Franco Califano ci lasciava 10 anni fa: la sua vita sull’ottovolante

Franco Califano ci lasciava 10 anni fa: la sua vita sull’ottovolante

ACCADDE OGGI – Il 30 Marzo del 2013 ci lasciava il Califfo, un cantautore apprezzato da pubblico e colleghi, un uomo che ha spremuto la vita sino all’ultima goccia. 

Vi ricordate Borotalco di Carlo Verdone? Il personaggio di Manuel Fantoni interpretato dallo strepitoso Angelo Infanti? Vi ricordate la scena mitica nella quale racconta la sua vita all’ingenuo Sergio Benvenuti? Avete presente quando cucina seminudo con indosso solo un grembiule con la scritta Gaucho? Ecco, non ho mai capito perché, ma ogni volta che penso a quel playboy romano un pensiero vola verso Franco Califano.

In comune hanno la romanità, una vita vissuta senza risparmiarsi, l’aver provato ogni genere di sensazione positiva e negativa. Entrambi sono schiavi del loro stesso personaggio, di quello sfarzo farfallone che caratterizza l’uomo sempre in caccia. Sono soggetti che se non esistessero bisognerebbe inventarli, persone che trascorrono qualche anno in carcere come se fossero al Waldorf Astoria di New York. Io sono innamorato di vite zeppe d’incontri, di esistenze stracciate dai sentimenti. M’incanta ascoltare chi, come Franco Califano, è capace di raccontare e infondo non m’importa neanche molto se quello che ascolto è vero o romanzato.

FRANCO CALIFANO: LE COLLABORAZIONI

franco califano
Foto dal profilo Instagram @francocalifanofficial

Quello che è vero ed assodato è che il Califfo sia stato un cantautore di finissimo pregio. Molti cantanti se lo sono conteso come paroliere e musicista, in tantissimi hanno approfittato delle sue canzoni per scalare le classifiche. I nomi celebri sono veramente tantissimi e fra loro magari possiamo ricordare: Mina, Mia Martini, Patty Pravo, Ornella Vanoni, Renato Zero, Caterina Caselli, Donatella Rettore, Gianluca Grignani, i Tiromancino. Le sue canzoni in moltissime occasioni sono risultate hit piazzate in vetta alle classifiche italiane ed internazionali. Probabilmente se fosse stato il classico capofamiglia con moglie, tre figli, un cane ed una station wagon non avrebbe mai scritto pezzi come Minuetto o Tutto il resto è noia. Fra le tante collaborazioni però vorrei citare una canzone che tracima di romanità, un testo che Franco Califano ha scritto per Edoardo Vianello e Wilma Goich dal titolo Semo gente de borgata.

Quel testo è una poesia che illustra in pochi versi una società che non c’è più, una classe sociale che viveva ai margini della città armata di felicità e condivisione. Ascoltando oggi questo pezzo degli anni Settanta si respira nostalgia e rabbia per quello che eravamo ed oggi non siamo più. Un tempo la borgata, il rione e la periferia erano un valore aggiunto, c’era fratellanza, amore. Oggi quelle zone, in molti casi, non sono nemmeno considerate Italia e sono abbandonate dallo Stato e dalle istituzioni. Franco Califano era invece un generoso e forse, anche per questo, a volte ha commesso degli errori.

FRANCO CALIFANO ED IL CARCERE

franco califano
Foto dal profilo Instagram @francocalifanofficial

Durante gli anni settanta e ottanta i media hanno spesso posto l’accento sugli aspetti della sua vita privata a dispetto di quella artistica. Il suo stile di vita sregolato ed eccentrico lo ha portato al centro di alcune vicende giudiziarie. Nel 1984 viene arrestato dai Carabinieri che irrompono nella sua villa di Primavalle. Finisce in carcere con l’accusa di associazione a delinquere di stampo camorristico e traffico di stupefacenti. Le accuse si basano sulle dichiarazioni del pentito Giovanni Melluso detto Gianni il bello.

