Seminare speranza attraverso cultura e Green Economy

Seminare speranza attraverso cultura e Green Economy

ITALIA – Il nuovo anno porta con sé un enorme carico di incognite in ambito culturale e ambientale, settori dove sinora i progetti sull’utilizzo dei fondi europei non sono altro che bozze in attesa di revisione. Nel frattempo le continue richieste di musei, teatri e cinema di attuare cambiamenti alla propria organizzazione, pur di tornare a coltivare l’arte in tutte le sue forme, sono state negate.  

Nel Paese che secondo l’Art.9 della Costituzione dovrebbe occuparsi della promozione della cultura e della ricerca, gli investimenti pubblici in tali settori vengono tagliati come in nessun’ altra nazione europea e il diritto alla cultura è da tempo negato in un incoerente silenzio. Per coloro che ancora non hanno perso la speranza, l’auspicio è quello che il Recovery Fund venga utilizzato davvero per ridisegnare un futuro, partendo da due settori che non possono essere nuovamente trascurati: la cultura e l’ambiente.  

Green Economy. Priorità all’ambiente

Green economy

Sono ben 74 i miliardi di euro messi a disposizione per la transizione ecologica dell’Italia, chiamata anche con il termine – rivoluzione verde. Si tratta di un processo che dovrebbe toccare molteplici settori: dall’ agricoltura sostenibile alla gestione dei rifiuti, dalla produzione di energia da fonti rinnovabili a trasporti locali sostenibili, fino ad arrivare alla tutela del territorio e della risorsa idrica.   

L’obbligo è quello di varare un vero e proprio piano per la valorizzazione dell’ambiente, una Green Economy, dal momento che Bruxelles non tollererà più il superamento del limite di materiali inquinanti nell’aria del nostro Paese. Dunque, se il piano non verrà attuato con efficienza, il rischio è quello di subire altre salatissime multe provenienti dall’UE. Considerando che dal 2011 sono stati versati circa 400 milioni di euro per la mancata osservazione delle norme ambientali, un cambio di marcia è più che necessario, e potrebbe non bastare. Un punto di partenza per una Green Economy seria è quello di prendere coscienza della situazione ambientale in Italiache più di qualsiasi altro paese europeo sta già pagando gli effetti di un riscaldamento globale in procinto di disintegrare l’apicoltura, la produzione enologica e anche una parte di quella agro alimentare. 

L’importanza del patrimonio culturale

La decisione di chiudere proprio per prime le biblioteche è stata presa senza molti giri di parole secondo una perfetta logica consumistica, siccome non producono alcun rientro di capitale nelle casse del governo. Tuttavia, pensando al momento in cui agire sarà decisivo, lo sviluppo di un paese migliore ha l’obbligo di prendere in considerazione una fondamentale diffusione del sapere che permetta ai cittadini di guardare avanti. Luoghi come biblioteche, università e musei dovranno riottenere la primaria importanza di cui erano in possesso prima della pandemia, ma perché?  

Perché sono luoghi di formazione dell’individuo, dove la cultura fornisce gli strumenti di pensiero atti a conoscere la complessità della società in cui viviamo. In mancanza di quella, gli individui vengono gradualmente spogliati della propria consapevolezza, finendo per diventare un possibile oggetto di persuasione da parte di chiunque sia un abile manipolatore. Una prospettiva cruda, ma concretamente realizzabile, che fu citata anche da Nietzsche secondo cui – quando l’umanità diventa gregge, vuole un animale capo. Per evitarlo, a disposizione c’è un patrimonio culturale talmente vasto e frammentato, il 70% di quello mondiale, che porta con sé lezioni, valori e materiali di ricerca meritevoli di essere conosciuti. 

Ci consegnano nelle mani il magico mondo digitale, quello di internet, al quale puoi chiedere tutto e qualsiasi cosa. Ma non pensiamo. E quando si tratta di ricerca, di approfondimenti, di documenti che ci dicano di più di quando è stata la Presa della Bastiglia o di quante finali abbia perso la Juve, come faremo? Il governo, responsabile della divulgazione culturale, ha il dovere di rendere disponibile tale patrimonio il più presto possibile per capire che forse, sotto quella insolita opera d’arte contemporanea di cui nessuno concepisce il significato, potrebbe esserci altro. Un mondo più giusto ma non solo politicamente, un mondo più libero, magari, dal quale si potrebbe prendere ispirazione. Chissà. 

Lorenzo Messina

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