Anselm Kiefer a Venezia: Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce

Anselm Kiefer a Venezia: Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce

VENEZIA – Dal 26 Marzo al 29 ottobre 2022 avremo la possibilità di ammirare la mostra di Anselm Kiefer, legata alle celebrazioni per i 1600 anni dalla fondazione di Venezia. Vista in anteprima ve la illustro qui in immagini e parole. Con Anselm Kiefer l’arte contemporanea entra a Palazzo Ducale, per l’esposizione che sarà fulcro della quinta edizione di MUVE Contemporaneo, rassegna biennale della Fondazione Musei Civici di Venezia che ha come cifra la riflessione sulla relazione dell’arte dell’oggi con i musei.

Ha aperto il 26 Marzo a Palazzo Ducale presso la Sala dello Scrutinio e la Sala della Quarantia Civil Nova, dopo l’anteprima stampa del 25, la nuova installazione di dipinti site-specific dell’artista tedesco Anselm Kiefer dal titolo Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce (Andrea Emo), che dialogano con uno degli spazi più importanti di Palazzo Ducale e con la storia di Venezia. L’artista tedesco, invitato dalla Fondazione Musei Civici di Venezia MUVE, appassionato lettore, integra le sue opere con riferimenti letterari e poetici.

Il suo lavoro diventa un’ampia e profonda esplorazione della memoria collettiva, della storia e del mito, che comprende pittura, incisione, fotografia, scultura, libri d’artista e opere su carta.

A volte succede che ci sia una convergenza tra momenti passati e presenti, e
quando questi si incontrano si sperimenta qualcosa di simile all’immobilità
nell’incavo dell’onda che sta per infrangersi. Avendo origine nel passato ma
appartenendo in fondo a qualcosa di più di esso, questi momenti fanno parte tanto
del presente quanto del passato, e ciò che generano è importantissimo.

Nell’installazione a Palazzo Ducale Anselm Kiefer riflette inoltre sulla posizione unica di Venezia posta tra il Nord e il Sud e sulla sua interazione tra Oriente ed Occidente trovando connessioni altrettanto significative tra queste differenti culture, la storia della città e il testo dell’opera tragica di Goethe, Faust: Seconda parte (1832).

Palazzo Ducale ha accolto generazioni di artisti tra i quali Giovanni Bellini, Vittore Carpaccio, Tiziano, Veronese, Tintoretto e molti altri. Lo spazio monumentale e le pareti della Sala dello Scrutinio, la sede designata all’elezione del Doge, sono riccamente decorati da dipinti che celebrano il potere della Serenissima Repubblica di Venezia.


I riferimenti filosofici e letterari sono sempre stati centrali per la comprensione del lavoro di Anselm Kiefer. La mostra infatti prende il titolo Anselm Kiefer Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce dalle parole del filosofo veneto Andrea Emo (1901-1983), i cui scritti Kiefer ha incontrato per la prima volta sei anni fa. Il metodo artistico di Kiefer ha infatti profonde consonanze con il pensiero filosofico di Andrea Emo.

Quella che a prima vista sembra una trovata spiritosa, è in effetti molto di più: significa che non c’è niente di eterno sotto il sole. Noi non possiamo fare nulla che abbia valenza di eternità. Eterno è soltanto questo sforzo. E quindi non c’è neanche il capolavoro che sopravvive ai millenni. Da artista, vorrei certamente creare l’opera ma, quando comincio sulla tela bianca, so bene che questo è già la
sua negazione.

La genesi della mostra nasce nel 2019, ad opera di Gabriella Belli, direttore della Fondazione Musei Civici di Venezia, durante la sua visita presso l’atelier dell’artista a Bajac, vicino a Nizza, allo scopo di “riformulare un concetto d’arte pubblica nelle istanze del nostro tempo contemporaneo, o, meglio, dovrei dire di quel tempo che ci stava precipitando addosso”.

Scopo centrale dell’invito era realizzare con Kiefer un progetto di arte pubblica nel senso più semplice del termine: pittura come strumento per la collettività, per interrogarsi e riflettere sul valore dell’arte e su quanto la sensibilità di quest’artista  avrebbe potuto catturare e restituirci del nostro tempo presente. E parallelamente mettere alla prova la capacità di un edificio antico e pieno di storia come Palazzo Ducale di confrontarsi, per la prima volta con tale rilievo, con l’arte contemporanea. Quindi essere nuovamente, come nel lungo tempo della Repubblica Serenissima, parte attiva nella relazione con i cittadini e con i visitatori, d’essere un luogo dove la creatività potesse svolgere appieno la sua libera funzione di rappresentare e farsi interprete della complessità del proprio tempo. Gli eventi successivi a quell’estate, sia per Venezia che per il mondo intero, ovvero l’Acqua Granda e il lockdown con le sue chiusure forzate, hanno richiesto una continua messa a fuoco delle ragioni di quell’invito, perché fosse sempre attuale il senso dell’azione culturale del museo.

