ACCADE OGGI- Il 24 gennaio del 1920 si spegneva a Parigi, capitale dell’arte, il grande pittore e scultore livornese Amedeo Modigliani. A vegliarlo l’inseparabile musa Jeanne Hébuterne che troverà impossibile sopravvivergli.
Essere artisti e vivere a cavallo degli anni intorno alla grande guerra voleva dire una cosa sola: andare a Parigi. Anni straordinari in cui poteva capitare di camminare per la strada imbattersi in qualcuno e ascoltare dialoghi come
-Buongiorno Sono Modigliani-
-Piacere Picasso.
Anni in cui la fame era l’ingrediente segreto della creatività e non era impossibile scambiare un dipinto con un piatto di minestra. Artisti quindi come Picasso, Modigliani e anche la brigata dei pittori futuristi si ritrovano a vivere a Parigi centro vitale, ombelico del mondo, fonte di ispirazione, luogo magico e dannato insieme. Già dannato.
E’ proprio nella capitale francese che Modigliani diventa Modì. Non solo per la naturale tendenza insita nella lingua francese ad abbreviare parole lunghe, ma anche per assonanza con l’aggettivo maudit, maledetto appunto. Non un’ offesa, un segno distintivo quasi. Dai famosi poeti in poi il segno di chi si lascia consumare dall’arte, di chi rifiuta il conformismo, di chi vive senza regole. A Parigi Modigliani affina e definisce la sua arte, i tratti inconfondibili della sua pittura. I volti ovali delle donne ritratte che richiamano le teste delle sculture africane, gli occhi senza pupille, i colli lunghissimi, i colori a contrasto.
Le donne. Sì perché Modigliani, come molti artisti dell’epoca, vive amori continui e travagliati. Le cronache del tempo restituiscono di lui l’immagine di un uomo bello, elegante a dispetto degli stracci che indossa e ombroso, raramente lo si vede ridere. Irresistibile dunque. Per resistere accanto a lui bisognava avere tempra e carattere come Beatrice Hastings o semplicemente idolatrarlo come Jeanne Hébuterne. In ogni caso destinate tutte alla dannazione.
Jeanne lo accompagna negli ultimi anni della sua vita che sarebbero stati anche i suoi ultimi questo lei lo aveva sempre saputo, fin dal primo momento. Quando Modigliani muore il 24 gennaio del 1920 in un ospedale a Parigi, Jeanne vola dalla finestra. Sì vola, non si butta. E a me sembra di vederla, come nel famoso quadro Gli amanti di Chagall, mentre si libra nel cielo e raggiunge il suo Modì che la tiene delicatamente tra le sue braccia.
Vorrei ringraziare Jacopo Veneziani che con il suo libro La Grande Parigi mi ha portato letteralmente nella ville lumière facendomi sentire pagina dopo pagina come il protagonista del film di Woody Allen Midnight in Paris che si ritrova per un incantesimo nella Parigi degli anni d’oro. Un incantesimo che solo le pagine di un libro possono produrre.
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