Andiamo a vincere! 10 medaglie d’oro italiane che ci hanno fatto commuovere

Andiamo a vincere! 10 medaglie d’oro italiane che ci hanno fatto commuovere

ACCADDE OGGI – Il 28 luglio del 1980, il compianto Pietro Mennea, la Freccia del Sud, trionfava nella finale dei 200 metri alle Olimpiadi di Mosca. In occasione di questa data storica, celebriamo le medaglie d’oro italiane che più di tutte ci hanno commosso, emozionato e ci sono rimaste nel cuore.

Ci hanno fatto emozionare, ci hanno commosso, ci hanno insegnato qualcosa, ci hanno reso orgogliosi di essere italiani ma soprattutto hanno scandito e accompagnato la nostra vita. Le medaglie d’oro. Bastano queste parole per farci tornare indietro nel tempo e farci rivenire nitidamente in mente dov’eravamo e cosa stavamo facendo in quel momento, quel momento in cui il nostro beniamino scalava la montagna della gloria. E allora, preparate i fazzoletti, perché tra poco cercheremo di fare un tuffo nel passato, recente o lontano, ricordando le 10 medaglie d’oro italiane che ci sono rimaste nel cuore. Come direbbe Giovanni in Tre Uomini e una gamba Non ce la faccio, troppi ricordi, ma visto che quest’anno,  a causa dell’emergenza Covid-19, le Olimpiadi non si faranno, ci sembrava il minimo per ritrovare dentro di noi quell’anima sportiva che ci manca da un po’.

10) LA VITTORIA DEL SETTEBELLO MASCHILE A BARCELLONA 92 CONTRO LA SPAGNA

Barcellona. Olimpiadi 1992. Ultimo giorno dei giochi. A contendersi il titolo di campione olimpico di Pallanuoto maschile ci sono Spagna e Italia. È una finale proibitiva, gli spagnoli sono strafavoriti e per non farsi mancare niente giocano in casa in un palazzetto gremito. A rovinare la festa agli iberici ci pensa il maestro e ct Ratko Rudic che schiera un Settebello azzurro che sarebbe poi entrato nella leggenda. Solo per citarne alcuni: Attolico, Pomilio, Silipo, Ferretta e Campagna. Finisce 9-8 per l’Italia ai supplementari, un’impresa mai dimenticata.

9) JOSEFA IDEM, LA TEDESCA CHE FECE IMPAZZIRE IL BEL PAESE A SIDNEY 2000

Tra le medaglie d’oro italiane più emozionanti di sempre ce n’è una che rappresentò il segno dei tempi che cambiano. Parliamo del trionfo di Josefa Idem in canoa nei K1 500 a Sidney 2000. La Idem fu la prima azzurra nata all’estero e già in gara per un’altra nazione (la Germania) a vincere una medaglia alle Olimpiadi. La gara fu incredibile. Josefa partì lenta, ai centro metri era in terza posizione. Poi ha cambiato ritmo, ha raggiunto le altre e negli ultimi 200 metri si è staccata con la sicurezza di chi è la più forte. “Stamattina non volevo gareggiare. Pensavo di rinunciare, non c’erano le condizioni. L’attesa è stata snervante. Con quel vento era pazzesco scendere in acqua. Mi sono innervosita, ho perso la concentrazione, poi mi sono detta: provo, vada come vada”.

8) IGOR CASSINA: IL RE DELLA SBARRA CHE INCANTO’ AD ATENE 2004

Riprendendo un vecchio slogan pubblicitario Vincere is for boys, vincere rivoluzionando il tuo sport is for men. Igor Cassina ad Atene 2004 nella finale Sbarra, arrivò a sfidare le leggi della gravità divenendo campione olimpico con un movimento inventato da lui e dal suo allenatore Maurizio Allevi. Un marchio di fabbrica ancora oggi replicato in ogni Olimpiade dai suoi successori, italiani e non. Il movimento consiste nell’eseguire un Kovacs teso (prende il nome da un famoso ginnasta ungherese) ma con la variante di un avvitamento a 360° sull’asse longitudinale. Evoluzione, atterraggio, pulizia dei movimento. L’esibizione di Cassina venne premiata all’unanimità dai giudici per un punteggio totale di 9.813. In due parole: oro e leggenda. Una curiosità: la medaglia d’oro di Cassina fu la 500esima italiana alle Olimpiadi in tutta la sua storia.

7) “ANDIAMO A VINCERE”: GALEAZZI E LA GLORIA DEI FRATELLI ABBAGNALE

Furia italiana. In acqua e in telecronaca. Impossibile dimenticare il trionfo dei fratelli Abbagnale e del loro fido timoniere Di Capua a Seoul 88′. Per farlo, abbiamo trascritto quello che il mitico “Bisteccone” Galeazzi ha raccontato durante la gara in diretta su Rai 1. Andiamo a vincere, un urlo rimasto ancora oggi nelle nostre orecchie!