Califano avrebbe spacciato cocaina nel mondo dello spettacolo per conto dei due gruppi criminali capeggiati da Raffaele Cutolo e Francis Turatello. Il cantautore non negherà mai l’amicizia fraterna che lo ha legato per molto tempo al boss milanese Turatello, tanto che il bambino fotografato con lui sulla copertina dell’album Tutto il resto è noia è proprio il figlio di Turatello. C’è da dire che il processo finirà in un nulla di fatto e Califano verrà assolto perché il fatto non sussiste. Nel 2010 sarà lo stesso Gianni Melluso ad ammettere di aver dichiarato il falso e di aver incastrato ingiustamente Califano. Queste le sue parole:

Devo chiedergli perdono, perché oltre a essere innocente, è stato al mio fianco in serate indimenticabili alle quali partecipava il boss Francis Turatello. Califano è padrino di battesimo di suo figlio. Consumava cocaina, amava fare la bella vita e si circondava di donne, ma non è mai stato uno spacciatore: soltanto un grande artista che la camorra mi aveva chiesto di screditare.

UNA FAVOLA AMARA

Foto dal profilo Instagram @francocalifanofficial

La sua storia sembra quasi una di quelle novelle noir che i nonni usano per far addormentare i nipotini più discoli. Parlo di quei tipetti che già a sei, sette anni portano il cappello con la visiera all’indietro e pensano di sapere tutto della vita. Ci sono alcuni bambini, infatti, che hanno le scatole piene di Biancaneve e non prendono sonno sentendo parlare di sette nani dai caratteri tanto diversi quanto improbabili. L’anziano nonno può quindi provare con qualcosa di più forte, con storie reali che si avvicinino ai romanzi di Ammanniti o alla cronaca nera che riempie i quotidiani.

Già narrare di un certo Califfo aiuta l’immaginario infantile. Non è un nome comune come Franco, suona più introspettivo e giramondo.

Il Califfo, bambino mio, è nato in Libia nel 1938 perché suo padre Salvatore era un militare dell’esercito italiano in servizio a Tripoli. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale tutta la famiglia del Califfo (padre, madre, sorella e fratello) tornarono in Italia e si stabilirono a Roma. Il padre Salvatore morì quando ancora il Califfo era un bambino come te. Lui non aveva voglia di studiare, amava la notte e crescendo sempre di più. Amava la vita notturna, il denaro e le poesie che leggeva e scriveva. Usò il suo talento come scrittore al servizio della musica. Scriveva testi di canzoni e spendeva tutto quello che guadagnava sino all’ultimo centesimo. Nello stesso tempo esordì anche nei fotoromanzi con la convinzione che sarebbe arrivato al successo più rapidamente. Era un bel ragazzo, dal fascino scanzonato, una faccia in cerca di guai.

La ritengo più interessante, reale e pedagogica rispetto ad un bacio principesco che risveglia da una morte per avvelenamento.

FRANCO CALIFANO: UN PLAYBOY POCO ELEGANTE

Franco Califano e Mita Medici, foto dal profilo instagram @francocalifanofficial

Il vero difetto che riscontro nella vita di Franco Califano è quello di non aver avuto molto tatto. Il cantautore soprannominato Califfo, proprio per il gran numero di donne avute, non ha mai fatto mistero delle sue innumerevoli relazioni: è trasceso però in poco eleganti liste di conquiste. Ritengo personalmente che il desiderio di fare nomi con le quali ha condiviso le lenzuola, sia una macchia anche più scura della galera. Forse lo ha fatto per far capire quanto fosse maschio o magari per appagare la curiosità di un gruppo ristretto e primitivo di uomini che si sfamano con certi dettagli.

Ha parlato d’incontri adolescenziali con mamme di suoi compagni di scuola, di relazioni lunghe o di una sola notte con donne dello spettacolo, di essere un amatore impareggiabile, un infedele per natura che ha difficoltà a legarsi ad una sola compagna. Ha quantificato numericamente in modo orgoglioso le donne con le quali ha fatto sesso, come si trattasse di cartellini marcati prima di entrare a lavoro. Questo lato da latin lover becero sono sincero mi mette tristezza perché infondo credo fosse un uomo solo. Resta un poeta di grande talento ed a me piace ricordarlo in età più avanzata, al Festival di Sanremo del 2005 quando, in perfetto abito scuro, canta Non escludo il ritorno. Una interpretazione che mi fa emozionare ancora oggi proprio perché vedo un uomo fragile.

È un Califfo che immagina di essere alla fine della sua corsa e mostra le proprie debolezze. Quella canzone è un libro intero, la sua voce tremante da chansonnier m’intenerisce, quel testo nostalgico mi tira fuori una lacrima.

Ci manchi Califfo!

Testo di Francesco Danti

Autore MyWhere

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