NAPOLI – Nella splendida sede del Palazzo Reale, quest’anno, dal 29 settembre al 2 ottobre, ha avuto luogo la prima edizione del Campania Libri Festival. Quattro giorni interamente dedicati al regno del libro. Con ospiti d’eccezione e presentazioni di libri in uscita, la città ha respirato un’aria innovativa.
Giunta al quindicesimo anno di vita, la Fondazione Campania dei Festival, di cui Alessandro Barbano ne è presidente, compie un altro passo in avanti promuovendo il Campania Libri, che ha come intento la promozione editoriale e la diffusione del libro.
La sede scelta per quest’evento è il Palazzo Reale di Napoli, sito in Piazza del Plebiscito.
Il Palazzo Reale è stato costruito a partire dal 1600, per raggiungere il suo aspetto definitivo nel 1858. Alla sua edificazione e ai relativi lavori di restauro hanno partecipato numerosi architetti come Domenico Fontana, Gaetano Genovese, Luigi Vanvitelli, Ferdinando Sanfelice e Francesco Antonio Picchiatti.
Fu la residenza dei viceré spagnoli e poi austriaci per oltre centocinquanta anni. Della dinastia borbonica dal 1734 al 1861, con la parentesi del Decennio francese dal 1806 al 1815. A seguito dell’Unità d’Italia, è stata dei Savoia. Ceduto nel 1919 da Vittorio Emanuele III di Savoia al demanio statale, è adibito principalmente a polo museale. In particolare gli Appartamenti Reali, ed è sede della biblioteca nazionale.
È nel cortile principale, invece, che sono stati allestiti circa settanta stand, che hanno l’intento di lanciare o riproporre libri delle case editrici più o meno conosciute.
Al centro del cortile una scultura d’arte contemporanea a rappresentare il logo del Festival e che ha lo scopo di riempire di colore il palazzo.
Ruggero Cappuccio, direttore artistico della Fondazione, rivendica come obiettivo principale del festival l’importanza della parola scritta e di quella recitata. Avendo piena coscienza del fatto che la scrittura è l’epicentro di ogni terremoto artistico.
Come curatore editoriale, Massimo Adinolfi riporta alla luce le parole di Raffaele La Capria:
<<Ma a volte, in questo tempo in cui sembra che molte cose debbano finire, io mi domando se non passerà anche la letteratura, e ogni forma di vita e tutto, come un attimo fugace, piccolissimo e molto relativo, nell’immensità del tempo. E allora mi sembra che si scrive come si fa un tuffo: per farlo il meglio possibile e basta.>>
Con questo evento, secondo Adinolfi, si tenta di fare in modo che la letteratura duri, e che attraversi le epoche più disparate per rimanere, seppur sotto forme diverse, un caposaldo dell’umanità.
Raffaele La Capria è nato a Napoli il 3 ottobre 1922 ed è stato uno scrittore, sceneggiatore e traduttore italiano. Ha collaborato alle pagine culturali del Corriere della Sera. Dal 1990 è stato co-direttore della rivista letteraria Nuovi Argomenti. Da co-sceneggiatore di molti film di Francesco Rosi, tra i quali Le mani sulla città (1963) e Uomini contro (1970); inoltre collaborò con Lina Wertmüller alla sceneggiatura del film Ferdinando e Carolina.
Nel 1961 ha vinto il Premio Strega per Ferito a morte. Il 2011 è stato l’anno in cui gli è stato assegnato il premio Alabarda d’oro alla carriera per la letteratura. Ultimo, nel 2012, il Premio Brancati.
È morto all’età di 99 anni a Roma il 26 giugno 2022.
Il festival mette in dialogo le anime culturali della città e della regione, attraverso collaborazioni con alcuni premi letterari nazionali, università, associazioni e manifestazioni presenti sul territorio.
Un esempio è proprio il Premio Elsa Morante spin off, presentato dalla giornalista e direttore del Premio Elsa Morante Tjuna Notarbartolo e dal direttore della Rai di Napoli Antonio Parlati.
Altri premi sono stati presentati durante il festival, tra cui il Premio Napoli, il Premio Cimitile, Legambiente e il Premio Matilde Serao (la prima donna a fondare e dirigere un quotidiano).
Tantissimi i nomi di personaggi pubblici entrati a far parte di questo viaggio, durato quattro giorni, nella bella Napoli. Enrico Mentana, Massimo D’Alema, Maurizio de Giovanni, Alessandro Gassman, Cristina Donadio, Elisabetta Abignente e tanti altri.
Uno dei primi personaggi ad essere intervistato è stato l’attore Marco Bonini, che, oltre a recitare, si dedica alla scrittura di sceneggiature e libri. È una persona molto curiosa e interessata.
“L’Arte dell’Esperienza” è il libro di cui si è discusso giovedì 29 settembre.
“Perché, secondo voi, si dovrebbe insegnare recitazione nelle scuole?”, questa è la domanda che da inizio alla conversasione tra Marco e il suo pubblico. Secondo lui, e secondo le associasioni UNITA e ABACUS, che si occupano dell’educazione emotiva all’interno delle scuole, quello delle emozioni è un vero e proprio linguaggio, e come tale va studiato e interpretato.
Studi scientifici e psicologici portano alla luce l’importanza del linguaggio del corpo, del linguaggio non verbale e paraverbale. Con questi, anche il linguaggio delle emozioni va a completare quella che è una necessità per il mondo in cui viviamo, ovvero la socialità.
L’uomo è un animale sociale, scriveva Aristotele, e aveva ragione. Un bambino alla nascita non è capace di provvedere ai suoi bisogni o alla sua sopravvivenza; diviene, quindi, possibile solo grazie all’interazione con i genitori. Da qui nasce il bisogno di comunicare.
La Campania è stata tra le prime regioni a promulgare una specifica legge per l’editoria libraria già nel 2013.
Da oltre quattro anni, la regione, d’intesa con l’AIE, è vicina alle organizzazioni che sul territorio si pongono come obiettivo la promozione della lettura e la strutturazione di nuovi impianti culturali.
I lettori in Campania non superano il 28,3% rispetto alla media nazionale del 41,4 secondo i dati AIE.
La promessa di questo progetto è, dunque, la diffusione del vero significato di lettura. È quello di far comprendere ai più, ai giovani, alle nuove generazioni, quanto la lettura sia importante per la cultura e per la vita di tutti i giorni.
“Leggo per legittima difesa” dice Woody Allen.
Se volete conoscere questa edizione del Festival più nel dettaglio, questo è il sito ufficiale di Campania Libri Festival
Testo di Roberta Canfora
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