“Partenza violentissima di Giuseppe e Carmine Abbagnale. Vedo che La Mura sta contando, ora sono 42 i colpi, si sta allungando Giuseppe, sta reggendo magnificamente Carmine, in questo momento dunque non vale più il discorso tattico, 42 i colpi degli Abbagnale, 40 quelli degli inglesi, inglesi che avevano sempre presentato la loro prua fino a questo momento in testa nei primi 250 metri sorpresi da un attacco violentissimo in partenza di Giuseppe e Carmine. Bravi, molto bravi Giuseppe e Carmine. Li hanno sorpresi. Questa è esperienza, questa è classe. Li hanno sorpresi sparando una grande partenza. Ha fatto una partenza Giuseppe che solo alle Olimpiadi e solo i grandi vogatori come lui riescono a fare. Sta srtrozzando gli inglesi, i quali si trovano in questo momento fra tre scie. E stanno facendo moltissima fatica a rientrare. Guardate l’azione di Giuseppe e Carmine: praticamente sono perfetti all’entrata e all’uscita. C’è Peppiniello che non scalpita come al solito, sta richiamando al massimo l’azione in questo momento, bisogna prendere il vantaggio massimale. È stata proprio la partenza a dettare la differenza di questa gara. Andiamo ragazzi ultimi 500 metri per l’allora olimpico con la Bulgaria. Siamo sui 36 colpi. Gli Abbagnale in testa di due imbarcazioni. Aumenta ancora Giuseppe. Il suo show, il suo magnifico show, negli ultimi 300 metri di gara! L’Unione Sovietica adesso va all’attacco della Gran Bretagna. Giuseppe e Carmine, gli ultimi 250 metri li distaccano dalla gloria immensa di una vittoria olimpica! Giuseppe e Carmine Abbagnale in testa, si presentano così a 150 metri dal traguardo. Attenzione alla Germania dell’Est, all’interno, che sta attaccando, proprio in questo momento! Un finale incredibile della Germania dell’Est, mentre Giuseppe e Carmine hanno patito un momento di black out! Ci sono ancora 50 metri!!! La Germania dell’Est sta rinvenendo fortissimo, reagisce comunque Giuseppe, che regge magnificamente, sta reggendo negli ultimi 10 colpi,
rinviene la Germania, ma la prua è italiana, è la prima…a vincere…davanti alla Germania…!!!”

6) IL DOMINIO DI ZANARDI ALLE PARALIMPIADI DI LONDRA 2012

Per quest’uomo i limiti non sono mai esistiti. Nel 2001 Alex Zanardi, subisce l’amputazione di entrambe le gambe dopo un gravissimo incidente sul circuito tedesco del Lausitzring. Chiunque si sarebbe arreso, per lui invece, questa possibilità non esiste: È possibile che se il fulmine m’è arrivato tra capo e collo una volta mi colpisca nuovamente, ma rimanere a casa per evitare e scongiurare quest’ipotesi significherebbe smettere di vivere, quindi no, io la vita me la prendo…”

Nell’estate del 2012 si presenta al via delle Paralimpiadi di Londra, con ambizioni da medaglia sia su strada che a cronometro. Il 5 settembre conquista l’oro nella gara contro il tempo svoltasi nel circuito di Brands Hatch. Nella stessa pista, due giorni dopo, ottiene il suo secondo titolo paralimpico, stavolta su strada e il giorno dopo riesce a ottenere la sua terza medaglia, questa volta d’argento, nella staffetta a squadre mista. Al termine della Paralimpiade, viene scelto come portabandiera azzurro per la cerimonia di chiusura dei Giochi. Il 4 ottobre seguente, in virtù dei risultati conseguiti a Londra, viene eletto “Atleta del mese” da un sondaggio online del Comitato Paralimpico Internazionale.

5) STEFANO BALDINI COME FILIPPIDE AD ATENE 2004

Da Maratona ad Atene, proprio come fu per Filippide. Per vincere, per conquistare la medaglia d’oro nella Maratona di Atene 2004, Stefano Baldini, 33 enne di Castelnovo di Sotto, dovette percorrere 42, 195 km. Fu un’impresa epica, da leggenda, tinta di azzurro. Due ore, 10 minuti e 55 secondi per tagliare quel traguardo, all’interno dello stadio Panathinaikos, che lo immortalerà tra i grandi protagonisti della storia dell’atletica. Di quella gara si ricorda non solo il largo distacco di 34 secondi tra Baldini e il secondo classificato, lo statunitense Meb Keflezighi, ma soprattutto quella progressione incredibile che spingerà la Gazzetta dello Sport a definire Baldini “Dio della Maratona”.

