Cinema & Drugs: i 10 migliori film sulla droga e sulla dipendenza

Cinema & Drugs: i 10 migliori film sulla droga e sulla dipendenza

MONDO – Oggi, 26 giugno, ricorre in tutto il mondo la Giornata Mondiale contro l’abuso e il traffico degli stupefacenti. Per raccontare una delle più grandi piaghe del nostro tempo, attingiamo dalla Settima Arte con uno sguardo sui migliori film sulla droga e sulla dipendenza della storia del cinema.

Jim Morrison diceva che assumere droga è come comprare un biglietto per un mondo fantastico, ma il prezzo di questo biglietto è la vita. Nel giorno della Giornata Mondiale contro l’abuso e il traffico degli stupefacenti, vogliamo analizzare il rapporto tra la droga e il cinema. Perché? Perché il cinema, di droga, ne ha parlato parecchio, a volte nel modo corretto, altre volte in maniera irrealistica e fantasiosa.  La  storia della Settima Arte è pregna di rappresentazioni glamour o semplicemente scorrette dell’uso di droghe negli ultimi 100 anni. Ci sono film, tuttavia, in cui regia, sceneggiatura e recitazione si uniscono per creare sguardi impeccabili sulle donne e gli uomini intrappolati nel ciclo della dipendenza.  Proviamo dunque a darci uno sguardo. Quali sono i migliori film sulla droga e sulla dipendenza? Scopriamolo insieme.

10) Paradiso+Inferno (2006), di Neil Armfield

Dipendenti dalla droga e dipendenti l’uno dall’altro. Candy di Neil Armfield, tradotto fantasiosamente in italiano in Paradiso + Inferno, racconta la storia d’amore tossica tra Dan (Heath Ledger) e Candy appunto (Abbie Cornish). Lei è una studentessa d’arte, lui un poeta bohemien. Entrambi diventano dipendenti dalla droga e condiscono il tutto con una passione bollente e una delirante ossessione l’uno per l’altro.

Paradiso + Inferno è uno dei film più sottovalutati della carriera del compianto Heath Ledger ed è una pellicola adatta ad uno spettatore che ha voglia di trovarsi emotivamente coinvolto.

Del film, stupisce poi l’incredibile chimica tra Ledger (morto, per ironia della sorte, a causa di un’overdose di medicinali) e Cornish.

9) Sid e Nancy (1986) di Alex Cox

Da una relazione tossica ad una… relazione tossica. Stavolta illustre, tragica e dannatamente reale. Sid & Nancy di Alex Cox narra una storia le vite maledette di Sid Vicious (frontman dei Sex Pistols) e Nancy Spungen, la coppia più folle del rock. Il loro rapporto passionale viene messo sotto la lente di ingrandimento in un cult che lo spettatore vive quasi come un’allucinazione. Stessa sorte tocca ai protagonisti, che si consumano prima in una fase esplosiva e poi in una drammatica. Vicious interpretato da un immenso Gary Oldman è diventato un personaggio iconico nel mondo della musica e dello spettacolo

8) Amore Tossico (1983) di Claudio Caligari

Una perla del cinema italiano riscoperta negli ultimi anni, firmata Claudio Caligari. Amore Tossico è uno dei migliori film sulla droga ma è anche un film sulla povertà e la difficile condizione del proletariato nella periferia di Roma negli anni ‘80. Una pellicola reale e dalle tinte pasoliniane, in cui recitarono veri tossicodipendenti.

Non ci sono buoni, non c’è morale, solo realtà. La realtà delle crisi d’astinenza, della prostituzione in cambio di una dose, degli scippi e delle rapini, degli sbandati senza futuro. E il finale, come spesso succede quando si trattano questi temi, è tragico.

7) Requiem for a Dream (2000) di Darren Aronofsky

Un film straziante in ogni suo fotogramma, tra i più duri forse della storia del cinema. Requiem for a Dream mette in scena il dramma di 3 ragazzi tossici che per preservare il loro unico, grande amore, la droga, flagellano corpo e mente a un livello disumano. L’eroina non è l’unica dipendenza raccontata. In mezzo, c’è anche la madre del protagonista Harry (Jared Leto), imbottita di psicofarmaci e con il sogno di partecipare ad una trasmissione televisiva. Non c’è rinascita né catarsi e la crudezza del film è esaltata dallo stile di Aronofsky (Il Cigno Nero, The Wrestler) fatto di primi piani schiacciati, iper velocità dei frame, e fotogrammi che si alternano al ritmo frenetico di un tic. Tra i sulla droga, Requiem for a Dream è senza dubbio il più terrificante.

6) Belli e Dannati (1991) di Gus Van Sant

Un cult che portò il compianto River Phoenix a vincere la Coppa Volpi a Venezia nel 1991. Belli e Dannati rese il fratello di Joaquin una star internazionale oltre che un sex symbol e lo vede interpretare un ragazzo sbandato che si guadagna da vivere prostituendosi con uomini e donne, sempre accompagnato dal suo amico Scott (Keanu Reeves), figlio ribelle del sindaco di Portland. Uno dei due riuscirà a uscirne, l’altro rimarrà negli inferi. Si racconta che River Phoenix avesse iniziato a drogarsi proprio durante le riprese di Belli e Dannati e, come sappiamo, morì solo 2 anni più tardi, a 23 anni, a causa di un mix letale di stupefacenti.

