Recensione The Director: Frida Giannini così com’è

Recensione The Director: Frida Giannini così com’è

MONDO – The Director, il docufilm realizzato dalla casa prodruttrice di James Franco (esatto, sempre lui), porta fedelmente alla ribalta il backstage della casa Gucci nei suoi momenti decisivi in quanto brand di moda.

Per la serie “nomi ricorrenti nella tua vita”, ecco di nuovo Frida. Stesso battesimo e stesso genio, comunque mai ostentato. Questa volta però Frida non dipinge, disegna. Romana di nascita ma cittadina del mondo d’adozione nonchè direttore creativo di tutte le linee di produzione del marchio Gucci, Frida Giannini rappresenta lo stereotipo tradizionale della donna di successo.

UN RACCONTO INTIMO DEL GLAMOUR DI GUCCI

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The Director, il docufilm realizzato dalla casa prodruttrice di James Franco (esatto, sempre lui), porta fedelmente alla ribalta il backstage della casa Gucci nei suoi momenti decisivi in quanto brand di moda: si parte dal concepimento di una collezione, attravero i casting e i fitting, fino ad arrivare allo show finale, il tutto coordinato dagli occhi “severiquantobasta” della protagonista. “James Franco e io siamo stati invitati a intervistarci per un servizio speciale che sarebbe uscito su Harper’s Bazaar America e quando gli ho chiesto quale fosse il suo prossimo progetto, lui mi ha risposto: “Realizzare un documentario su di te”, spiega Frida Giannini. “Credo di aver accettato di fare questo documentario perché penso che il glamour del mondo della moda nasconda tutto il lavoro che sta a monte e per un marchio con novanta anni di storia, come Gucci, c’è così tanta artigianalità nei prodotti e nelle collezioni che merita di essere raccontata. Ho pensato che sarebbe stato interessante avere il punto di vista di una persona esterna per descriverlo”.

FRIDA GIANNINI SEGUITA PER 18 MESI PER REALIZZARE IL FILM

Ed è così che è andata. Sul grande schermo si muove con intelligenza e massima competenza una donna colta e madrina di autocontrollo, ironica, non così glamour (o almeno non all day long) come i canoni del fashion system vorrebbero. Una donna dai modi veraci, come le vongole con cui condisce gli spaghetti preparando il pranzo all’intera troupe che per 18 mesi l’ha seguita incessantemente nel suo lavoro, inscenando quello che diventa subito uno dei tratti più significativi del documentario. Una donna che non dimentica i sacrifici economici sostenuti dai genitori per poterle garantire gli studi in Accademia, che ripensa ai sogni ingenui di bambina, che si sporca le mani d’olio in quella stessa casa al mare che aveva sempre sognato di poter avere un giorno, chissà quando. Dettagli non così scontati quando giri il mondo 350 giorni l’anno e puoi riposare serenamente su un conto in banca stellare, eppure Frida ama il lavoro che fa a prescindere dal guadagno che può trarne ma soprattutto ama e incarna alla perfezione gli ideali di sensualità e prestigio della casa a cui da molti anni ormai ha affiancato il suo nome.
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ESSERE UN GUCCI BOY

“Sei un Gucci boy, ricordatelo. Devi sentirti l’uomo più bello del mondo”, puntualizza a un certo punto del documentario, incoraggiando uno dei suoi modelli ad essere più sicuro di sé in passerella e più consapevole degli abiti che sta vestendo. Come se Gucci facesse parte del DNA di una persona, uno di quei fattori X che “o ce l’hai o non ce l’hai”, non c’è niente da fare.
Gucci come cromosoma, come gruppo sanguigno. Un brand che collega oggi il concetto di lusso a una visione solida dei mercati, uno sguardo all’archivio e uno alla contemporaneità che il docufilm articola in tre atti: passato, futuro e presente, senza che si avvertando anacronie né cambi di rotta. Frida Giannini impreziosisce il marchio di cui è direttore creativo di coerenza e saggezza, prendendosi in pieno carico le responsabilità connesse. Sembra in definitiva una a cui la vita ha dato molto, senza regalare affatto. Una serie di momenti complicati nel privato (il divorzio, la malattia, la maternità difficoltosa), che comunque non hanno scalfito il suo animo combattivo e saldo: quando non è il dolore ad avere la meglio, tutto torna al proprio posto, al proprio giusto posto.

E dunque, con uno sguardo al futuro: “Non penso che starò ancora molto in circolazione, credo nel ricambio generazionale, presto arriverà qualcuno più bravo di me. Nei prossimi dieci anni voglio rallentare la corsa, togliere la faccia, andarmene dalle abitudini, smettere di stare attenta. Tornerò in tutti i Paesi in cui sono stata con gli occhi chiusi, accecata dalle luci del circo. Quando uscirò da Gucci smetterò di fare questo lavoro”.

Dichiarazioni così normali da risultare stonate.

Silvia Valesani
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2 Responses to "Recensione The Director: Frida Giannini così com’è"

  1. Lamberto Cantoni   23 Settembre 2014 at 12:09

    Ottimo articolo. Pungente e coraggioso. Complimenti

    Rispondi
    • Silvia Valesani
      Silvia Valesani   29 Settembre 2014 at 13:19

      Grazie mille davvero

      Rispondi

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