4) LA PERFORMANCE MONSTRE DI FEDERICA PELLEGRINI A PECHINO 2008

Dodici anni fa, Federica Pellegrini entrava nella storia del nuoto mondiale. Ci troviamo alle Olimpiadi di Pechino del 2008 alla finale della gara dei 200 metri stile libero. La Pallegrini nei primi 50 m è seconda, ma superati i 100 ingrana la marcia e non ce n’è più per nessuno. E’ la prima italiana a conquistare un oro in questa categoria e come se non bastasse fa il nuovo record mondiale con un tempo di 1’54’’82, performance ulteriormente migliorata durante i Mondiali di Roma del 2009 con un tempo di 1’52’’98, record ancora oggi imbattuto.

3) SARA SIMEONI: LA DONNA PIU’ “ALTA” DEL MONDO A MOSCA 1980

medaglie d'oro italiane
Le medaglie d’oro italiane che ci hanno fatto commuovere: Sara Simeoni stabilisce il record del mondo di salto in alto con 2,01 m (Brescia, 4 agosto 1978)

Da bambina voleva fare la ballerina, ma aveva i piedi lunghi ed era troppo alta. Ripiegò sul salto in alto Sara Simeoni e dopo qualche anno, nel 1980 alle Olimpiadi di Mosca, scrisse la storia nella finale battendo il record olimpico di 1.97 e conquistando un oro clamoroso. L’ho vinta perché dovevo vincerla, ero la più forte, ma il fatto di doverla vincere mi ha provocato una crisi d’ansia durata quasi mezz’ora, prima della finale – ha ricordato in una recente intervista a La Repubblica -. Mi sentivo svenire, mi veniva da piangere, mi girava la testa. Poi è andato tutto a posto. Ricorderà che molti Paesi avevano boicottato i Giochi, la stessa Italia ci ha tenuto in sospeso fino all’ultimo sull’andare o non andare. Poi siamo andati, sfilando dietro alla scritta Coni, non Italia. E quindi non avevamo diritto all’inno nazionale. Sul podio ho cantato “Viva l’Italia” di Francesco De Gregori”. Canzone che mi è sempre piaciuta”.

Elegante, leggera, semplice e sorridente ha realmente caratterizzato un bellissimo periodo dello sport femminile, e giustamente è stata anche celebrata nell’Olimpiade invernale di Torino 2006 , dove ha accompagnato la bandiera olimpica insieme ad altre eccellenze italiane.

2) JURI CHECHI: IL SIGNORE DEGLI ANELLI CHE COMMOSSE UN PAESE

Ci sono personaggi del mondo dello sport italiano che restano nel cuore più di altri. Non contano tanto i traguardi, non conta tanto la notorietà, certo aiutano, ma non è questo che fa entrare uno sportivo nella casa degli italiani. Ciò che l’amante dello sport ama più di tutto sono le loro storie. Devono essere storie di sacrificio, di redenzione, storie di salite inespugnabili e di trionfi inaspettati. Ecco, come Baggio, come Pantani, anche Jury Chechi era uno di quegli sportivi che univano tutti.

Olimpiadi di Atlanta. In Italia è la notte tra il 28 e il 29 luglio 1996. La pressione su Jury è più forte che mai. 4 anni prima. Ad Atlanta infatti, tutti lo danno per favorito e in più il popolo italiano pretende una sua vittoria, visto che non festeggia un oro negli anelli da 32 anni. E’ uno di quei momenti da ora o mai più, Jury ha 27 anni, è al massimo del suo stato psico-fisico e difficilmente potrà avere una seconda occasione per l’oro.

Ne esce fuori una performance talmente perfetta da lasciare di stucco tutto il palazzetto di Atlanta. E’ oro. 9.887 punti, 0,075 in più del romeno Dan Burinca, mica l’ultimo arrivato. L’Italia si innamora. S’innamora della sua faccia pulita, del suo sorriso, della sua sfrontatezza mai offensiva nei confronti dell’avversario. Una sfrontatezza che Juri mostra anche durante la sua esibizione, quando, mentre sta eseguendo la posizione della croce si gira verso il pubblico annuendo e sorridendo come a dire “ora non mi ferma nessuno”.

1) PIETRO MENNEA: LA FRECCIA DEL SUD DIVENTA LA FRECCIA DEL MONDO

28 luglio 1980. Esattamente 40 anni. Siamo alle Olimpiadi di Mosca e la finale che stiamo per raccontare è quella valevole per i 200 metri di atletica.Wells, uno dei favoriti, parte a razzo, seguito dal cubano Leonard ma a un certo punto, un italiano cambia velocità e diventa imprendibile. Quell’italiano è Pietro Mennea che divora il rettilineo e dall’esterno sorpassa tutti, anche Wells e taglia il traguardo con l’indice alzato. Quell’italiano viene da Barletta, da una famiglia di umili origini (mamma casalinga e papà sarto) e non si accontenterà dell’oro in una gara da sempre proibitiva per gli i suoi connazionali. Conquista infatti anche il bronzo nella staffetta 4×400. Mennea diventa così la Freccia del Sud, freccia che però nel 1981 annuncia il proprio ritiro. Il motivo? Tornare a dedicarsi agli studi.

 

Paolo Riggio

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