Mirella Freni, una diva normale

Mirella Freni, una diva normale

MODENA – La scomparsa del soprano Mirella Freni (all’eta di 84 anni), avvenuta il 9 febbraio 2020 dopo una lunga malattia degenerativa è stata resa nota con profonda tristezza da Jack Mastroianni, suo manager di una vita. Una delle grandi artiste della seconda metà del ‘900, la Freni si è spenta nella sua casa di Modena circondata dai suoi familiari. Una donna piccola, molto positiva e ottimista. Un caso raro di grande artista mossa unicamente da pulsioni costruttive, a dispetto di quella distruttività che sempre disturba chiunque sia creativo. E’ riuscita ad essere unicamente vitale e a trasferire il suo ottimismo nel canto.

Amo la voce da sempre. E’ lo strumento musicale più affascinante che esista. E’ l’unico vivo. Sei tu, nasce e cresce con te, e dipende solo dalla tua intelligenza, dalla tua sensibilità, dal tuo mondo emotivo”. Così ci disse di getto Mirella Freni quando l’incontrammo per la prima volta nel lontano 1990 nella sua bella casa di piazza san Babila.

Karajan di lei diceva: “È un’artista incantevole e di commovente espressione, che ha saputo conservare la bellezza e il candore del suo canto e la stupefacente sicurezza del primo giorno”. La grande intesa artistica non ha mancato di suscitare gelosie e qualche pettegolezzo, si arrivò a dire che Karajan per facilitarla ritoccasse le partiture. “Devo molto a Karajan mi ha aiutato a sviluppare le mie possibilità vocali, e mi ha dato un grande coraggio. Io ero eccessivamente prudente nell’affrontare nuovi ruoli, lui mi ha spinto a interpretare nuovi personaggi”. Ma forse la verità è che quando un grande direttore incontra un cantante valido viene sempre fuori qualcosa di buono.

La Freni ha sempre amministrato la sua carriera con una gestione severa e prudente, cosa rara nell’ambiente operistico, creandosi un repertorio calibrato, quasi senza passi falsi. “Bisogna essere prudenti con la voce, bisogna aspettare che maturi, seguirla sempre e non precederla mai. Dicono che sono troppo pavida, ma io so bene che, specialmente dopo un successo, arrivano immancabili proposte lusinghiere, pericolose ed allentanti allo stesso tempo. Quello è il momento più difficile, il più duro, quando bisogna dire di no. Posso dire di non aver mai ceduto a tentazioni di questo tipo grazie forse alla mia testa dura. A dir la verità, per me il segreto per curare la voce senza sfruttarla e quindi per assicurarle una vita lunga è non esaurirsi completamente, ma saper conservare un po’ di riserva, non consumare tutte le potenzialità”.

Carattere forte, disciplina, prudenza e intelligenza, poi  fondamentale la tecnica di canto. “Una tecnica giusta conserva l’efficienza delle corde vocali, crea il timbro e soprattutto insegna al cantante a non precedere la voce con l’ambizione, ma a seguirla con lo studio. Sono tremenda con me stessa, non mi perdono nulla: bisogna usare il cervello e non permettere che venga stordito dal successo”.

Nella prima parte della sua carriera Mirella Freni rifulge in personaggi lievi e agili, spesso paesane leggermente maliziose cui bene si adatta la sua voce cristallina, la sua avversione al sentimentalismo, la sua fragilità apparente. La duttilità vocale e la maturità le hanno poi consentito di infondere una freschezza nuova ed insolita a personaggi altamente drammatici e regali. In tutti i casi, le sue interpretazioni non sono mai esasperate, mai <veriste>, ma naturali, letteralmente liriche, delicate e incisive al tempo stesso. Sempre conservando la sua tipica spontaneità ariosa e custodendo la trasparenza del timbro, con il tempo ha acquistato fierezza, fibra drammatica, forza e passionalità. “La sensibilità interpretativa coincide con la sensibilità personale dell’artista, con il suo carattere. Quando si è sul palcoscenico si è soli e deve scattare qualcosa che ti permette di decollare con la musica”.

Nello spettacolo dal vivo che rimbalzo fa il pubblico sull’interprete in palcoscenico? “Il pubblico ha funzione di specchio, ti rimanda quello che gli dai. Il momento più esaltante è quando si riesce ad essere tutti insieme, cantanti, orchestra direttore, masse: quando tutto funziona scatta come una magia che avvince il pubblico e lo trascina perché anche lui avverte qualcosa di prodigioso e raro. Nell’opera tutto deve andare bene, anche il più insignificante particolare di contorno”.

Mirella Freni è stata un’interprete rivoluzionaria di Mozart: per la prima volta da decenni si sono potute riascoltare le bellissime parole dei testi, capolavori letterari ben degni della musica, con una pronuncia, un brio e un sapore finalmente italiani. Nelle popolane mozartiane (Susanna, Zerlina) ha dosato la materialità della pratica quotidiana e l’immaterialità di emozioni e sentimento, che sono poi le impronte più distintive della sua emilianità. “Devo confessarvi però la mia predilezione per Puccini dove ogni nota e ogni parola sono intimamente legate all’interpretazione”.

