La Biennale di Venezia: tra tradizione e innovazione… nelle borse

La Biennale di Venezia: tra tradizione e innovazione… nelle borse

VENEZIA – La Biennale di Venezia immersa in un’atmosfera che unisce la tradizione con l’innovazione in particolar modo riguardo al mondo delle borse.

La Biennale di Venezia giunge alla sua 60a edizione. L’Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia si distingue per la presenza di un forte contingente di artisti provenienti dall’Africa e dal Sud America. Un’immagine simbolo di questa edizione potrebbe essere l'”astronauta” vestito con abiti etnici (opera di Yinka Shonibare: Refugee Austronaut II) dove solo lo sferico visore e una riconoscibile attrezzatura pseudo tecnologica creano un ponte tra la tecnologia e un mondo altro.

Da questo sguardo a culture lontane dall’Occidente ci si sarebbe potuta aspettare una riflessione anche sulle borse distribuite durante le inaugurazioni dei vari padiglioni. Un’opportunità per rompere con la tradizionale tipologia di shopper bag a cui siamo abituati. Purtroppo, da questo punto di vista, la mostra di quest’anno ha un po’ deluso le aspettative.

Le borse alla Biennale 

Le borse avrebbero potuto diventare un’estensione dell’opera d’arte o delle opere esposte nei padiglioni, creando una continuità non solo nella grafica e nei colori, ma anche nei materiali, quando possibile. Un tentativo in questa direzione l’ha fatto l’Uzbekistan con la sua shopper bag blu, utilizzando, almeno apparentemente, lo stesso tessuto impiegato nelle installazioni all’interno del padiglione.

L’obiettivo delle borse a supporto delle mostre è quello di essere diffuse capillarmente, altrimenti perdono la loro funzione comunicativa. La borsa del Padiglione Italia, ad esempio, viene distribuita con parsimonia, limitando la sua visibilità. In questo caso, forse, sarebbe opportuno rivedere la strategia di distribuzione o addirittura risparmiare le risorse, visto che la borsa è vista da pochi.

La durata limitata della Biennale impone di concentrare la distribuzione delle borse nei giorni dell’inaugurazione. Un’ideale soluzione sarebbe quella di distribuirle anche durante l’intero arco della manifestazione. Probabilmente quello che vorrà fare l’Ungheria con la sua sofisticata borsa – centellinata nella distribuzione durante la vernice – che forse vince tra tutte per essere quella più ricercata nel dettaglio, accludendo anche un apribottiglie appeso esternamente.

L’arte della borsa 

La struttura della borsa gioca un ruolo importante nell’influenzare il suo utilizzo. Se di buona capienza e resistente, viene maggiormente apprezzata e utilizzata dai visitatori durante il vernissage. Un esempio positivo è la borsa dell’Irlanda, capiente e robusta con una grafica minimale ma efficace, tra le più viste durante la manifestazione.

Oltre ai padiglioni ufficiali, la Biennale ospita una miriade di eventi collaterali. Tra le grafiche più interessanti e coerenti con l’opera in mostra, si distingue la borsa arancione e grigia della mostra “Inflammation” di Pakui Harduare Marija Teresè Rozanskaitè.

Da segnalare anche la borsa per la mostra su Armando Testa a Ca’ Pesaro e quella, dal formato un po’ “stretto”, dell’esposizione su Robert Indiana alle Procuratie Vecchie. Quest’ultima, distribuita in tre colori differenti, offre l’opzione di scegliere al pubblico ma rischia di stemperare l’effetto comunicativo a causa della differenziazione cromatica. In ogni caso azzeccata la decisione di stampare la stessa grafica nei due fronti.

Come di consueto, la borsa ufficiale della Biennale di Venezia destinata alla stampa è realizzata da Tucano. Quest’anno è proposta in un inedito colore giallo-arancione con tessuto di Pet riciclato.

 

Testo di Roberto Zanon e Greta Bignami

Roberto Zanon

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