Beatrice Calia: la cucina è cultura, bisogna solo esserne consapevoli.

Beatrice Calia: la cucina è cultura, bisogna solo esserne consapevoli.

Il titolo del libro “NELLE MANI DELLE DONNE nutrire, guarire, avvelenare dal medioevo a oggi di Beatrice Calia la dice lunga e il menù a me ispirato mi rende fiera e contenta. Voglio condividerlo con voi.

Stamani ho aperto il dizionario e ho cercato la parola cultura, ecco cosa dice:

“Insieme di conoscenze su cui esercitare una riflessione critica autonoma e che, pertanto, hanno parte attiva nella formazione della personalità e nell’affinamento delle capacità ragionative… radicamento storico sociale in un determinato contesto e consapevolezza dell’identità così conquistata.. culturam dal latino deriva da coltivare, onorare..”

allora sono in tema!

La cucina è cultura, cibarsi per me è sempre stato un atto culturale, solo che non ne ero consapevole!

Qualche settimana fa sono stata invitata a preparare un menù a tema ispirandomi ad un libro che verrà presentato durante una delle iniziative per la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne. Il libro di Beatrice Calia parla della condizione sociale delle donne negli ultimi 1000 anni circa. Leggerlo mi ha lasciata senza fiato nel constatare che le situazioni nelle quali ci ritroviamo sempre a “sguazzare” ci son state dettate e cucite addosso a pennello.. ho scoperto che chef era un appellativo per soli uomini (l’avevo già immaginato30 anni fa quando, in ospedale per una appendicectomia, uno chef di crociera, papà della mia compagna di stanza, mi aveva tarpato le ali dicendomi di smetterla di sognare perché mai avrei potuto lavorare su una nave e andare in giro per il mondo, le donne in brigata non erano le benvolute..) che le donne tutto al più erano cuciniere.. solo ora ho compreso che io sono una ricercatrice, sperimentatrice, cultrice cuciniera!!

Beatrice Calia
Beatrice Calia

Il titolo del libro “NELLE MANI DELLE DONNE nutrire, guarire, avvelenare dal medioevo a oggi di Beatrice Calia la dice lunga e il menù a me ispirato mi rende fiera e contenta. Voglio condividerlo con voi:

“Si inizierà la cena con una misticanza selvatica con uova e pane di segale, sono è un’erbana e nel libro la Muzzarelli spiega che la conoscenza delle erbe è sempre stata ritenuta un talento femminile, le uova sono simbolo della donna e della sua fertilità, e l’arte di impastare il pane è legata anch’essa alla capacità di forgiar forme e dispensare nutrimento, di segale perché in passato il pane non era bianco.

A seguire cuori di dama ai semi di papavero, sono ravioli a forma di cuoricino ripieni di spuma bianca conditi con i semi di papavero, la sfoglia è rossa a base di rapa rossa, fa riferimento ai sortilegi amorosi che si facevano per creare filtri d’amore utilizzando il sangue mestruale… schifido? Ma no, su! Cuore, rosso, amore, accompagnati dal candore della ricotta e dalla “droga” del seme di papavero.

Come secondo, un piatto che chiamerò TENTAZIONI: per secoli il latte materno è stato ritenuto il modo della donna di donare se stessa, di esser cibo essa stessa, si faceva ricorso alla balia per esser mogli pronte, prima che madri, il latte animale era considerato bestiale e il latte artificiale ha emancipato la donna. Le donne erano educate a non cedere alla gola, a trattenersi, ad astenersi dal consumo di alcuni cibi, a far penitenza per tempi prolungati a pane ed acqua… eppure cucinavano, preparavano conserve e in tempi più recenti, dopo la scoperta delle americhe, si deliziavano con tazze fumanti di cioccolato, permesso anche in tempo di digiuno. Ecco così tentazioni, che sono per me l’insieme di tutto questo: ricotta o formaggi molli con marmellata, miele e cioccolata, servite su gallette speziate all’Ildegarda, in riferimento alla famosa santa guaritrice. Per finire… le donne non potevano bere vino e per secoli l’unica parte del corpo che potevano mostrare nelle raffigurazioni d’arte erano i seni , ecco perché delizierò in chiusura con… le pere ubriache! “ È così che amo lavorare, è a questo livello che sento di poter dare il meglio di me!

