia dell’arte e della grande danza all’unisono: ecco come si riesce a trasformare il piombo in oro!
Il pubblico tutto questo l’ha comunque afferrato molto bene, dato l’entusiasmo dimostrato nel congedare gli artisti.

Daniela Ferro

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