PADOVA – Un racconto al giorno su Facebook per un anno senza mai mancare. Così Nicolò Targhetta, padovano, 33 anni, si è fatto conoscere in rete passando da 300 a 90 mila follower. Il fenomeno social è diventato un libro che raccoglie tutte le sue storie.
Nicolò Targhetta, nuovo scrittore nel panorama italiano, è emerso tramite l’apprezzamento e la fiducia dei suoi fan su Facebook, dove ha iniziato pubblicando i suoi racconti.
Racconti che con il tempo sono stati letti da sempre più persone fino a quando sono diventati una raccolta dal titolo Non è successo niente, edito da Il Becco Giallo. Ed a distanza di un anno, Nicolò esce ora con un romanzo fatto e finito dal titolo Lei.
Lo abbiamo intervistato per farci raccontare qualcosa del suo successo, della sua vita e di come è riuscito a trasformare una passione in qualcosa che potesse allietare i suoi cari lettori.
Buongiorno Nicolò, scrittore di successo non annunciato: sappiamo che vanti più di 117 mila followers sui tuoi canali social. Come vivi il rapporto con il successo, e soprattutto cos’è per te il successo?
Subito con le domande facili, eh? Vediamo un po’ come riesco a schivarla. Non esiste successo, 117 mila followers su Facebook non significa, almeno per me, avere successo. Significa, semmai, avere la fiducia, magari pure la stima, di 117 mila persone cosa che, dal mio punto di vista, è abbastanza sconcertante e va inteso, semmai, come una responsabilità. Il trucco in questi casi, ammesso che ce ne sia uno, è ragionare in questo modo. Perché se lo consideri successo ti poni, inevitabilmente su un gradino più alto. Se la consideri fiducia puoi invece portare avanti una conversazione.
La tua raccolta d’esordio “Non è successo niente” ha riscosso un notevole consenso di pubblico, diventando anche un’opera teatrale… Cosa ti ha affascinato di più nel portare avanti questo progetto?
Sicuramente il fatto che tante persone abbiano cominciato a crederci, investendo tempo, risorse, anche denaro su e per quello che avevo scritto (magari una notte in pigiama perché non riuscivo a prendere sonno). Ho sempre avuto un po’ di problemi con le conseguenze e l’idea che una cosa cominciata da me possa aver avuto ramificazioni così diverse e importanti, non può che lasciarmi dolcemente interdetto.
Come hai iniziato a scrivere? Cosa è per te scrivere romanzi?
Ho sempre scritto. È sempre stata “la mia cosa”. E sempre con risultati mediocri. L’input è scattato molto banalmente quando, a forza di leggere, ho trovato il coraggio (e la presunzione) di emulare i miei autori preferiti. Prima della fortuna con “Non è Successo Niente” annovero una quantità di Titanic letterari che meriterebbero un articolo a parte.
Scrivere romanzi per me è un’opportunità. L’opportunità preziosa di dire e di dirsi qualcosa che, altrimenti, rimarrebbe sepolta dentro di noi. Il romanzo può essere bello o brutto, più o meno di successo, ma se scrivendolo si è riusciti a dire quella certa cosa, l’opportunità è stata sfruttata.
Parliamo un po’ di “Lei”. Come ti è venuta l’ispirazione per questo romanzo, che hai scritto in voce femminile?
“Lei” nasce da “Non è Successo Niente”. Quando inizio un nuovo progetto, un po’ per abitudine un po’ per scaramanzia, cerco di “salvare” un personaggio da quello precedente trasportandolo in quello successivo. Uno che magari non ha avuto lo spazio che meritava. È il caso di Lei, che in “Non è Successo Niente” è compagna del protagonista, e in questo nuovo romanzo trova, spero, il suo adeguato approfondimento.
Come ti sei trovato ed immaginato “donna” pensante e quindi scrivente?
Ti dirò, al di là del genere, che ovviamente richiede una buona dose di equilibrio e attenzione per non scadere nei soliti cliché, la parte complicata è stata immedesimarsi in un personaggio che è molto concreto, molto razionale, che si sveglia alle sette di mattina, che tiene i piedi per terra, che ha (o crede di avere) una direzione ben precisa. Tutti aspetti lontani anni luce dalla mia persona. Ma l’idea di raccontare una figura così distante da me mi affascinava troppo per non rischiare.
Attraverso la semplicità descrivi l’animo umano ed in questo caso quello femminile. Come ti trovi con le tue coetanee di trent’anni?
Ahia. Non possiamo parlare dei progetti per il futuro? No? Va bene. Mettiamola così, “Lei” è tragicamente biografico in tanti aspetti, su tutti il personaggio del suo ragazzo, un egomaniaco accentratore che gestisce un blog su Facebook. Insomma, mi sono piazzato come antagonista nel mio stesso libro, questo dovrebbe rispondere alla tua domanda.
Vuoi dare un consiglio ai ragazzi che hanno dei sogni e forse non ci credono abbastanza per poterli rendere reali?
Sì, non accettate mai consigli da uno che vanta un blog su Facebook.
Sforzandoci di essere seri, il mio consiglio è abbastanza semplice: fate, producete, realizzate, aggrappatevi con le unghie e con i denti al vostro talento, dedicategli del tempo ogni giorno, trasformate l’espressione della vostra passione un esercizio quotidiano e diventate compulsivi nel realizzare ciò che vi piace. Forse inizierà a piacervi un po’ meno, ma diventerete più bravi a farlo o, alle brutte, capirete come diventare bravi. Da lì la possibilità che il sogno diventi realtà sarà un po’ più concreta.
Grazie Nicolò, è stato un piacere assoluto leggere i tuoi scritti per l’ironia e leggerezza di cui ultimamente abbiamo così tanto bisogno.
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