50 anni di carriera per Pupi Avati, Bologna lo festeggia così

50 anni di carriera per Pupi Avati, Bologna lo festeggia così

BOLOGNA – Cinquant’anni fa, nell’autunno del ’68, emergeva il grande regista bolognese, uno dei più amati e particolari dell’intero panorama italiano. Per celebrare l’anniversario (4 ottobre) che cade a poche settimane dall’ottantesimo compleanno del regista, una grande festa in onore di Pupi e del fratello Antonio.

Cinquant’anni fa, con il primo ciak, nasceva – professionalmente – un regista. E non uno qualsiasi: Pupi Avati, uno dei più intensi, interessanti e prolifici. Gli amici bolognesi dei fratelli Avati organizzano il 4 ottobre, a Budrio, una grande festa in onore di Pupi e del fratello e sodale Antonio, per ringraziare chi tanto ha dato a Bologna e all’Emilia Romagna.

Con questo evento si aprono ufficialmente “Le Avatine”, un ciclo di appuntamenti che proseguirà fino a giugno, e che si arricchirà mano a mano di date e dettagli. L’occasione per celebrare un traguardo professionale importante e gli 80 anni del regista Pupi Avati, proprio nel cuore di quel territorio che tante volte ha raccontato attraverso il filtro colorato e nostalgico dell’arte.

La prima puntata’ delle Avatine per ora è un evento top secret: invitati e programma della giornata rimarranno un mistero fino all’ultimo momento. Ma i bene informati assicurano che il palinsesto sarà ricchissimo di colpi di scena. Questo perché, spiega Chiara Caliceti – anima di questo primo appuntamento – “ogni dettaglio dovrà emanare la stessa magia dei loro film, che brillano di una luce particolare, malinconica, satura di ricordi, profondamente legata a questa terra. Sarà come entrare nel territorio immaginifico delle loro pellicole, passare dall’altra parte dello schermo per prendere parte a una nuova storia fatta di grandi passioni e vite straordinarie. Come le loro”.

A mezzo secolo dal primo ciak sul set di Balsamus, l’uomo di Satana, film indipendente e orgogliosamente provinciale, il ‘paesone’ alle porte di Bologna, simbolo della campagna al centro di tante pellicole del duo, si prepara a festeggiare.

pupi avati

Prima andrà in scena l’omaggio più istituzionale, ma non meno sentito, al Teatro Consorziale di Budrio, alle 11.30: proprio questo edificio è stato uno dei set – insieme alla chiesa di San Lorenzo e al centro cittadino di “Dancing Paradise” nel 1982 e “Un Matrimonio” miniserie ad episodi che nel 2013 ha raccontato una storia d’amore fortemente ispirata a quella dei genitori di Pupi e Antonio. I fratelli Avati tornano in una delle loro case cinematografiche per raccogliere l’affetto dei bolognesi in vacanza per San Petronio e degli abitanti di quella “bassa” per loro tanto ispirativa.

L’incontro è aperto al pubblico, fino ad esaurimento posti, accessibile su prenotazione all’indirizzo mail teatro4ottobre@omniarelations.com.

Clarinettista promettente – una carriera “stroncata” da un esordiente Lucio Dalla, rivale e grandissimo amico, che gli rubò la scena con il proprio talento – rappresentante di surgelati, Pupi Avati venne folgorato sulla via di Damasco dalla visione di 8½ di Federico Fellini: sarà in quel momento che, comprendendo la differenza tra passione e talento, deciderà di diventare regista.

In coppia con il fratello Antonio, Pupi Avati è diventato uno dei registi più solidi, riconoscibili, amati del panorama non solo nazionale. Le atmosfere della sua Bologna, i ricordi e gli aneddoti più interessanti sono al centro di libri e film, e intrattengono generazioni di italiani. Questo tributo altro non è che l’abbraccio di Bologna a due dei suoi più grandi artisti e cantori.

Ed io, che l’ho seguito nei giovedì dell’Accademia di Frosinone, ne sono rimasta ammaliata. Il suo raccontar storie, visto dal vivo, è appassionante almeno come guardare un suo film. Carismatico e ironico come i personaggi della sua terra, ti sorprende con la sua capacità di entrare in empatia e coinvolgerti nella narrazione della sua storia. Insomma, è un occasione per entrare in contatto con uno dei personaggi della cultura e della cinematografia, oltre che nello spaccato di un Italia che non c’è più, che testimonia genialità e professionalità della settima arte.

Redazione

Leave a Reply

Your email address will not be published.