Pensandoci bene nell’ultimo anno non ho fatto altro che unire il cucinare ad eventi culturali, vuoi vedere che il mio sogno bambino di fare la giornalista, di divulgare il sapere, si sta facendo strada unendo le due grandi passioni? Lo scrivere per divulgare e il cucinare.

Ho espresso la cucina in tanti modi, partendo dal far didattica in Fattoria e nelle scuole per insegnare ai bambini a mangiare la frutta e la verdura, facendo vedere la meraviglia delle produzioni locali, le tante tipologie di ortaggi e la loro stagionalità, spiegando la differenza tra crudo e cotto, facendo vedere che la frutta e la verdura si bevono, si mangiano e si sgranocchiano.. vedere i loro volti illuminati dallo scoprire che non esiste la mela, ma che ci sono un’infinita varietà di mele, una più dolce, una più profumata, quella fragrante, quella croccante, la farinosa, la rossa, la rosa, la verde e la gialla.. riuscire a fargli mangiare la rapa rossa che io da bambina odiavo e che ora propongo in svariati modi perchè è un cibo particolare a livello salutare e sarebbe da rivalutare parecchio. Scoprire e assaggiare il lupino, ricordo caro ai molti genitori. Che esperienza meravigliosa, i bimbi ti costringono a mantenere un linguaggio chiaro, basico, vero, pulito, con loro non puoi imbrogliare, solo con la passione ti fai ascoltare, i bimbi ti costringono a tornar bambino..

Mi ritrovo spesso, per lavoro o per piacere, a contatto con i produttori agricoli e grazie ad un centro di formazione posso fare didattica agli agricoltori, gli spiego come fare a rendere unici e speciali i loro prodotti grazie alla mia esperienza cuciniera, trasmettendo ciò che meglio mi riesce, ovvero parto dalla tradizione per portare innovazione! La tradizione è importante, le radici sono importanti per fare un passaggio innovativo dalla tradizione alla soddisfazione della richiesta dei nuovi gusti.. i tempi son cambiati, noi siamo cambiati, gli stili di vita, gli aspetti salutistici, le richieste del mercato e i bisogni dei singoli! E così, poco a poco il mio lavoro si è andato trasformando, non più ristorazione, non più “semplici” corsi di cucina Natural Green, anche se alle passeggiate alla scoperta di erbe, piante e fiori edibili non rinuncio! Alle “passeggiate cibesche” abbino la visita alle realtà locali che offrono cibi ancora genuini, coltivati e prodotti in maniera semplice, sana e rispettosa.

Beatrice Calia
Beatrice Calia

Poco alla volta mi sono ritrovata ad organizzare serate a tema dove il cibo era l’attore principale: scoprire la storia del cibo che portiamo sulle nostre tavole attraverso opere artistiche e la storia dell’arte; proporre un buffet secondo le 5 logge energetiche della MTc (medicina tradizionale cinese, quella dell’agopuntura per intenderci) scoprendo che il mio cucinare si è evoluto e strutturato sulle basi imparate 15 anni fa seguendo un corso di medicina-shiatsu con un doc straordinario; proporre una merenda con particolare attenzione al non spreco, all’economia, al riuso, al riciclo, assieme a due arterapist lavorando in una splendida location che di questa “disciplina” ci ha fatto un’officina creativa, e riscoprire che il cibo è il grande veicolo che crea, distrugge e ricuce relazioni.

Come ho scritto nella presentazione di una serata, il cibo è l’amico nemico del nostro stare.

