Sir Claudio Ranieri, il calcio al positivo

 Vincere con il Leicester uno dei campionati più ricchi e importanti del mondo a fine carriera (Ranieri è nato nel 1951) con una squadra di solito militante in Serie B, l’altro anno non retrocessa per poco.

Vincere con un misto di “Italian job”, che nel calcio significa non solo corsa e tecnica ma anche tattica, simpatia e umanità testaccina che, per chi conosce Testaccio e San Saba (dove Ranieri abitava), è anche classe, forse per la contiguità del quartiere con la grandezza di Roma.

È la più grande impresa della storia dello sport inglese. Realizzata con una squadra a rischio retrocessione, con un team che in 132 anni non aveva mai vinto nulla. “Provateci fino in fondo e credeteci, in qualsiasi campo della vita” ha detto ieri sera Sir Claudio. Con la sua serenità ha conquistato prima di tutto i suoi giocatori, ai quali però ha anche dato una solidità e organizzazione difensiva, ignota al calcio inglese. Ha poi conquistato il suo pubblico con la sua serietà, il suo humour, la sua lealtà sportiva (ingredienti imprescindibili per la cultura inglese) e la sua capacità di organizzare trame offensive che vanno aldilà del semplice contropiede, al quale nei momenti difficili, però, non ha certamente rinunciato, da buon allenatore italiano, avendo dei giocatori adatti ad interpretarlo. Ha poi conquistato tutto il mondo sportivo internazionale. Ditemi voi chi, quest’anno, non si è soffermato ad ammirare le imprese del Leicester o a chiedere come stava andando.

Ha vinto il campionato con due stelle, una costata 400.000 euro, l’algerino Mahrez (oggi vale 20 milioni), e un’altra, Vardy, un ventottenne che fino a tre anni fa faceva l’operaio per mantenersi, giocando in divisioni semi professionistiche. Ha vinto con una squadra di amici disposti a sacrificarsi fino alla morte per il compagno e per il proprio amatissimo allenatore.

A Leicester sugli spalti dello stadio si canta tutte le domeniche “Volare” con le parole “Ranieri oh oh, Ranieri oh oh oh oh” e mi piace pensare che anche Ranieri sia riuscito, non a caso, a tirar fuori il meglio di sé in questo bellissimo ambiente per fare calcio, un calcio simile a quello testaccino dei suoi tempi.

Grazie Claudio

Paolo Riggio

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