La grande riapertura di Palazzo Fortuny a Venezia

La grande riapertura di Palazzo Fortuny a Venezia

VENEZIA – Sabato 12 e Domenica 13 Marzo, Venezia celebra la riapertura di Palazzo Fortuny y Madrazo con una due giorni ad entrata gratuita per il pubblico. Il Palazzo, gioiello della corona della Fondazione Musei Civici di Venezia MUVE, ha appena inaugurato il nuovo allestimento frutto di un curatissimo restauro che ha riportato lo splendido palazzetto gotico ai fasti originari.

Il gotico Palazzo Fortuny a Venezia, che fu dimora e laboratorio di Mariano Fortuny y Madrazo – Granada 1871, Venezia 1949 – e della musa, moglie e sodale Henriette Nigrin, luogo di riferimento agli inizi del Novecento dell’élite intellettuale europea e centro produttivo nella cosmopolita e industriosa Venezia, riapre le porte, dopo i necessari interventi conservativi al piano terra, fortemente danneggiato dall’Acqua Granda nel novembre 2019, e il riallestimento complessivo dei piani nobili, con un nuovo destino: non più solamente spazio espositivo temporaneo, ma un museo permanente, in cui Mariano Fortuny e il suo universo di luce e innovazione tornano protagonisti.

E’ una conferenza stampa delle grandi occasioni quella dell’apertura stampa di martedì 8 Marzo: presenti il Sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, Mariacristina Gribaudo, presidente della fondazione Musei Civici di Venezia,  Gabriella Belli, Direttore della Fondazione Musei Civici di Venezia e il maestro Pier Luigi Pizzi, chiamato per a curare il riallestimento, coadiuvato da Chiara Squarcina e dall’architetto Massimo Gasparon.

IL RITORNO DI PALAZZO FORTUNY A VENEZIA

Palazzo Fortuny a Venezia
Il sindaco di Venezia, con Mariacristina Gribaudo (sinistra) e Gabriella Belli (destra)

Introduce Mariacristina Gribaudo, nel ricordo della figura di Mariano Fortuny y Madrazo, poliedrico ed eclettico artista, che fu pittore, fotografo, scenografo, inventore di sistemi di illuminazione per il teatro – sua la Cupola del precedente Teatro La Fenice-, inventore di sistemi di stampa sul tessuto avveniristici – suoi più di 20 brevetti a riguardo-, creatore con la moglie Henriette del celeberrimo abito Delphos, incisore e studioso della natura:

Mariano Fortuny y Madrazo è nato e cresciuto immerso nel genio e nella bellezza, che ha poi restituito al mondo, con la sua musa e compagna, nella avventurosa vita che li ha infine portati in questo meraviglioso palazzo. Qui a Palazzo Pesaro degli Orfei, che ormai tutti conoscono come Palazzo Fortuny, Mariano e Henriette hanno sperimentato e fabbricato le loro produzioni, qui ci sono le memorie loro e delle personalità più importanti del secolo che viaggiavano nella cosmopolita Venezia, loro ospiti. Il Museo Fortuny conserva questa storia nei dipinti, nelle fotografie e nelle riprese cinematografiche di Mariano, creatore sempre attento alla luce e anche illuminotecnico inventore nei teatri. Nei tessuti, stupefacenti come le tecniche usate per crearli, negli abiti velati allestiti come nell’antico atelier. La plissettatura dei Delphos e il Giardino d’inverno, Wagner e i ritratti di Henriette, le lampade con i lunghi drappi alle pareti: questo suggestivo allestimento, curato dal maestro Pizzi con la collaborazione di Gabriella Belli e Chiara Squarcina, è davvero un impagabile risultato. Un grazie va all’Art Bonus e a Pam Panorama, che ci hanno permesso di fare, e concludere in due anni non facili, i complessi lavori di ripristino dell’intera area, gravemente danneggiata dall’Acqua granda del 2019. E grazie a Tessuti Artistici Fortuny, con cui inauguriamo anni di futura importante collaborazione. Accogliamo qui oggi prima di tutto i veneziani, il Museo Fortuny è un luogo che va visitato più volte e i cittadini avranno sempre questo privilegio. E con loro tutti i visitatori che qui scopriranno o ritroveranno un pezzo di storia di Venezia forse meno famosa di altre, ma certo non meno importante, una storia industriosa e culturale, a 150 anni dalla nascita di Mariano Fortuny y Madrazo.

Fortuny

Lungo e laborioso si è dimostrato il lavoro di allestimento del Museo di Palazzo Fortuny a Venezia, dedicato fino alla sua chiusura ad esposizioni temporanee di altri artisti, e la valutazione della mole di documenti, soprattutto fotografici, che hanno guidato le scelte espositive, come nelle parole di Gabriella Belli:

Fin da subito su un elemento eravamo tutti concordi: riportare la luce nei grandi saloni e soprattutto fare di Mariano e del suo lavoro il vero protagonista del palazzo. Ridare luce ha significato restituire la figura di Fortuny alla fede nella scienza e nella tecnica da lui sempre praticate. Grazie al lavoro di dettaglio da grande regista qual è, Pier Luigi Pizzi ha ridato significato e valore anche al più piccolo oggetto appartenente a Mariano, scovandolo nei depositi esplorati fin nei più piccoli anfratti. È stato un lavoro quasi archeologico e, curiosamente, dopo decine di anni da quel lontano 1975 in cui il Comune di Venezia ha preso possesso del palazzo, molte testimonianze della sua laboriosa vita in questo edificio ancora aspettavano di essere scoperte e riportate alla luce, per raccontare la storia di un cittadino straniero che ha segnato con il suo talento un’epoca di straordinaria vitalità culturale a cavallo tra XIX e XX secolo, in una Venezia che si apriva alla modernità proprio grazie all’arte. È la forza delle cose che – come Marcel Proust, amico e ammiratore di Fortuny, ci ha insegnato – continuano a essere testimoni e memoria della storia.

