SPOLETO – Presentate alla stampa il 25 febbraio 2019, nel Deposito di Santo Chiodo, nove opere d’arte delle chiese della Valnerina tornate al loro antico splendore dopo il terremoto che ha colpito l’Umbria e le Marche nel 2016. Così parte del patrimonio storico-artistico dell’Umbria rivede la luce.
Insieme ai restauratori, durante la mattinata al Deposito regionale di Santo Chiodo per la protezione delle opere d’arte, sono stati presenti il Soprintendente all’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, Marica Mercalli, l’Arcivescovo della Diocesi di Spoleto – Norcia, Renato Boccardo, il Sindaco di Norcia, Nicola Alemanno, il Sindaco di Cascia, Mario De Carolis, l’Assessore alla Cultura del Comune di Norcia, Giuseppina Perla, il Presidente di Cultura Italiae, Angelo Argento, il Presidente della Fondazione CittàItalia, Alberto Improda, il Segretario Generale della Fondazione CittàItalia, Ledo Prato, e il Presidente di We the Italians, Umberto Mucci. Il restauro è stato possibile anche grazie a una donazione promossa e organizzata dalla Fondazione CittàItalia, in collaborazione con Cultura Italiae e We the Italians.
Le opere sono:
Tela Madonna di Costantinopoli proveniente dall’Abbazia di S. Eutizio a Preci.
Scultura lignea della Madonna del Rosario (sec. XVI) proveniente dalla chiesa di S. Martino a Legogne di Norcia.
Restauro a cura di Federica Di Bonaventura
Crocifisso in legno proveniente dalla chiesa di San Pellegrino a San Pellegrino di Norcia.
Tabernacolo ligneo Madonna di Loreto proveniente da S. Leonardo di Montebufo di Preci.
Restauro a cura di Estia srl
Tabernacolo Eucaristico ligneo (sec. XVIII) proveniente dalla cripta della Basilica di San Benedetto da Norcia a Norcia
Restauro a cura di Daniela Montaldo
Tabernacolo a muro dipinto (secc. XV-XVI) proveniente dal museo dell’Abbazia di S. Eutizio a Preci.
Restauro a cura di Paolo Pettinari
Coperchio di Fonte Battesimale della chiesa di San Marco di Norcia.
Restauro a cura di Roberto Saccuman
Scultura lignea policroma San Procolo (sec. XVI) chiesa di San Procolo ad Avendita di Cascia.
Restauro a cura di Carnicelli Dario & Figli
Scultura lignea policroma S. Antonio Abate (sec. XVI) proveniente dalla chiesa dei SS. Ansovino e Carlo Borromeo a Pescia di Norcia.
Restauro a cura di Jacopella Rughini
Il progetto è stato coordinato dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, che ha accolto la proposta della Fondazione CittàItalia di contribuire al finanziamento del restauro di alcune opere salvate dalle macerie delle chiese della Valnerina, colpite dal terremoto del 2016. È grazie alla sensibilità della Fondazione CittàItalia che si può così mettere un ulteriore tassello nel quadro di recupero del patrimonio storico-artistico dell’Umbria, gravemente danneggiato a seguito del sisma, con l’intervento di esperti restauratori che operano sul territorio.
Le operazioni di restauro hanno preso avvio nello scorso mese di aprile, con una prima fase conoscitiva e di documentazione diagnostica, seguita dagli interventi complessivi che hanno anche prodotto in alcuni casi la rimozione di tutti gli approssimativi e invasivi strati di ridipintura che si sono susseguiti nei secoli. La Fondazione CittàItalia ha sostenuto il progetto con una donazione di circa 40.000,00 euro.
“Dopo i restauri finanziati a L’Aquila, la Fondazione CittàItalia – ha dichiarato il Presidente Alberto Improda – grazie alla collaborazione di organizzazioni e singoli donatori, ha inteso sostenere la rinascita dell’Umbria a partire dal suo patrimonio culturale così gravemente danneggiato. Un particolare ringraziamento va alla Soprintendenza dell’Umbria, alle Amministrazioni locali, alle Autorità religiose e ai restauratori che oggi consegnano a nuova vita opere altrimenti destinate ad un progressivo deterioramento. Per quanto nelle nostre possibilità, continueremo a sostenere l’impegno delle comunità locali per restituire alla pubblica fruizione i segni distintivi della loro identità culturale e religiosa.” “È questa una ulteriore prova – secondo la Soprintendente dell’Umbria Marica Mercalli – che nei momenti di emergenza si uniscono le forze vive della collettività nel difficile compito di salvaguardia del nostro patrimonio e i confini tra attività delle pubbliche istituzioni e attività di associazioni private cadono per lascare spazio solo a un comune e condiviso lavoro”.
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