Metaverso tra allestimento e architettura: considerazioni introduttive

Metaverso tra allestimento e architettura: considerazioni introduttive

MONDO – Si parla molto del metaverso in questo periodo e allora ho deciso di fare un progetto e “entrarci virtualmente” per capirne direttamente le potenzialità. Ho allestito una mostra, intitolata Platonic Volumetric Rings Show  con il progetto di cinque anelli realizzati in cartoncino da montare solo con gli incastri partendo da un foglio piano appositamente sagomato.

Tralasciando le opportunità legate alle blockchain, al mondo degli NFT e le chiare assonanze con i videogiochi, le considerazioni che desidero fare sono focalizzate sull’architettura e, per traslato, sull’allestimento.

Il riferimento, per chi entra in questo mondo virtuale, è un avatar che, utilizzando lo smartphone o il computer, è la figura da “comandare” per esplorare lo spazio. La situazione potrebbe diventare più immersiva usando il visore VR che non ho ancora provato per questo progetto e che aprirebbe a considerazioni ancora diverse.

Se allestire, anche nel reale, è l’opportunità di sperimentare l’organizzazione strutturata dello spazio in rapporto al soggetto da esporre, anche nel virtuale questo rimane vero, cambiano però le modalità. La statica e tutti saperi su “come costruire” perdono di colpo tutta la loro importanza.

Rimane determinante la definizione di uno spazio organizzato, che possa suggerire dei percorsi o degli orientamenti di movimento, ma tutti i paramenti possono galleggiare nell’aria, senza necessariamente scaricare “a terra” il loro peso.

Come ha ben scritto Valentina Temporin, progettista ed esperta del metaverso, “le regole che emergono sono completamente diverse da quelle conosciute finora del mondo fisico e quindi anche il risultato sarà diverso, non migliore o peggiore ma solo diverso […] Chiaro quindi che in quest’ottica per giudicare un’architettura virtuale bisognerà guardarla con la lente giusta, pensarla immersa nel suo ambiente con le sue regole e non facendo riferimento al mondo fisico, altrimenti si rischia di vedere sfocato e non riuscire ad interpretarne correttamente la genesi”.

Regole aggiornate dove però la formazione dell’architetto progettista può risultare ancora determinante. Cambiano lo spazio e le leggi che lo governano, ma sempre di spazio nel quale intervenire progettualmente si tratta.

All’inizio della visita è interessante il punto di accesso al mondo virtuale progettato, ingresso che, come tutto il resto, si può programmare. Nel mio progetto l’ho messo “in aria”, a circa 20 metri virtuali da terra, e quindi si entra nella mostra “precipitando”, potendo, nel mio caso, aver già da subito una vista a volo d’uccello del luogo.

Altra importante possibilità che il metaverso ci offre è il teletrasporto. Si possono cioè creare dei punti nei quali ci si può trasportare in un altro ambiente virtuale.

Nel mio caso ho sfruttato questa opportunità per offrire un approfondimento sulle motivazioni della mostra. Ecco che solo chi è interessato a questo approfondimento può usare la modalità di teletrasporto abbandonando temporaneamente il luogo dell’esposizione, per arrivare nel nuovo luogo virtuale.

Il teletrasporto diventa, almeno nella mia mostra, una sorta di ipertesto “tridimensionale”.

Un universo, questo del metaverso, super interessante, quindi, anche per gli architetti che potranno certamente utilizzare i loro codici, riadattandoli però ad un contesto che è tutto da esplorare.

Dimenticavo, la mostra di gioielli con la quale ho sperimentato progettualmente è visibile al link: https://bit.ly/3Olf9rX dove, per una miglior esperienza, è consigliabile scaricare l’app di spatial.io.

Roberto Zanon

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