Invidia le sue colleghe del passato a cui i compositori cucivano addosso le parti secondo le loro qualità vocali?

Certo! Tutte le parti del repertorio operistico sono state scritte pensando ai registri migliori di chi le avrebbe poi cantate. Oggi siamo noi a doverci adeguare. Allora se il cantante aveva qualche problema il compositore cambiava la partitura…una bella fortuna! E’ una situazione paragonabile alla differenza tra l’alta moda e il prêt-à-porter: ci troviamo di fronte a bellissimi abiti già confezionati che dobbiamo adattarci. Qualche volta, però, miracolosamente, troviamo che ci vanno a pennello”.

Negli ultimi decenni il regista è diventato l’artefice di ogni iniziativa innovatrice e il responsabile dell’adattamento dello spettacolo operistico al gusto contemporaneo. In Mirella Freni la bellezza naturale della voce si unisce a una espressività scenica completa. Il suo gesto è sempre misurato, per nulla enfatico o gigionesco. E’ capace di infondere significato al più piccolo gesto drammatico e spirito a ogni gesto comico. Sta sul palcoscenico con grande naturalezza, grazia spontanea e soprattutto calma. “Ho avuto la fortuna di lavorare con Visconti, Strehler, Zeffirelli, Vilar, Ronconi, Barrault, Ponnelle. Sono state scuole diverse che mi hanno insegnato moltissimo. I problemi, e grossi, li hanno i registi cosiddetti rivoluzionari. Tutte quelle stranezze tirate per i capelli, appiccicate in modo arbitrario: non è così che si modernizza la lirica. I capolavori non hanno nessun bisogno di manomissioni, solo eventualmente di qualche ripulitina dalle prassi e consuetudini di un gusto ormai lontano. Si può essere moderni senza sacrilegi e senza dover stupire a tutti i costi. La voglia di dare scandalo può venire solo a chi, secondo me, o non ama l’opera o non la capisce”.

Cantare è difficile molto più di quanto normalmente s’immagini. La difficoltà maggiore sta forse nell’imperativo di una costante riflessione sui mezzi e sulla musica. Quando si ascoltano voci dotate di un’emissione naturale, bisogna ricordare lo sforzo fisico, psicologico e attentivo che è sempre alla base del canto lirico. La bravura del cantante sta proprio nell’ammantare di spontaneità e naturalezza il complesso artificio su cui tutto è basato.

Mirella Freni ci è apparsa immune da conflitti, che non fossero quelli umani della quotidianità che lei custodisce e difende da ogni inquinamento proveniente dal mondo artificioso del successo. E’ davvero la dimostrazione che la primadonna è tale per la sua arte e non per la sua presunzione. Aver soffocato la presunzione è per Mirella Freni la prova più lampante della sua grinta, della sua determinazione a fare arte come lei la intende, e per la quale è tanto amata.

Questo incontro è estratto dal volume L’opera in Italia di Silvia Camerini Maj e Martino Ragusa, Cappelli Editore, 1991

Diritti foto in homepage: Ken Howard

 

Questo articolo è scritto da Silvia Camerini Maj e Martino Ragusa.

Silvia Camerini Maj

6 Responses to "Mirella Freni, una diva normale"

  1. Lamberto Cantoni
    Lamberto Cantoni   12 Febbraio 2020 at 15:58

    Bello fino alla commozione. Complimenti.

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  2. Cinzia   12 Febbraio 2020 at 18:48

    Ma come mai tutte queste eccellenze della lirica a Modena? C’è una scuola particolare? Lei cantava anche con Pavarotti? Grazie

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    • Silvia Camerini Maj   13 Febbraio 2020 at 19:12

      Mirella Freni è cresciuta con Luciano Pavarotti, fin da neonati avevano in comune la stessa balia da latte, forse è da lì che hanno assorbito il talento musicale. Hanno cantato tanto assieme ed era un vero incanto ascoltarli. Consiglio su tutto La Bohème diretta da Karajan. Modena non ha una scuola lirica particolare, io direi piuttosto che tutta l’Italia ha e ha sempre avuto nel suo DNA l’inclinazione all’opera: è notoriamente il Paese del Melodramma

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  3. Luciano   12 Febbraio 2020 at 18:50

    Bellissimo questo ricordo di una grande artista. E anche la descrizione della sua “grandezza” quasi in contrasto con la sua fisicità

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  4. Livia Amido   12 Febbraio 2020 at 18:53

    Non sono un esperta della lirica però seguire anche i servizi in tv dedicati a quest’artista mi hanno fatto scoprire un personaggio che meritava di essere ricordato. Complimenti alla redazione di Mywhere

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  5. Antonio Bramclet
    Antonio   13 Febbraio 2020 at 10:06

    Dispiace sempre quando una grande artista ci lascia. Credo che se Mirella Freni potesse leggere l’articolo di Silvia da lassù sarebbe felice,

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