Mercoledì 10 giugno presso una delle tre sedi di IED Roma, (quella in via Alcamo), si è svolta la prima tappa di Super Fare, il tour itinerante nelle sedi storiche dell’Istituto Europeo di Design – eccellenza internazionale di matrice completamente italiana che opera nel campo della formazione e della ricerca, nelle discipline del Design, della Moda, delle Arti Visive e della Comunicazione – per presentare ad architetti, designer, addetti ai lavori e studenti la filosofia del “saper fare” e la sua evoluzione nel tempo. In questa semplice espressione è, infatti, racchiuso il manifesto dell’Istituto, che nasce nel 1966 proprio con l’obiettivo di far convergere la cultura materiale e la cultura accademica, il “saper fare” e il “sapere”. A questo proposito notiamo, grazie alla data di nascita dell’Istituto, che l’anno prossimo compirà 50 anni!
A Super Fare Roma si è parlato di Moda con Sara Maino, Senior Editor Vogue Italia e Vogue Talents, Benedetta Bruzziches, Fashion Designer e Mara De Longis, Coordinatrice Area Moda IED Roma. E di artigianalità, qualità del Made in Italy e investimento sulla creatività dei giovani sono stati i temi chiave della discussione.
I continui cambiamenti rendono il mondo del fashion un settore in continua evoluzione e rivoluzione in cui i tempi sono veloci, le tendenze passano e ritornano, in un fluire costante di ispirazioni. Accanto all’introduzione di tecnologie sempre nuove, il valore dell’artigianalità continua ad affermare la propria forza.
Gli interventi di Benedetta Bruzziches, diplomata IED Roma, oggi designer di accessori venduti in tutto il mondo e indossati da celebrities di fama internazionale, erano colorati e forti come la sua personalità. Nata a Caprarola, meravigliosa cittadina della Tuscia nota per il Palazzo Farnese (e non solo!), con il suo forte accento romanesco ribadiva con ardore che non bisogna tradire o nascondere le radici, anzi estrapolare ed accentuare il valore delle tradizioni può aggiungere, com’è stato nel suo caso, allure ed originalità al progetto. Infatti, nonostante il grande successo del suo brand fondato sulle sue radici, Benedetta ha invitato i giovani designer emergenti a: “restare sempre sé stessi senza dimenticare la propria identità”.
Riginale, almeno nel look così antitetico all’algida bionda madre, Sara Maino, (figlia di Carla Sozzani), è intervenuta centrando l’attenzione sull’importanza di unire una solida conoscenza di storia della moda alla pratica perché solo sperimentando è possibile mettere in opera il talento. Concludendo con: “I designers di domani devono essere sostenuti e incoraggiati a credere nel mondo della moda italiana”. Quindi l’enfatizzazione del passato per un recupero ed un “restyling innovativo delle tradizioni”. Magari da una come lei, nata e vissuta nel mondo Vogue, ci aspettavamo qualche suggerimento o un punto di vista più rivoluzionario ed avanguardista.
Mara De Longis invece ha spostato i riflettori su una problematica molto attuale, evidenziando la lenta scomparsa della cultura del brand diffusasi negli scorsi anni, a favore di una sempre crescente attenzione alla qualità dei materiali. Proprio questo cambiamento in atto deve invitare ad investire anche sulle piccole imprese italiane legate al territorio e attente al recupero delle tradizioni.
Si è discusso anche di storytelling, la nuova direzione intrapresa dai brand della moda e del lusso per proporre ai clienti esperienze estetiche totalizzanti incentrate sulla stimolazione del gusto per il bello e della partecipazione emotiva. Con il termine storytelling si intende l’arte di raccontare il brand e i suoi prodotti al fine di coinvolgere in maniera più diretta i clienti. Le storie sono memorabili, interessanti, evocative, credibili, empatiche, virali. I brand possono essere storyteller efficaci integrando i diversi canali comunicativi, e utilizzando ogni contenuto come un pezzo della propria storia. Il senso di scoperta è quello che spinge i consumatori e gli utenti a continuare il loro viaggio di ricerca. Attraverso i social media e le app è possibile mettere in piedi strategie comunicative che assumono le sembianze di un diario, un racconto. Le stesse collezioni dei designer sono narrazioni, riprendono periodi di storia del passato e la reinterpretano in chiave moderna.
Pino Pasquali, direttore scientifico IED Roma a tal proposito ha detto: “La storia serve anche a trovare il proprio maestro e la propria ispirazione indietro nel tempo. Lo storytelling del brand infatti deve essere ben piantato sulla conoscenza del valore del passato altrimenti rischia di essere solo una tendenza se non è associato alla qualità e alla ricerca”.
Il pomeriggio ci ha riportato alla consapevolezza che la moda italiana è saper fare, l’equilibrio costante tra talento, qualità e ricerca. E questo lo IED lo sostiene e lo insegna con determinazione oramai da decenni., e ci auguriamo che continui così sempre.
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