PALAZZO FORTUNY A VENEZIA: L’USO DELLA LUCE E I LEGAMI CON IL PASSATO

Palazzo Fortuny a Venezia
Il Maestro Pier Luigi Pizzi con Gabriella Belli

E infatti il legame tra Proust e Fortuny si dimostra estremamente forte: dalla lettura stessa della Recherche di Proust emerge un’altra faccia dell’arte poliedrica di Fortuny, inventore di tessuti ispirati alla pittura veneziana di Carpaccio e di una moda che ha fatto epoca: tra i numerosi cimeli, anche una cappa in splendido broccato, descritta minuziosamente nella Recherche come appartenente ad Albertine, la protagonista femminile.

Essenziale nel ripristino della casa/museo di Mariano Fortuny l’uso della luce, come ricorda il maestro Pier Luigi Pizzi:

Quando si dovette intervenire contro i danni dell’acqua granda, il museo fu chiuso. Per l’apertura Gabriella Belli aveva deciso di voltare pagina. Per la fiducia maturata dopo la trasformazione di Palazzo Mocenigo, mi chiamò a collaborare in questo nuovo progetto. Ci ritrovammo nella penombra del portego. “È stato per anni il regno delle tenebre, facciamo entrare la luce” le dissi alzando un lembo del pesante tendaggio della polifora, scoprendo l’immagine della facciata di San Beneto e rivelando all’interno lo smisurato spazio architettonico. La convinzione di Gabriella Belli fu immediata e insieme abbiamo subito deciso di seguire il percorso naturale e illuminante della luce. La ricerca di documenti ci mostrò che la famiglia Fortuny viveva nella luce, Mariano creava nella luce.
La luce ritrovata apriva spazi nuovi del primo piano nobile, precedentemente destinati a mostre eterogenee, non più compatibili con la destinazione a casa-museo. Il secondo piano vuoto non era aperto al pubblico, ma d’ora in poi sarebbe stato inserito nel percorso. Per un impegno così grande il materiale fino a quel momento esposto risultava insufficiente. È a questo punto che si scatena una forsennata ricerca nel palazzo con l’aiuto di Chiara Squarcina e di Cristina Da Roit, in ogni anfratto del palazzo, nelle riserve, negli armadi, nei bauli. Come in una favola è emersa una quantità di materiale inedito, che via via ha trovato la giusta naturale collocazione negli spazi espositivi.

Il nuovo allestimento di Palazzo Fortuny a Venezia poneva il problema dell’illuminazione dei materiali, perché la conservazione impone un limite di intensità della luce, condizionando lo spazio e d’altra parte bisognava trovare un equilibrio fra la luce diurna naturale e quella artificiale per le ore pomeridiane. La sensibilità di Massimo Gasparon, architetto, scenografo d’opera e lighting-designer ha permesso di armonizzare tutte le esigenze espositive senza rinunciare all’impatto scenografico e spettacolare. Il secondo piano dell’edificio, anche se già allestito e visibile in queste immagini, sarà visitabile da giugno, quando tutte le accortezze per una corretta esposizione alla luce naturale saranno completate.

Essenziale, nel corso del restauro, il contributo di Pam Panorama, storica insegna della grande distribuzione, che ha contribuito con una donazione tramite Art Bonus di 500.000€ per la ristrutturazione del piano terra dello storico palazzo veneziano. I lavoratori del marchio Pam si sono inoltre auto-tassati per fornire un ulteriore contributo spontaneo.

Un restauro davvero imponente, non solo nei numeri e nella volontà di strappare il palazzo alle acque alte, ma una precisa volontà di riassegnazione delle stanze ad una figura fino ad ora non nota al grande pubblico, ma portatore di un immenso patrimonio culturale di una inaudita bellezza ed interesse di cui Venezia e il mondo della cultura in generale, non devono assolutamente privarsi.

INFORMAZIONI UTILI

Sabato 12 e Domenica 13 Marzo entrata gratuita su prenotazione obbligatoria. Ulteriori informazioni sono disponibili sulla pagina web del Museo. E’ aperto alle visite tutti i giorni escluso martedì, dalle ore 10 alle 17. L’ultimo ingresso è previsto alle ore 16. I costi dei biglietti sono i seguenti: Intero 10 euro, Ridotto 7.50 euro per: ragazzi da 6 a 14 anni; studenti dai 15 ai 25 anni; visitatori oltre 65 anni; titolari di Carta Rolling Venice; personale del Ministero della Cultura MiC; titolari di ISIC – International Student Identity Card. Ingresso gratuito per: Residenti e nati nel Comune di Venezia; bambini da 0 a 5 anni; persone con disabilità e accompagnatore; Guide turistiche abilitate in Italia che accompagnino gruppi o visitatori individuali; docenti accompagnatori di gruppi scolastici, fino ad un massimo di 2 per gruppo; membri ICOM; partner ordinari MUVE; volontari Servizio Civile del Comune di Venezia; possessori MUVE Friend Card; soci dell’associazione Amici dei Musei e Monumenti Veneziani; possessori di Art Pass Venice Foundation e Membership Card Fondazione Venetian Heritage valida per due persone.

Foto ©Marianne Bargiotti Photography 2022

Marianne Bargiotti

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