Nelle parole dell’artista stesso, un sunto sul significato dei suoi quadri:

Nel caso dei quadri, gioco con la storia, e in Andrea Emo ho trovato conferma che la storia è una catena di azioni illogiche, astoriche, avvenimenti che non hanno nulla a che fare con causa ed effetto. Ogni evento è un passo avanti contro la legge della necessità. Io gioco non solo con l’era storica ma anche con quella geologica. C’è il quadro con i continenti, questa è l’era geologica, vedi la teoria della deriva dei continenti di Alfred Wegener. E poi c’è il quadro con le uniformi: l’era storica, la potenza della Serenissima sulla terraferma, e anche il quadro con i sommergibili: la potenza di Venezia sul mare.
Con cui affermo che i veneziani già avevano i sommergibili.
Il quadro con la bara, contenente il corpo di san Marco, si riferisce all’era umana. Nella bara c’è un sacchettino con le reliquie. E allora ci vengono in mente le reliquie più significative, ad esempio i chiodi della croce a cui fu inchiodato Gesù Cristo.
Andrea Emo è sicuro che Cristo sia effettivamente morto sulla croce. Vede la resurrezione nella croce stessa e non successivamente.
Perché Dio consiste nel proprio annullamento-di-sé. Si “disattiva” da sé.
Il che mi ricorda il Tzimtzum di Isaac Luria. In cui Dio si ritrae dando uno spazio libero in cui il mondo possa crearsi da sé. Quando ci incontreremo, potrò spiegarti la cosa con chiarezza. Soltanto su un quadro c’è una grande lingua di piombo, un’emanazione che rappresenta lo spargimento della grazia divina sul mondo che si è creato da sé, sulle Sefirot.

Lo sforzo creativo dell’artista, i cui enormi pannelli cielo-terra ricoprono i dipinti di Tintoretto, Palma il Giovane e Andrea Vicentino nella Sala dello Scrutinio che sostituirono i precedenti tesori arsi nell’incendio del 1577, si rivela senza pari nel confronto con le altre pitture della sala. A Venezia solo il Tintoretto della Scuola Grande di San Rocco può dire d’aver conosciuto questa fatica, e nella sua magnificenza, matericità ed attualità affiora dal passato,  ma non dalla
gloria della Serenissima, sebbene a questa anche alluda con le sue metafore, e dal fuoco, che ne ha cancellato le memorie e che dalla distruzione ne ha cresciute di nuove, rigenerandosi in un continuum di opposti: il contrasto è la forma tragica dell’unità.

Nelle parole di Gabriella Belli:

Il visitatore al centro della sala potrà osservare le ampie superfici di questo imponente ciclo, accumulo di strati quasi geologici di materia, magma da cui emergono figure che sembrano alludere ad alcuni episodi della vita della Repubblica e non solo: una bara vuota a ricordare San Marco, una scala per evocare quella di Giacobbe (ma sotto questa tela continua a vivere Il Giudizio Universale di Palma con le sue ammissioni di colpa). Le uniformi dei soldati ricordano forse la potenza del suo esercito? Ma La Battaglia di Lepanto di Andrea Vicentino sta nascosta proprio lì sotto e sembra trasudare alla superficie il peso dei suoi morti. I sommergibili sono metafora della forza della sua flotta navale e le barene ghiacciate di piombo fuso hanno a che vedere con le teorie di Wegener sulla deriva dei continenti.

Anselm Kiefer

Un continuo succedersi di paradossi e metafore si alternano davanti allo sguardo del visitatore come in una istantanea fotografica, e senza una chiave di lettura né uno svolgimento cronologico.

L’opera si dà nel suo insieme:

La storia di Venezia- scrive Kiefer– è un continuo su e giù, vittorie e sconfitte si susseguono senza tregua, in Medio Oriente, in Oriente, a Creta, in Dalmazia… dunque non riprodurrò la storia di Venezia, i costanti alti e bassi, cronologicamente bensì come simultaneità, la simultaneità di un qualcosa e del nulla”.

Insomma avete un motivo in più per andare a Venezia, dopo anche la riapertura di Palazzo Fortuny y Madrazo di cui vi ho parlato nel precedente articolo. Il Palazzo, gioiello della corona della Fondazione Musei Civici di Venezia MUVE, ha appena inaugurato il nuovo allestimento frutto di un curatissimo restauro che ha riportato lo splendido palazzetto gotico ai fasti originari.

INFO della mostra:

Mostra Anselm Kiefer Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un po’ di luce (Andrea Emo) sarà visitabile dal 26 marzo 2022 al 29 ottobre 2022.

Mostra Anselm Kiefer Questi scritti

Palazzo Ducale – Sala dello Scrutinio, Piazza San Marco, 30124 Venezia.

A cura di: Gabriella Belli e Janne Sirén

L’ingresso è incluso nel biglietto del Museo.

 

©Marianne Bargiotti Photography 2022

Marianne Bargiotti

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