5) Drugstore Cowboy (1989) di Gus Van Sant

Lo insegna Drugstore Cowboy, al quinto posto tra i nostri migliori film sulla droga. Quando inizi con l’eroina, ci sono solo tre strade percorribili: morire presto, disintossicarsi e nutrirsi di incubi fino alla morte, oppure continuare a drogarsi e cercare di sopravvivere vivendo alla giornata e rubando. Nel 1989 Van Sant dirige Matt Dillon nel periodo di maggior notorietà per raccontare la vita dannata dei tossicodipendenti degli anni ’70. Il gruppo di drogati, guidato da Bob (Dillon) e sua moglie Dianne (Kelly Lynch) ruba nelle farmacie di Portland in Oregon per nutrire la propria dipendenza. Quando uno dei componenti muore per overdose, Bob decide di cambiare vita e disintossicarsi, ma il suo passato lo perseguiterà.

4) Non essere cattivo (2016) di Claudio Caligari

Tra Pasolini e Trainspotting, Non Essere Cattivo è l’ultima indimenticabile perla del regista Claudio Caligari. Ambientato a Ostia negli anni 90, Caligari concentra il suo sguardo su due amici inseparabili, Cesare (Marinelli) e Vittorio (Borghi): sono due sbandati, che passano le loro giornate seduti al bar a progettare furti, truffe e rapine, a spacciare droga e a scontrarsi con gruppi rivali o semplici malcapitati, ma soprattutto a “calarsi” delle pasticche.

Due sono i riferimenti obbligati: una prima citazione va ai sottoproletari dei primi film di Pasolini (“Accattone”, “Mamma Roma”, peraltro il litorale in cui è ambientata la storia è lo stesso dove Pasolini ha trovato la morte nel 1975); il secondo riferimento va ai tossicomani del ruvido Trainspotting di più recente memoria (1996), scaturito dal nuovo cinema inglese.

Il film si avvale di una sceneggiatura imbottita di energia, di pugni nello stomaco, di rabbia; la colonna sonora è aggressiva quanto i personaggi del film; mentre la fotografia restituisce un ambiente mediterraneo cupo, svuotato della sua bellezza originaria e degradato.

3) Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino (1981) di Uli Edel

Ispirato alla storia vera di Christiane Vera Felscherinow, è ambientato tra il 1975 e il 1977; la sceneggiatura è tratta dall’omonimo libro e contribuì alla fama della storia di Christiane, rendendo nota nel mondo occidentale la piaga della prostituzione e della tossicodipendenza giovanile.

Il film è permeato dalla cupa atmosfera decadente della Berlino Ovest alla fine degli anni ’70. I quartieri disfunzionali si attraggono a modo loro, e la stazione dello Zoo è diventata successivamente un luogo di culto.

Una pellicola dura, piena di momenti difficili e scioccanti. Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino contiene momenti difficili e scioccanti ed è un inno all’impegno civile che ha spiattellato in faccia allo spettatore con crudezza e senza retorica la realtà di un mondo mostruoso. Pellicola coraggiosa, da far vedere soprattutto ad un pubblico adolescente.

2) L’uomo dal braccio d’oro (1955) di Otto Perminger

Anche il cinema americano classico ha raccontato la droga e la dipendenza ed uno dei gioielli di questo filone è senza dubbio L’uomo dal braccio d’oro. Chi è? È Frankie “Droga” Machine alias Frank Sinatra, che qui offre una performance sorprendente. Frankie è un professionista del poker che torna a Chicago dopo un periodo in galera. In carcere Frankie si è disintossicato dalla morfina, ma tutto il suo percorso è reso vano dal suo passato: appena esce, la moglie Sophy (Eleanor Parker) lo ricatta fingendosi costretta sulla sedia a rotelle, e il gestore della bisca clandestina (Kim Novak) lo obbliga a tornare a spacciare.

1) Trainspotting (1996) di Danny Boyle

25 anni trainspotting

E arriviamo al primo posto tra i nostri migliori film sulla droga di tutti i tempi. Il modo in cui Trainspotting cattura lo zeitgeist nel 1996 va ben oltre le scelte estetiche azzeccate e le coincidenze fortunate. Il film di Danny Boyle è un ritratto inflessibile della Edimburgo dell’era Tatcher, all’epoca devastata dal dramma della disoccupazione giovanile, dilaniata dalla piaga dell’eroina e dall’epidemia di HIV.

La forza dell’opera di Boyle, sta nel non dimenticare – nonostante le tematiche dure e putride di fondo – di dare spazio all’ironia e perché no, anche a una forma di ottimismo. Un po’ come aveva fatto 2 anni prima il capolavoro Pulp Fiction, pellicola che aveva palesato un appetito popolare nei confronti di prodotti potentemente provocatori e cupamente divertenti.

Non solo droga, non solo dipendenza. Trainspotting ha immortalato la vertiginosa euforia del giovane amore e del cameratismo. Ci ha fatto ridere, ci ha “fomentato”, esaltando il divertimento delle uscite serali, alcoliche ed esagerate, mantenendo sempre una doppia faccia critica. Trainspotting è un film che ci spinge a vivere il momento, ma allo stesso tempo, è un film che trasmette, con stile sapiente, l’orrore divorante e il degrado della dipendenza.

A 25 di distanza dall’uscita, è perfettamente intuibile il motivo del successo cult del film, una pellicola che oscilla incessantemente tra l’oscurità più scioccante e la gioia estatica.

Paolo Riggio

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