Oggi abbino il cibo alla lettura di un libro prezioso, poi sarà la volta della musica, magari del teatro, della moda.. chissà?!?! Il cibo ha anche giocato un ruolo molto importante nelle mie vicissitudini legate all’agricoltura sociale. Grazie al cibo, o meglio attraverso esso ho fatto squadra con i ragazzi di una realtà che funge da “prigione senza sbarre” in Lunigiana; in un’altra occasione in un centro di riabilitazione equestre abbiamo condiviso una merenda a km zero cucinata insieme ai ragazzi lì presenti per fare ippoterapia; ora a Carpi in un centro ricreativo culturale per anziani, mi vien data la possibilità di insegnare piccoli trucchi per fare una cucina sana ed economica utilizzando prodotti locali e di stagione. Mi sento un po’ come la Petronilla del terzo millennio!

Calia_Petronilla
Beatrice Calia

L’aspetto salutistico del mio far cucina è per me molto importante, il cibo deve esser buono e anche bello, l’occhio vuole la sua parte, ciò che mangiamo deve coinvolgere tutti i sensi, il profumo è quello che stuzzica l’acquolina, che fa attivare le papille e ti chiede di gustare un cibo, il sapore allieta il cervello, la bellezza fa bene al cuore, ma quando io cucino penso che quel cibo diviene noi e quindi deve esser salutare! Sono vegetariana da oltre 30 anni e l’ignoranza riguardo al cibo mi ha fatto ammalare, e ora ho ben chiaro che non è abbastanza toglier la carne per motivi etici e morali, la prima terra da salvare è il nostro corpo, la carne va sostituita non da formaggi, uova e prodotti industriali, ma da frutta, verdura, cereali e legumi combinati con equilibrio e saggezza! Nel tempo ho incontrato la malattia ed è stato il cibo la mia salvezza, il cibo e la conoscenza di una miriade di prodotti vegetali mi hanno permesso di recuperare la salute e rimettermi in carreggiata e ora utilizzo tutti gli strumenti a mia disposizione per trasmettere a coloro che si apprestano alla mia tavola l’importanza del cibo buono, sano e consapevole.

La vita si può intendere come una magnifica opera artistica, il cibo crea relazioni e ti dà modo di spaziare a 360° e io utilizzo tutte le forme d’arte a mia disposizione per farlo conoscere in tutte le sue sfaccettature!!!Il mio cucinare è rivolto a tutti, riconosco la libertà di ognuno e sarei già felice se si diventasse vegetariani almeno per un giorno alla settimana.. leggendo il libro della Muzzarelli ho appreso che nel 1916 nella rivista torinese “La donna” vi era un articolo dal titolo “Cucina di guerra: cento ricette di cucina igienica senza carne”, l’autrice suggeriva come sostituire nell’alimentazione quotidiana cibi divenuti introvabili o troppo costosi.. la mancanza vissuta in tempo di guerra unita alla miseria patita, in tempo di pace dev’essere uno dei motivi per cui si è cominciato a mangiar carne ogni giorno, fino a farsi prendere la mano e consumarla anche 3 volte al dì, dimenticando l’estrema importanza di mangiar la frutta e la verdura fresca e di stagione! In nome del consumismo, della fretta e del non tempo abbiamo dimenticato che il cibo innanzitutto è VITA!!

Calia_buono bio bea
Beatrice Calia

In questo momento così ricco di iniziative e possibilità grazie ai gusti che si stanno affinando e stanno cambiando, insieme ad una cara amica erborista che sta studiando farmacia per divenire speziale, stiamo scrivendo un libro che parla di cibo, erbe e cucina, un manuale per destreggiarsi ai fornelli avendo a che fare col meraviglioso mondo verde!

Inoltre ho un nuovo progetto, si chiama “Verde e Vegano”, io sono verde, mio colore preferito che rappresenta il mio essere la selvaggia che va per campi alla ricerca di fiori ed erbette, e mia sorella Licia è colei che si occupa della sfera vegana. Insieme prepariamo eventi, pranzi e cene a base di squisitezze create con soli prodotti vegetali. Che bello ora il mio spirito di squadra spazia dalla famiglia, alle amicizie, alle campagne, alle associazioni, evViva la vita, evViva il buon cibo che crea relazione e piacere!

E’ proprio vero il cucinare e il mangiare sono un atto culturale! Parola di cuciniera 😉 Petronilla è tornata!

 

Beatrice Calia
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