Justice League Snyder Cut: il cinema di Zack al suo meglio

Justice League Snyder Cut: il cinema di Zack al suo meglio

MONDO – Dopo una fervente attesa di quattro anni arriva sugli schermi di tutto il mondo il famigerato Zack Snyder’s Justice League. Ecco la recensione del chiacchierato cinecomic dal regista di 300.

Bramata dai fan più incalliti del regista Zack Snyder, temuta dai detrattori del suo smaccato stile post-moderno e attesa un po’ da entrambe le fazioni, alla fine la famigerata Snyder Cut di Justice League vede la luce degli schermi internazionali. Con oltre due ore di materiale aggiuntivo e l’atmosfera cupa da apocalisse incombente tipica del regista di 300, del pasticciato film che uscì nelle sale nel 2017 (rigirato quasi totalmente da Joss Whedon di The Avengers) non è rimasto che un oscuro ricordo. Ma questa versione è degna dell’hype che negli ultimi quattro anni si era creato, crescendo a dismisura come in pochi casi nel territorio mainstream hollywoodiano?

Prima di fare chiarezza sul “nuovo” film, ripercorriamone brevemente la trama: a seguito della morte di Superman (Henry Cavill), avvenuta nell’atto finale di Batman v Superman, l’Uomo Pipistrello di Bruce Wayne (Ben Affleck) e Wonder Woman (Gal Gadot) riuniscono una squadra di potentissimi metaumani che siano in grado di fronteggiare la nuova minaccia che si profila all’orizzonte. La nemesi del gruppo prende il nome di Steppenwolf (Ciaràn Hinds), un pericoloso signore della guerra alieno alla ricerca di un’antica tecnologia andata perduta da secoli sulla Terra, e gli sforzi congiunti della Justice League potrebbero non bastare a fermarne l’avanzata a suon di terrore e violenza.

Snyder Cut
Henry Cavill in una scena della Snyder Cut

Mettiamo subito in chiaro una cosa: Zack Snyder’s Justice League non è un capolavoro (tantomeno “l’erede del Cavaliere Oscuro” decandato da molto pubblico); di certo non è il film che farà cambiare idea a chi trova pruriginosa la laccata epicità del filmmaker americano. Chi ama Snyder probabilmente troverà in questo cinecomic la miglior manna che la Settima Arte può offrire; chi non lo ama seguiterà a domandarsi il perché del successo del suo cinema. Eppure, malgrado la reiterazione di rallenty spesso non necessari, una CGI non sempre all’altezza, la pessima recitazione di Ben Affleck e Gal Gadot e alcune imbarazzanti battute atte a coccolare una forma di femminismo “for dummies”, il film a suo modo funziona, diverte e a tratti esalta. Il principale merito di questa efficacia si deve al piglio muscolare di Snyder, che fin dalla gavetta videoclippara (e anche i detrattori sono costretti ad ammetterlo) ha sempre saputo confezionare immagini in altorilievo, esaltazioni adrenaliniche di una plasticità presa in prestito dalla mitologia greca (non c’è differenza tra i supereroi di Snyder e gli dèi dell’Olimpo, entrambi condividono potenza e fallacia fin troppo umana). E se il plot rimane tutto sommato invariato rispetto alla versione del 2017, è nel modo di raccontare che si scrutano le principali differenze.

Ciaràn Hinds in Zack Snyder’s Justice League

Con una strabordanza estetico-narrativa memore del King Kong di Peter Jackson, Zack Snyder’s Justice League approfitta del minutaggio da kolossal per dare finalmente una sostanza al world building dell’universo supereroistico DC Comics. Certamente si poteva fare a meno di qualche lungaggine (come l’inutile appendice finale con protagonista Joker), ma finalmente a ogni componente della squadra viene restituita la dignità di un background tormentato che, se non emoziona, almeno coinvolge. Però il miglior aspetto della pellicola, quasi assente nel precedente taglio teatrale, è il respiro della coalizione, di una più ampia dimensione collaborativa: ogni eroe ha un ruolo nella battaglia e nessuno viene lasciato indietro. Coloro che ne escono meglio sono l’ironico Flash di Ezra Miller e l’introverso Cyborg di Ray Fisher, mentre l’Aquaman di Jason Momoa poco di nuovo aggiunge a ciò che si era visto del personaggio nello spin-off di un paio d’anni fa a lui dedicato. I benefici della Snyder Cut si riflettono pure nel cattivo della vicenda, Steppenwolf, sottoposto a un restyling decisamente più accattivante e intimidatorio oltre che a un lavoro di caratterizzazione più rifinito.

Snyder Cut
Jared Leto in una scena del film di Snyder

Diviso in sei “capitoli” per facilitarne la corposa fruizione e commentato dalle ottime musiche di Junkie XL (e Hans Zimmer), Zack Snyder’s Justice League è un blockbuster sbilenco e pregno di passione, forse un po’ troppo tirato per le lunghe, che però davvero odora di mitologia e vive di momenti cinematograficamente altissimi. Un inno alla libertà artistica, agli eroi della nostra fanciullezza e (lo si deduce anche dalla toccante dedica finale) all’amore generazionale.

https://www.youtube.com/watch?v=vM-Bja2Gy04

Riccardo Antoniazzi

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